di Giacomo Berbenni
Intesa Sanpaolo ha chiuso i primi nove mesi con un utile netto di 2,335 miliardi di euro, in calo del 14,3% rispetto allo stesso periodo del 2015, che aveva beneficiato di un andamento particolarmente favorevole dei mercati finanziari. Escludendo i contributi ai fondi di risoluzione e di garanzia dei depositi, l’utile è risultato pari a 2,517 miliardi rispetto ai 2,83 mld precedenti.
Il dato raggiunge i 3,2 miliardi, quindi è già superiore ai 3 mld di euro di dividendi indicati per l’esercizio 2016 se si considera anche la plusvalenza netta di circa 895 milioni derivante dalla cessione di Setefi e Intesa Sanpaolo Card.
L’utile del terzo trimestre si è attestato a 628 milioni dai 901 dei tre mesi precedenti e dai 722 mln del terzo trimestre 2015. Stabili le commissioni a 1,745 miliardi, in linea rispetto a dodici mesi prima. È inoltre sceso del 4% lo stock dei crediti deteriorati rispetto al trimestre precedente (-6% su base annua) al netto delle rettifiche.
L’amministratore delegato Carlo Messina ha spiegato che le plusvalenze che verranno realizzate nel corso dell’anno costituiscono un buffer per irrobustire il bilancio e consentire il raggiungimento dell’obiettivo di 4 miliardi di dividendo per il 2017. La banca ha già raggiunto l’obiettivo di dividendo 2016, «che quindi viene confermato: il nostro modello di business è molto resiliente anche in questo contesto di tassi».
Messina ha aggiunto che si continuerà ad adottare un approccio prudente, e questo «darà dei vantaggi anche nel 2017». Sul fronte della qualità dell’attivo, il trend di riduzione dell’ammontare dei crediti deteriorati sta accelerando e lo stock si trova al livello più basso degli ultimi dieci trimestri. Il livello di copertura specifica dei crediti deteriorati è salito al 48% a fine settembre.
«La nostra relazione con la Bce è ottima, sono molto lieto del lavoro che stiamo facendo con i funzionari», ha osservato l’a.d. di Ca’ de Sass. «Per Intesa Sanpaolo la riduzione dei crediti deteriorati è una priorità. Comunque non siamo sotto pressione per realizzare qualche dismissione forzata. Quello che stiamo facendo sulla riduzione dei crediti deteriorati è in linea con il regolatore. Intendiamo continuare in questo modo. In un paio d’anni ritorneremo ai livelli del 2011, quindi il livello pre-crisi di crediti deteriorati».
Dopo un’iniziale reazione positiva ai conti, a Piazza Affari Intesa Sanpaolo ha invertito la tendenza, chiudendo con un ribasso dell’1,47% a 2,006 euro. A detta di un gestore, la trimestrale è stata complessivamente buona «ma senza grosse sorprese»: perciò il titolo non ha effettuato grandi movimenti.
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