di Anna Messia
Poste avrà indirettamente il 64%, Cassa Depositi e Prestiti il 16% e Anima il 20% restante. È questo l’assetto che si sono date le tre società partner nell’operazione che punta all’acquisizione di Pioneer Investments da Unicredit . I dettagli sono contenuti nel patto parasociale, nel quale viene chiarito che Risparmio Holding (società creata lo scorso 7 ottobre e partecipata all’80% da Poste e 20% da Cdp), detiene a sua volta l’80% della neo-costituita Equam, mentre il 20% restante fa capo direttamente ad Anima 20%. E proprio Equam è il veicolo che è stato utilizzato lo scorso 10 novembre per presentare un’offerta vincolante a Unicredit per rilevare Pioneer. Tale operazione, qualora andasse in porto, consentirebbe al gruppo postale guidato da Francesco Caio di diventare l’azionista principale della terza società di gestione italiana, che con 292 miliardi di euro di asset si piazzerebbe subito alle spalle di Eurizon del gruppo Intesa (366 miliardi) e di Generali. Nel patto parasociale è stato anche chiarito che in caso di acquisizione della controllata di Unicredit l’integrazione del gruppo Anima e del gruppo Pioneer si realizzerà attraverso la fusione per incorporazione di Equam e Pioneer in Anima Holding , in modo che quest’ultima resti quotata e che nessuna delle parti sia obbligata a lanciare l’opa. E se Consob dovesse richiedere il lancio di un’offerta pubblica, bisognerà studiare «modalità alternative alla fusione che consentano di realizzare la piena integrazione, per quanto possibile anche societaria, di Anima Holding , Equam e Pioneer». Non solo; è stato anche messo nero su bianco che agli attuali top manager di Anima Holding saranno attribuite le funzioni apicali in seno al gruppo che si verrà a costituire, inclusa per Marco Carreri la carica di amministratore delegato.
Quale sarà l’esito della competizione su Pioneer è ancora prematuro dirlo. Da Unicredit non sono ancora arrivare indicazioni sul soggetto o sui soggetti scelti per la short list, ma è evidente che l’interesse di Poste è notevole, come sembra esserlo del resto in casa dell’altro competitor venuto allo scoperto, ossia Amundi. Ieri l’amministratore delegato di Cariparma (gruppo Crédit Agricole) Giampiero Maioli ha ribadito di nuovo l’interesse per Pioneer: «L’unico dossier che abbiamo sul tavolo è quello relativo a Pioneer», ha detto.
Proprio Poste (assieme a Anima e Cdp) e Amundi sembrano essere i soggetti destinati ad arrivare alle battute finali nella competizione, meglio posizionati degli altri soggetti in gara, ovvero Macquarie e Ameriprice. Ma non c’è ancora nulla di ufficiale e va del resto ricordato che, a prescindere dall’esito della gara sulla sgr di Unicredit , Poste è decisa a fondere la sua sgr con Anima mediante il conferimento in natura in Anima Holding della controllata BancoPosta Fondi tramite la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato a Poste e in modo tale che, al termine di questa operazione, Poste non abbia una partecipazione superiore al 25% (le eventuali azioni eccedenti verranno vendute a Anima ) rispetto al 10,3% attuale. Questo passaggio però non potrà avvenire prima del 16 aprile 2017, quando scadrà il già disdettato patto parasociale relativo ad Anima tra Poste e Banca Popolare di Milano . (riproduzione riservata)
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