La procura di Brunswick, nel Nord della Germania, ha aperto un’inchiesta sulle 800 mila vetture Volkswagen, 98 mila delle quali a benzina, che presenterebbero livelli di emissioni di CO2 superiori a quelli dichiarati. I nuovi presunti illeciti sono emersi da un’inchiesta interna della casa di Wolfsburg e costituiscono un filone investigativo diverso dal cosiddetto «Dieselgate», che riguarda invece l’inserimento in oltre 11 milioni di motori diesel di software che consentivano di frodare i controlli sulle emissioni. Anche questo scandalo si è peraltro allargato nei giorni scorsi dopo che l’Environmental Protection Agency statunitense ha esteso l’inchiesta dai motori con cilindrata 2 litri a quelli da 3 litri, spingendo Volkswagen a bloccare del tutto la vendita di auto diesel in Usa. «Abbiamo avviato un’indagine preliminare ma non abbiamo ancora deciso se aprire un’inchiesta formale», ha spiegato una portavoce della procura di Brunswick, spiegando che entro la settimana prossima verrà deciso se archiviare o meno il fascicolo sulla base degli elementi disponibili.
Secondo il quotidiano bavarese Sueddeutsche Zeitung, le 800 mila vetture incriminate (numero che, secondo alcuni analisti, sarebbe destinato ad aumentare) emetterebbero una quantità di CO2 superiore del 18% a quella ufficiale. L’impatto politico di queste nuove accuse è, da un certo punto di vista, ancora più marcato del caso Dieselgate in quanto, dichiarando livelli di emissioni più bassi di quelle effettive, Volkswagen ha di fatto evaso il fisco per centinaia di milioni. A fare i calcoli ha provato l’associazione ecologista Deutsche Umwelthilfe, secondo la quale a emettere dati falsi sono stati anche altri costruttori con un ammanco complessivo per l’erario tedesco pari a 1,8 miliardi.