La completa detassazione del premio di produttività, prevista dal disegno di legge di Bilancio 2017, ove esso sia impiegato in beni e servizi di welfare, rappresenta un’opportunità sia per le aziende sia, soprattutto, per i dipendenti. In particolare, secondo Assoprevidenza, si può aprire finalmente il campo alla diffusione delle coperture assicurative di long term care (LTC), che garantiscono una rendita quando le persone diventano non autosufficienti, situazione che, oggi, grava economicamente su gran parte delle famiglie italiane che assistono i propri cari nella vecchiaia.
“In un Paese che invecchia più di ogni altro in Europa – osserva Sergio Corbello, Presidente di Assoprevidenza – la tematica delle coperture LTC non può più essere disattesa: si tratta di assicurare la tranquillità nella vecchiaia alle persone che divengono non autosufficienti. Si può ormai anche prendere in considerazione un’ipotesi di obbligo della copertura, sull’esempio di quanto operato in Germania, già da molti anni. Tenuto conto dei benefici fiscali connessi, la diffusione della copertura a tutta la popolazione consentirebbe di perseguire il risultato con costi davvero irrisori ”.
Nel workshop di Assoprevidenza, realizzato con la collaborazione di Percorsi di Secondo Welfare e di Itinerari Previdenziali, sono stati presentati gli effetti dell’applicazione alle coperture LTC delle nuove basi tecniche di calcolo predisposte dall’ANIA, l’associazione delle imprese di assicurazione, in collaborazione con l’Università La Sapienza. Le simulazioni elaborate da Tiziana Tafaro – Studio Attuariale Orru & Associati – e da Giulia Mallone – Percorsi di Secondo Welfare – relative all’utilizzo del premio di risultato per il finanziamento della copertura, confermano i vantaggi per i lavoratori e per il sistema sociale.
Quando un dipendente sceglie di convertire il premio di risultato in prestazioni di welfare, l’azienda risparmia i contributi previdenziali. Per il lavoratore il calcolo della convenienza è leggermente più complesso: ha un guadagno immediato, perché può disporre dell’intero importo lordo del premio, ma in prospettiva perderà qualcosa sulla pensione, perché su quella somma non sono versati contributi INPS. Lo studio cerca di fornire una quantificazione dei costi/benefici di questa scelta.
Il calcolo è stato effettuato assumendo due diverse ipotesi: ipotesi attualmente in uso sul mercato (Ipotesi A) e nuove basi tecniche ANIA su LTC e malattie gravi (Ipotesi B) predisposte da ANIA.
Il contributo da parte del lavoratore risulta fortemente differente se calcolato in base all’attuale situazione o secondo le nuove basi tecniche: nel primo caso un lavoratore di 40 anni deve versare per l’assicurazione LTC 1.000 euro all’anno, nel secondo caso soltanto 170 euro. Avuto riguardo all’effetto sulla pensione futura, ove lo stesso quarantenne di oggi vada in pensione a 68 anni con 2.400 euro di pensione per 13 mensilità, nel primo caso vedrebbe il suo assegno pensionistico mensile ridotto di 64 euro, nel secondo caso soltanto di 11 euro. In entrambe le ipotesi l’eventuale non autosufficienza determinerebbe un’ulteriore rendita di 900 euro mensili (su 12 mensilità).
Anche sotto il profilo del rapporto costi/benefici, la destinazione del premio di produttività al finanziamento della copertura di non autosufficienza si dimostra una scelta sicuramente da considerare, poiché a fronte di perdite della pensione di base sicuramente contenute è possibile ottenere, in caso di non autosufficienza, una rendita di importo 10 volte superiore.
La maggiore criticità delle soluzioni proposte a Roma è l’attuale marginalizzazione della “collettivizzazione” del rischio: nelle simulazioni i costi della copertura LTC, infatti, sono stati calcolati in base a un’ipotesi di adesione collettiva, dunque obbligatoria per tutti gli appartenenti alla platea oggetto di assicurazione; una copertura individuale presenterebbe inevitabilmente oneri ben più elevati. Le nuove norme richiamano esplicitamente la facoltà del lavoratore di scegliere la modalità di erogazione dell’importo del premio, se in denaro o in welfare. Rimane tuttavia da chiarire se la contrattazione di secondo livello abbia la facoltà di derogare a questa disposizione attraverso la predisposizione di sistemi di welfare a carattere collettivo. Se è vero che la soluzione proposta “scarica” l’onere dell’assistenza sulle spalle del singolo lavoratore, che si troverebbe a finanziare con il proprio premio di risultato una copertura contro il rischio di non autosufficienza, sappiamo come in Italia questo rischio ricada già oggi principalmente sulle famiglie, poiché non adeguatamente coperto dal sistema di welfare pubblico. Il lavoratore potrebbe in questo modo assicurare il proprio futuro senza il timore di pesare, in futuro, sui propri cari, ottenendo così una copertura aggiuntiva rispetto al reddito pensionistico.
“Che cosa serve per un’evoluzione delle strategie di copertura per la non autosufficienza? – aggiunge Edoardo Zaccardi del Centro Studi Itinerari Previdenziali – Penso in prima battuta a una reale volontà politica di affrontare di petto la questione, a uno scatto culturale, che conduca a maturare consapevolezza della necessità di coperture LTC alla luce dei radicali mutamenti socio-demografici intervenuti. Contemporaneamente risulta necessario affrontare una dimensione materiale relativa ai costi. Come dimostra lo studio presentato durante il workshop, questi sono destinati a ridursi ulteriormente, agevolando così anche lo scatto culturale. A mancare a questo punto è solo la politica”