Le turbolenze che da fine estate stanno caratterizzando i mercati finanziari hanno riportato alla memoria alcuni passaggi della grande crisi che ci siamo messi da poco alle spalle. Non per l’intensità della caduta, ma perché diverse sedute sono state caratterizzate da un andamento negativo di tutte le principali asset class. Così, per chi non vuole restare in balia della volatilità di breve non resta che cercare di arricchire il proprio portafoglio con l’inserimento di asset decorrelati. All’investitore di lungo periodo si rivolgono, per esempio, le strategie basate sui megatrend, cioè sulle tendenze destinate a cambiare le vite di tutti noi negli anni a venire.
Cinque filoni. Capire quando è il momento giusto per investire sui grandi temi di domani è particolarmente arduo, ma di sicuro si può partire con piccole somme da destinare ai fondi e agli Etf specializzati nel settore. Sintetizzando le analisi economiche degli ultimi anni sono cinque i filoni di sviluppo più importanti che ci attendono. Innanzitutto i movimenti demografici, caratterizzati in primo luogo dai processi di urbanizzazione: se nel 1950 solo un terzo della popolazione mondiale viveva nelle città, da qualche anno vi è stato il sorpasso e nel 2030 si arriverà a due-terzi del totale. Questo porterà con sé anche forti ondate migratorie dall’Africa e più in generale dai paesi lacerati dai conflitti verso l’Occidente. Il secondo tema è l’invecchiamento della popolazione e le esigenze emergenti nel campo della salute, che portano in luce società specializzate nella farmaceutica, nelle tecnologie e nell’assistenza agli anziani. Vi è poi il tema della polarizzazione, sul fronte del tenore di vita e delle aspettative, tra grandi centri urbani e piccole realtà, con la necessità al contempo di investire sulle infrastrutture, anche con forme di collaborazione pubblico-privato.
Il quarto trend di grande interesse riguarda i cambiamenti climatici e la sostenibilità ambientale, con sanzioni crescenti (e quindi contrazione dei margini) per le società che maggiormente inquinano e nuove opportunità per le realtà specializzate nelle fonti rinnovabili e nell’ingegneria per l’ambiente.
Infine le diverse ramificazioni dell’innovazione tecnologica, che oggi riguarda in particolar modo l’interconnettività e il fintech, vale a dire l’hi-tech applicato ai bisogni di risparmio e di investimento.
Come investire. Indicato lo scenario, resta da capire come muoversi per cogliere i mutamenti in atto e quelli che si prospettano all’orizzonte. «I mercati appaiono di nuovo sulla via della stabilizzazione dopo lo shock estivo: è un buon momento per investire, cercando di non preoccuparsi dei trend di breve periodo che ancora possono accadere, e accadranno, sui mercati», commenta Daniele Vadori, responsabile investimenti azionari di Finint. Che vede un trend emergente nei mercati di frontiera, nazioni con capitalizzazioni di mercato generalmente più basse e meno liquidità rispetto agli emergenti più noti come Cina e India. «Il resto del portafoglio rimane doverosamente investito nei mercati sviluppati», avverte. Per poi ricordare l’importanza di investire almeno il 10-20% in «strumenti di liquidità, che garantiscano un rendimento pari o vicino all’inflazione e che consentano di entrare nelle asset class, soprattutto nel debito governativo, quando i rendimenti torneranno a salire». Fra i temi più interessanti a medio-lungo termine Vadori indica come molto promettente l’energia.
Focus sul biotech. Claudia Segre, segretario generale di Assiom Forex, segnala i trend a suo avviso più interessanti: «Oltre a un accesso alle cure mediche più efficiente, un altro tema caldo è l’approvvigionamento alimentare «fatto di scelte consapevoli e conseguente a un cambiamento delle abitudini alimentari». Proprio l’invecchiamento della popolazione mette sotto pressione le politiche governative volte ad assicurare livelli produttivi adeguati a soddisfare i fabbisogni alimentari.
E su questo Usa ed Europa sono in prima linea su politiche di incentivazione delle biotecnologie. «Si è creata una stretta connessione per alcuni settori finanziari e relativi prodotti che investono su: agricoltura, biotecnologie, cibo, servizi farmaceutici e sanitari, farmaceutica e software a questi dedicati», sottolinea Segre. Che sottolinea anche il boom da tempo in atto sui cosiddetti «farmaci generici», al centro delle politiche di incentivi dei giapponesi, che potrebbe aiutare a chiudere i differenziali tra i mercati sviluppati e quelli emergenti per l’approvvigionamento diffuso di farmaci che replicano quelli di marca e sono a basso costo», conclude.
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