di Lucio Sironi
Un flusso di capitali stimato in 3,8 miliardi di euro nel giro di quattro anni provenienti dagli investitori privati, cui se ne possono aggiungere altri 7 da casse previdenziali e fondi pensione (5% del patrimonio in gestione). È quanto potrebbe affluire ai Pir, Piani di risparmio individuale, strumenti la cui nascita è prevista della legge di Stabilità che il governo sta per approvare e il cui compito sarà, auspicabilmente, far affluire risorse dal risparmio privato degli italiani verso le pmi del Paese. La stima è stata fornita da Francesco Perilli di Equita sim nell’incontro organizzato da Assosim, associazione degli intermediari dei mercati finanziari presieduta da Michele Calzolari, nell’incontro tenutosi ieri a Milano dal titolo «La finanza per la crescita delle pmi. Il ruolo dei Pir e delle Spac».
Una valutazione del contributo che potrebbe venire dai Pir e dalle facilitazioni su casse e fondi pensioni è giunta poi anche dall’Ufficio economico del Mef, illustrata dal capo della segretaria tecnica Fabrizio Pagani, secondo cui l’effetto sul pil potrebbe aggirarsi attorno allo 0,1% già nel primo anno per andare a crescere successivamente «producendo un aumento rilevante degli investimenti». Pagani ha aggiunto che il Pir «è una misura che va letta sotto il profilo del diritto comunitario. Siamo sufficientemente tranquilli nel dire che ha passato il vaglio di Bruxelles». Tornando alle stime elaborate da Assosim, Perilli ha presentato una simulazione che presuppone che delle circa 600 mila famiglie italiane che dispongono di una capacità finanziaria superiore al milione di euro, circa 120 mila potrebbero cogliere l’occasione offerta dal Pir.
Da esse deriverebbe un flusso di 1,8 miliardi il primo anno, in aumento fino a 5,4 miliardi nei tre anni successivi, per un totale di 12,6 nel periodo, di cui concretamente il 30% destinabili alle società extra indice FtseMib, quelle cioè per le quali è prevista l’esenzione fiscale fino a una quota di 30 mila euro l’anno con tetto di 150 mila in cinque anni. Assosim ha calcolato inoltre che dal 2007 a oggi il campione di società dell’indice Ftse Mib All Share al netto delle 40 che invece compongono il Ftse Mib (quelle a cui il Pir è rivolto) ha mantenuto una capitalizzazione di borsa sostanzialmente invariata, attorno ai 100 miliardi di euro (5,9% del Pil italiano), ma con una liquidità in forte calo. Sul piano normativo, ancora in itinere invece è la decisione di riservare una quota obbligatoria del Pir alle sole pmi, come più volte richiesto dalle colonne di MF-Milano Finanza. (riproduzione riservata)
Fonte: } else {