di Elena Filippi
FinecoBank centra le attese. La controllata di Unicredit ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un utile netto di 162,4 milioni di euro, in crescita del 9,1% a livello annuale, 44,591 milioni dei quali sono ascrivibili ai tre mesi al 30 settembre, valore in contrazione del 19,1% tendenziale (tra 132,5 e 148 milioni le attese degli esperti).
Il margine d’intermediazione, nel terzo trimestre, è ammontato a 131,793 milioni, in calo del 5,7% e lievemente al di sotto delle stime degli esperti tra i 132 e i 133 milioni, mentre nei nove mesi i ricavi sono stati di 420,7 milioni, un +3,3% tendenziale. Nel dettaglio, gli interessi netti nel trimestre scorso sono scesi dello 0,6% a 62,5 milioni (tra 60 e 63 milioni le attese degli esperti), rimanendo sostanzialmente stabili grazie a un incremento dei volumi e a una riduzione del costo della raccolta che hanno bilanciato minori interessi attivi.
Proseguendo, le commissioni nette nel periodo giugno-settembre sono calate del 4,4% rispetto al pari periodo 2015 a 59,3 milioni (tra 59 e 62 milioni le attese degli analisti), per un risultato cumulativo sceso del 6,3% a 177,1 milioni. Tale ridimensionamento è dovuto a un’attività di brokerage meno remunerativa, alla luce di mercati meno volatili, e alla riduzione delle commissioni per servizi di incasso e pagamento dati dalle transazioni con carte di credito e carte di debito, per effetto dell’entrata in vigore del regolamento europeo che ha fissato un tetto massimo a tali entrate.
Positivo, invece, l’andamento delle commissioni relative ai prodotti di risparmio gestito e consulenza, grazie, in particolare, al continuo aumento dell’incidenza dei cosiddetti “Guided products & services” sul totale del patrimonio gestito. Infine, il risultato di negoziazione, coperture e fair value si è attestato nel terzo trimestre a 10,8 milioni di euro (-18,3%) e a 57,7 milioni da inizio anno (+2,6% al netto dell’utile relativo alla vendita della partecipazione in Visa Europe Limited).
Buono il trend registrato dalle rettifiche nette su crediti e accantonamenti, scese tra giugno e settembre del 49,9% a 720 mila euro e da gennaio del 14,7% a 3,5 milioni di euro, per un costo del rischio pari a 50 punti base (70 pb al 30 settembre dello scorso esercizio). Sono aumentati, invece, gli accantonamenti per rischi e oneri: nel terzo trimestre sono stati 11,3 milioni, valore che nei nove mesi è salito dai 5,2 milioni dello stesso periodo dello scorso anno a 13,9 milioni a causa della rilevazione del contributo annuo ex ante ai sistemi di garanzia dei depositi (DGS) pari a 11 milioni di euro.
A livello patrimoniale, FinecoBank ha confermato la propria solidità con un coefficiente Cet1 transitional passato dal 21,39% di fine 2015 al 23,14%, con un total capital ratio transitional salito dal 21,55% al 23,15% e una leva finanziaria scesa dal 10,52% all’8,23%.
Considerando i dati nei primi dieci mesi, invece, la raccolta netta è ammontata a 3,938 miliardi, -4% tendenziale (353 milioni in ottobre), con la raccolta netta in Guided Products a 3,280 miliardi, +20% anno su anno (416 milioni nel mese), asset che hanno raggiunto il 55% del patrimonio gestisto totale, fetta in espansione di 12% rispetto a ottobre 2015.
Alessandro Foti, amministratore delegato e direttore generale di FinecoBank , ha dichiarato: “I primi nove mesi si chiudono con risultati record e in particolare con il miglior trimestre dell’anno, escludendo i contributi sistemici. Sono dati che ancora una volta confermano un modello di business molto equilibrato e diversificato, in grado di produrre risultati solidi e sostenibili”.
Anche sul fronte della raccolta, ha proseguito il top manager, “il mese di ottobre registra risultati particolarmente positivi, a ulteriore testimonianza del crescente interesse della clientela verso soluzioni di consulenza evoluta nonché dell’efficacia del modello di cyborg advisory adottato da Fineco che prevede la massima esaltazione dei professionisti nella relazione con il cliente grazie al supporto di una tecnologia all’avanguardia”.
Il titolo FinecoBank a Piazza Affari dopo i conti cede lo 0,79% a 5,03 euro. Questa mattina, quindi prima della pubblicazione dei risultati, gli esperti hanno confermato le proprie raccomandazioni: Equita buy con un target price a 5,7 euro, Banca Imi add con un target price a 6,1 euro, Banca Akros buy con un target price a 5,75 euro e Mediobanca Securities neutral con un target price a 5,7 euro.
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