Sono 3 i mld di euro investiti in titoli di capitale
di Simona D’Alessio
Le radici degli Enti di previdenza affondano con (maggiore) energia nel terreno produttivo del Belpaese: circa «tre miliardi di euro» sono attualmente investiti in titoli di capitale italiani. E la somma tende gradualmente verso l’alto, poiché dal 2014 al 2015 è lievitata «dal 22,7% al 28,8%» (+6,1%). È uno dei tasselli più rilevanti della ricognizione condotta dall’Adepp (Associazione delle Casse pensionistiche dei professionisti) sugli investimenti del settore che, si legge nel primo rapporto sulle attività finanziarie illustrato ieri mattina, a Roma, vanta oramai un patrimonio di «73,3 miliardi», in aumento, in un solo anno, del 4,6%, poiché l’ammontare era di «69,9 miliardi» nel 2014; l’incremento dei beni, ha tenuto a precisare il presidente dell’Associazione Alberto Oliveti, è la diretta conseguenza da un lato della «buona gestione» e, dall’altro, è riconducibile al fatto che «il saldo tra le entrate contributive e le prestazioni delle Casse è positivo», in uno scenario, ha incalzato dinanzi ai presidenti degli Enti, nel quale i patrimoni amministrati sono costituiti dai «contributi dei lavoratori», somme, dunque, «accantonate per esser messe a reddito e per pagare le pensioni, non per essere impiegate impropriamente, o per essere decurtate da doppie, o triple tassazioni», con riferimento al prelievo fiscale che pesa sul comparto. Esaminando la «asset allocation» nella cornice dell’Adepp, è stato riscontrato come «più del 60% delle nostre risorse» è impiantato nella Penisola; nel dettaglio, comunque, i tre miliardi di investimenti «tricolore» «continuano ad andare in settori cruciali dell’economia reale», giacché «oltre che nel settore finanziario i titoli di capitale italiani acquistati dagli istituti previdenziali privati «sono ripartiti principalmente tra le «utilities» (18%), il settore energetico (12,8%), quello sanitario (5,9%) ed industriale (5,7%)». L’impegno nello sviluppo del Prodotto interno lordo nazionale attraverso le operazioni finanziarie è stato elogiato dal viceministro dell’economia Enrico Zanetti: quelli contenuti nel dossier, ha affermato, sono «dati confortanti», perché l’orientamento esercitato dalle Casse «va nella direzione che il governo auspica». Il numero due del dicastero di via XX settembre non si è sottratto ad una domanda sul decreto sui limiti agli investimenti che il mondo della previdenza privata attende da anni (arriverà «a breve», ha sottolineato, lasciando intendere che i tempi per l’emanazione possano essere davvero maturi), così come ha sostenuto che la norma della Legge di Bilancio 2017 che dispone una detassazione per gli investimenti degli Enti, mandando in soffitta il precedente decreto sul credito d’imposta (si veda anche ItaliaOggi del 12 novembre 2016), può consentire una «compensazione» rispetto al gravame sui rendimenti finanziari (pari al 26%, ndr). Ad alcuni presidenti, poi, il compito di raccontare le differenti modalità di gestione dei beni, da Nunzio Luciano (avvocati) a Giuseppe Santoro (ingegneri e architetti), da Walter Anedda (dottori commercialisti) a Marina Macelloni (giornalisti), fino a Mario Schiavon (infermieri). Nel dossier, infine, si delinea la tendenza degli Enti a procedere verso la progressiva dismissione del patrimonio immobiliare.
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