Si è svolto venerdì a Roma presso COVIP l’evento di presentazione della terza edizione della ricerca sulle politiche di investimento sostenibile dei principali operatori previdenziali italiani.
Lo studio è stato condotto dal Forum per la Finanza Sostenibile e da Mefop in collaborazione con MondoInstitutional e con il sostegno di AXA Investment Managers, BNP Paribas Asset Management, State Street Global Advisors e Vigeo Eiris.
L’indagine è stata condotta somministrando un questionario ai 50 maggiori piani previdenziali per patrimonio, con un totale di oltre 154 miliardi di euro di masse in gestione. Nel corso del convegno, Arianna Lovera (Forum per la Finanza Sostenibile) e Stefania Luzi (Mefop) ne hanno illustrato e analizzato i risultati più significativi, anche
attraverso una comparazione con le edizioni del 2015 e del 2016.
Dalla ricerca è emerso:
– un aumento del tasso di risposta (pari all’80%, contro il 72% del 2016);
– un lieve incremento dei piani attivi in ambito SRI (Sustainable and Responsible Investment), passati da 16 a 17;
– una maggior consapevolezza della rilevanza dei criteri ESG (Environmental, Social and Governance) per un’efficace gestione dei rischi finanziari, oltre che reputazionali.
Per quanto riguarda le diverse categorie analizzate, i fondi pensione negoziali risultano i più attivi, seguiti dai fondi pensione aperti.
Nel questionario 2017 sono state aggiunte nuove domande. In particolare:
– sui motivi che portano a integrare i criteri ESG nelle scelte d’investimento (il più diffuso: la volontà di contribuire allo sviluppo sostenibile);
– sulla misurazione dell’impronta di carbonio, effettuata da 4 piani (e da uno programmata);
– sull’impact investing, adottato da 6 piani.
Nonostante i dati incoraggianti, ampi sono i margini di sviluppo: su 40 rispondenti, oltre la metà ha dichiarato di non integrare i criteri ESG nelle proprie politiche di investimento; inoltre, le strategie SRI risultano ancora circoscritte a una quota parziale del patrimonio, anche se si evidenzia un aumento dei piani che estendono la politica di investimento sostenibile al 75-100% degli asset.
A introdurre i lavori è intervenuta Antonella Valeriani, Componente della Commissione COVIP, che ha evidenziato il ruolo primario dei fondi pensione nello sviluppo della finanza sostenibile e l’importanza dello sforzo normativo dell’Unione Europea. Il percorso di integrazione dei criteri ESG – ha puntualizzato – dovrà tener conto di una logica di proporzionalità in ragione della natura e della complessità delle attività degli investitori
previdenziali; inoltre, non potrà tradursi in un vincolo di portafoglio in virtù dell’obiettivo primario, ovvero l’erogazione di una prestazione pensionistica.
Pietro Negri, Presidente del Forum per la Finanza Sostenibile, ha sottolineato la rilevanza dell’integrazione di considerazioni ESG da parte delle autorità di vigilanza europee.
I risultati della ricerca sono stati commentati nel corso di una tavola rotonda moderata da Francesco Bicciato, Segretario Generale del Forum, e incentrata sull’inclusione degli aspetti di sostenibilità nel dovere fiduciario.
Matti Leppälä (PensionsEurope) ha evidenziato la centralità delle normative europee nell’incoraggiare l’implementazione e la rendicontazione delle politiche SRI; allo stesso tempo, ha sottolineato la necessità di preservare l’autonomia dei fondi pensione nelle decisioni di investimento e nella definizione dei criteri ESG da adottare.
Ha arricchito il dibattito con la prospettiva accademica Luciano Greco (Università degli Studi di Padova), che ha richiamato l’attenzione sull’importanza dell’integrazione dei criteri ESG tenuto conto della missione di tutela e valorizzazione dei patrimoni dei pensionati. Inoltre, a livello normativo le autorità pubbliche dovrebbero incentivare gli investimenti sostenibili, evitando la segmentazione di mercato e quindi riservando eguale
trattamento a tutti i soggetti finanziari.
Sono seguite le testimonianze di tre gestori.
Marco Barbaro (BNP Paribas Asset Management) ha posto l’accento sull’importanza di associare alle esclusioni una selezione positiva delle società con elevati rating ESG, in grado di ottenere performance superiori ai peer nel medio-lungo periodo e di ridurre la volatilità. Ha inoltre evidenziato il ruolo dell’Unione Europea per incoraggiare l’azione a sul fronte del cambiamento climatico.
E’ importante estendere l’integrazione dei criteri ESG alle classi di attivo obbligazionaria e alternativa – ha dichiarato Lorenzo Randazzo (AXA Investment Managers). Per completare il passaggio dell’investimento sostenibile da nicchia a mainstream è cruciale includere gli aspetti di sostenibilità nella gestione dei portafogli tradizionali: ciò rientra nel dovere fiduciario e si traduce in un miglioramento del rapporto rischio-rendimento.
Infine, l’integrazione dei criteri ESG consente di creare valore sia per il cliente, sia per le società in cui si investe.
Antonio Iaquinta (State Street Global Advisors) ha sottolineato la rilevanza dell’attività di stewardship in ottemperanza con il ruolo fiduciario nei confronti degli investitori, con particolare riferimento all’attività di engagement sul fronte Diversità e Inclusione per favorire l’inserimento di figure femminili nei board.