di Anna Messia
Finora l’Ania aveva sempre avuto due vicepresidenti; oggi sono Maria Bianca Farina, amministratore delegato di Poste Vita, e Carlo Acutis, vicepresidente di Vittoria Assicurazioni . Ma il numero ora dovrebbe salire a tre nell’ambito del riassetto di governance che l’associazione delle compagnia di assicurazione sta mettendo a punto in queste settimane.
L’appuntamento è per dicembre, quando si riunirà l’assemblea Ania, che avrà come primo punto all’ordine del giorno il rinnovo dei vertici. Maria Bianca Farina appare sempre più accredita a salire alla presidenza prendendo il posto di Aldo Minucci, che a dicembre scorso, alla scadenza del primo mandato, era stato rinnovato per un altro anno, che scadrà quindi tra poco più di un mese. Nelle scorse settimane, in verità, era circolata anche la candidatura di un altro manager di primo piano del settore bancario-assicurativo, ma a questo punto, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il cerchio starebbe per stringersi intorno al nome della numero uno di Poste Vita, che sarebbe la prima donna al vertice dell’associazione nata nel 1944. Anche se, per salire in Ania, Farina dovrà lasciare prima del tempo la guida operativa della compagnia del gruppo Poste Italiane , che sotto la sua gestione, dal 2007 ad oggi, ha visto lievitare i premi da 5,5 a 15,4 miliardi di euro. La nomina di un nuovo presidente non sarebbe però, come detto, l’unica novità da segnalare nell’associazione delle compagnie. Il comitato governance, avviato nei mesi scorsi per dare un nuovo assetto all’Ania, avrebbe infatti messo a punto le sue proposte, che dovranno essere votate dall’assemblea di dicembre. Come appunto quella che prevede la nomina di tre vicepresidenti, ma non solo. Le riflessione avrebbero anche favorito un cambiamento degli altri organi dell’associazione. L’attuale comitato strategico, composto da dieci persone tra cui i tre vicepresidenti, diventerebbe per esempio il comitato esecutivo, con maggiori poteri rispetto a oggi e quindi con una maggiore capacità e rapidità decisionale. Mentre l’attuale comitato esecutivo (composto da 30 persone) sarebbe trasformato nel consiglio direttivo. Insomma, un riassetto che riguarderà tutti gli organi di governo dell’associazione e che è stato avviato già nei mesi scorsi per rispondere alla critiche sollevate da Unipol a fine 2014, quando la compagnia assicurativa di Bologna decise di lasciare l’Ania e l’amministratore delegato Carlo Cimbri dichiarò pubblicamente di non riconoscersi più nell’associazione e in particolare nel suo vertice.
Ma il lavoro fatto in questi mesi per tentare di riavvicinare il gruppo emiliano all’Ania non avrebbe portato frutti e a questo punto, l’addio di Unipol appare inevitabile a partire dal gennaio prossimo. Perché lo statuto dell’Ania prevede che gli effetti del recesso abbiano decorrenza dall’anno successivo a quello della comunicazione, purché questa sia effettuata tre mesi prima della fine dell’anno in corso, quindi entro fine settembre di ciascun anno. A dicembre 2014 era quindi troppo tardi per Unipol per separarsi dall’Ania nel 2015, ma a gennaio dell’anno prossimo l’addio sarà definitivo. Così come appare difficile da ricucire anche un’altra relazione che si era strappata; quella con Intesa Sanpaolo Vita, che si contende la leadership in Italia con Poste Vita e che ha lasciato l’associazione nel 2012. In quel caso la frattura si era aperta su elementi economici che riguardavano in particolare i contributi che le compagnie devono versare ogni anno all’associazione per beneficiare dei suoi servizi. Contributi che vengono calcolati in percentuale ai premi raccolti dalle imprese assicurative. Così le compagnie più grandi pagano un po’ di più, mentre quelle più piccole possono iscriversi con un contributo più contenuto. Un criterio equo, quindi, che però rischia di penalizzare le imprese bancassicurative, come Intesa Sanpaolo appunto. L’intenzione di Ania era ovviamente di tentare di richiamare in casa tutti i vecchi associati, ma, almeno per ora, la pace sembra rimandata. (riproduzione riservata)