di Manuel Follis
Chi guadagna con la guerra? O meglio, quali sono i titoli su cui puntare? La domanda è cinica ma pertinente e purtroppo già altre volte in passato è stata analizzata una situazione simile, in particolare dopo gli attentati alle Torri Gemelle del 2001, ma non solo. A ben vedere e facendo un rapido riassunto dei molti report pubblicati a livello internazionale sugli effetti degli attacchi sui mercati sembra siano molti di più i titoli che potranno essere influenzati negativamente dal terrorismo, mentre le azioni potenzialmente spinte al rialzo sono forse inferiori di numero ma legate a decisioni più concrete, come ad esempio l’incremento degli investimenti per armamenti.
C’è infatti un solo punto su cui concordano tutte le analisi riguardanti l’attuale situazione geopolitica e i suoi riflessi sui titoli quotati: i settori della difesa e della sicurezza saranno destinati a crescere, quantomeno nel breve periodo. Basti pensare alle ultime notizie diffuse venerdì 20 novembre per capire che gli investimenti saranno destinati ad aumentare e ci saranno società che beneficeranno di questi incrementi. Gli stati della Ue avrebbero deciso di rafforzare immediatamente i controlli esterni dell’Ue (coinvolgendo anche gli europei in uscita dal territorio) e ci sarebbe anche l’accordo sul fatto che i controlli dovranno essere «sistematici». Il primo ministro francese, Manuel Valls, ha già annunciato che il Paese sarà costretto a non rispettare i propri obiettivi di bilancio stabiliti dall’Ue a causa dell’aumento della spesa per la sicurezza conseguente agli attacchi a Parigi.
In Italia il titolo per eccellenza legati alla difesa è ovviamente Finmeccanica, chiamata in causa in quasi tutti i report sul tema e il governo italiano ha già deciso di aumentare i finanziamenti per il comparto della sicurezza per sostenere l’attività di intelligence, determinante per prevenire gli attentati. Così ai 70 milioni già previsti nella legge di Stabilità aggiungerà altri 120 milioni. Secondo alcuni analisti il fatto che le maggiori spese dovrebbero concentrarsi nel controllo delle frontiere e nelle attività di intelligence mette la controllata di Finmeccanica Selex Es nelle condizioni di intercettare una parte dei fondi che saranno stanziati. In più Finmeccanica controlla negli Stati Uniti il gruppo Drs Technologies, che offre una vasta gamma di sistemi di intelligence e sicurezza, tra cui anche sicurezza delle frontiere o servizi di cyber difesa. Tra le altre grandi aziende mondiali che potrebbero godere di rialzi ci sono Thales, il costruttore di radar e sistemi di difesa, Bae Systems (la cui società è finita di recente sotto la lente di Berenberg proprio a causa dell’effetto-attacchi) o Mtu Aero Engines, quotata a Francoforte. A Wall Street i fari sono puntati invece su aziende come Boeing, le cui small diameter bombs, così come le joint direct attack munitions, sono state usate nel corso della campagna aerea contro L’Isis. Oppure come Lockheed Martin (produttore tra l’altro dei missili Hellfire o degli F-35). Al di là di questi settori, direttamente sollecitati, anche tutti i comparti legati all’home entertainment (come sottolinea in un report Credit Suisse) e/o a internet e in particolare all’e-commerce potrebbero godere di un periodo positivo, legato all’acquisto di beni in sicurezza e alla generale voglia di stare a casa. Titoli quindi come Amazon (ma in generale gli over the top, a partire da Apple e Google) o quelli più semplicemente legati all’intrattenimento come Netflix sono inseriti in qualche report come potenzialmente destinati al rialzo.
La lista dei settori colpiti dall’ondata di tensione è invece molto lunga. Si va dai trasporti al turismo fino alla moda, senza contare consumi (in generale) e in particolare la grande distribuzione. La maggior parte dei report negli ultimi giorni si è concentrata sul settore del lusso, anche perché i ribassi sono stati evidenti. Lvmh, Kering o Hermes in Francia sono stati subito penalizzati. Un report di Mediobanca ha messo in evidenza come l’arrivo di turisti nel quarto trimestre in Europa sia a rischio e per questo dovrebbe esserci un impatto sul settore dei beni di lusso, che è fortemente dipendente dal turismo internazionale e che rischia di essere colpito non solo in Francia ma in tutta Europa. Un problema doppio visto che questo periodo di paura andrebbe a colpire anche la stagione di Natale, determinante per le società del settore. Secondo gli analisti «gli acquisti di oggetti e beni di lusso sono stimolati di norma da un fattore di benessere che troviamo difficile prevedere nello scenario attuale». Sulla base delle stime di Mediobanca, su un totale di 21 miliardi di fatturato atteso nel 2015 per le aziende del lusso coperte dalla banca d’affari, il business generato in Europa rappresenta un terzo del totale e quello in Francia circa 930 milioni (cioè il 4,5%) con Geox tra le società più esposte (11% del suo fatturato). Sulla base dei dati Altagamma, quasi tutti i mercati sono spinti dalla spesa dei turisti e l’Europa è la più esposta. Tra le società del lusso secondo gli analisti il business generato dai turisti conta per 3,1 miliardi, ovvero il 15% del fatturato totale. Questa percentuale è molto più alta (40-45%) per Ferragamo, Moncler e Prada, che quindi possono essere colpite di più da un minor flusso turistico. Particolare il caso di Yoox Net-à-porter, il cui titolo nel periodo preso in esame è sceso leggermente, ma che secondo alcuni analisti potrebbe addirittura invertire la tendenza andando a soddisfare l’esigenza del lusso, ma sfruttando il canale dell’e-commerce. Alla base delle stime sulla moda c’è comunque la previsione d’impatto sul turismo, che potrebbe colpire dai colossi del settore alberghiero come Accor a tutte le compagnie aeree (comprese le low cost), con le azioni di Aeroports de Paris (Charles de Gaulle e Orly) e Air France-Klm che nel periodo sono state colpite anche più delle altre. Gli analisti hanno messo nel mirino anche le società legate ai business aeroportuali (come l’italiana Autogrill) o i siti legati ai viaggi come Priceline, Expedia o Travelcenters Of America. Paradossale il comportamento del settore oil and gas, il cui indice di riferimento non è stato penalizzato, con un andamento in controtendenza rispetto al prezzo del petrolio (Brent e Wti sono in discesa). Questo potrebbe significare che in parte il mercato non è ancora sintonizzato sul mood guerra, perché altrimenti il prezzo del greggio avrebbe avuto una spinta al rialzo e non al ribasso. E gli acquisti sarebbero quindi ricoperture di fondi prima posizionati al ribasso. (riproduzione riservata)