di Anna Messia
Dopo sette anni consecutivi di crescita l’indicatore delle insolvenze in Italia quest’anno invertirà il trend, con un calo atteso del 7%, che proseguirà l’anno prossimo con un -8%. Le previsioni sono state estratte dalla più ampia analisi dell’economia mondiale realizzata dall’assicuratore del credito, Euler Hermes (gruppo Allianz ) e mostrano finalmente una ripresa per l’Italia.
Anche se il recupero non consentirà certo di tornare ai livelli pre-crisi. «Quest’anno sono attese in Italia 14.500 insolvenze», dice il direttore rischi della compagnia Massimo Reale, «e l’anno prossimo dovrebbero scendere ancora a 13.300 ma sono sempre più del doppio delle 6 mila registrate nel 2007». I segnali positivi, però, non mancano, «come verifichiamo anche nella nostra attività quotidiana di assicuratori», e aggiunge: «L’Italia sta registrando un recupero migliore di altri Paesi europei anche se parte da una situazione più difficile».
Il credit crunch si sta allentando anche se per le imprese più piccole i finanziamenti restano ancora cari ma, finalmente, a mostrare segnali positivi non sono sole le aziende italiane che mettono al centro del loro business le esportazioni, e che hanno retto meglio alla crisi, ma pure quelle che puntano sulla domanda interna, che sta tornando a salire. «Stanno andando meglio settori come il manifatturiero e l’alimentare o l’automotive», spiega Reale, «mentre continuano a soffrire i settori caratterizzati da cicli industriali più lunghi, come l’edilizia e le costruzioni, ma anche l’energia, non solo per il calo del prezzo del petrolio ma anche per l’assottigliarsi dei margini».
Guardando invece al trend mondiale il 2016 segnerà la fine di un calo delle insolvenze globali, durato sei anni consecutivi (non per colpa della Vecchia Europa, che appare in recupero insieme agli Stati Uniti), ma per la frenata dei paesi emergenti che sembrano far fatica a mantenere i trend positivi degli ultimi anni. Come accade in Cina, ma anche in Russia e Brasile.
«Per la Russia in particolare si prevede un fortissimo aumento del tasso delle insolvenze con un +30% sul 2014, anno un cui si è già registrato un alto tasso di fallimenti», dice ancora Reale, «Un trend aggravato ovviamente dall’embargo e questo dovrebbe farci riflettere».
Pure la Cina, però, dovrà prepararsi a una crescita delle insolvenze. Le previsioni sono di un +25% quest’anno e di un +20% l’anno prossimo. L’edilizia, la metallurgia, l’industria estrattiva e quella manifatturiera di fascia bassa «sono i settori che presumibilmente riceveranno il colpo più duro, oltre alle attività di esportazione», è la conclusione di Reale. (riproduzione riservata)