di Paola Valentini
Nei primo nove mesi del 2016 l’industria italiana del risparmio gestito ha registrato una raccolta netta di 48,1 miliardi di euro, di cui 19,6 miliardi nel terzo trimestre a fonte dei 935 milioni del secondo trimestre. Emerge dalla mappa trimestrale di Assogestioni per il periodo luglio-settembre che riassume e completa (con l’inserimento di alcune sgr che pubblicano i dati soltanto ogni tre mesi) le mappe mensili fino a fine settembre già rese note dall’associazione.
Il dato, in ogni caso, conferma il rallentamento rispetto al 2015 quando nel periodo gennaio-settembre la raccolta era stata di 120 miliardi. I fondi aperti hanno ottenuto nei nove mesi 28,3 miliardi di cui più della metà (15,9 miliardi) nel terzo trimestre, con una forte rimonta rispetto al secondo trimestre quando la raccolta era finita in rosso per 1 miliardo.
Mentre le gestioni di portafoglio hanno messo a segno flussi netti per 19,6 miliardi nei nove mesi, ma di questi soltanto 3,6 miliardi sono stati ottenuti nel terzo trimestre (e 1,9 miliardi nel secondo). All’interno delle gestioni di portafoglio la parte del leone la fanno i prodotti assicurativi che hanno chiuso i nove mesi a quota 18,5 miliardi (2,2 miliardi nel terzo trimestre).
L’effetto raccolta, unito alle performance ottenute, ha portato il patrimonio gestito totale del settore a fine settembre al massimo storico di 1.926,6 miliardi: il 51,7% degli asset, circa 995 miliardi, è investito nelle gestioni di portafoglio, il 48,3%, oltre 931 miliardi, è impiegato nelle gestioni collettive nelle quali spiccano i fondi aperti con masse per 883 miliardi (le masse dei fondi chiusi ammontano a 47,9 miliardi).
Per questo, come propone da tempo MF-Milano Finanza, che se anche una quota dell’1-2% di questa ricchezza fosse dirottata verso l’economia italiane, e in particolare sulle banche italiane, ci sarebbero vantaggi non solo in termini di sostegno a un settore oggetto fino a poco tempo fa di una forte ondata di vendite speculative, ma anche sul fronte dei rendimenti.
Sul fronte della raccolta netta delle singole categorie dei fondi aperti, nei nove mesi gli azionari sono in rosso per -971 milioni (+523 milioni nel terzo trimestre), sempre primi per raccolta gli obbligazionari (13,5 miliardi di cui 9,4 miliardi nel terzo trimestre) e i flessibili (12,9 miliardi di cui 5,1 miliardi nel terzo trimestre).
In leggero attivo i fondi monetari con flussi da inizio anno per 176 milioni, pur andando sotto la parità nel terzo trimestre (-383 milioni). Positivi per 2,9 miliardi i bilanciati (1,3 miliardi nel terzo trimestre). Quanto al diritto dei fondi, i fondi aperti di diritto italiano hanno raccolto nei nove mesi oltre 5 miliardi quasi tutti nel terzo trimestre (4,5 miliardi) e sono stati superati dai comparti di diritto estero che hanno ottenuto 23,2 miliardi tra gennaio e settembre (11,4 miliardi nel periodo luglio-settembre).
Per quanto riguarda la raccolta netta del solo terzo trimestre delle singole società di gestione, il gruppo Intesa Sanpaolo (secondo per masse con 366,8 miliardi) è primo con 4,3 miliardi di cui 3,6 miliardi riferiti a Eurizon Capital e 648 milioni a Fideuram. Seguono Fondaco (sgr che fa capo ad alcune fondazioni bancarie) con 3,4 miliardi, il gruppo Ubi banca con una raccolta di 1,6 miliardi e poi gli esteri Pictet (1,33 miliardi), Jp Morgan Asset Management (1,25 miliardi) e Amundi Group (1,09 miliardi).
Sul fronte degli altri big, il gruppo Generali (primo per masse con 474,5 miliardi) chiude i tre mesi con una raccolta netta di 539 milioni, Pioneer (terzo per masse con 145,8 miliardi) ottiene 391 milioni e il gruppo Poste (quarto per masse con 76,1 miliardi) registra flussi per 415 milioni.
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