Luigi Dell’Olio
Milano L e compagnie assicurative rivedono i portafogli. I rendimenti ai minimi dei titoli di Stato mettono in crisi le strategie d’investimento. Acquistare bond reputati affidabili è sempre stato una priorità per le aziende del settore, che cercano la stabilità del rendimento quando puntano sui mercati finanziari, per equilibrare le caratteristiche di un business che ha proprio nell’alea il suo tratto caratteristico. Un obiettivo che tuttavia oggi non è più facile da raggiungere, nemmeno allungando le scadenze: infatti, non solo le nuove emissioni faticano a garantire rendimenti in termini reali (nonostante il calo dell’inflazione nel corso dell’ultimo anno), ma non sembrano più esservi spazi per un’ulteriore riduzione dei tassi che andrebbe a premiare gli asset già in portafoglio. Anzi, se verranno confermate le voci di un rialzo dei tassi negli Stati Uniti nel corso del 2015, probabilmente occorrerà fare i conti con un calo del valore. La situazione è diversa in Europa, dato che la Bce è impegnata a garantire liquidità al sistema e non prevede di rinunciare alla politica monetaria accomodante, ma proprio l’abbondante liquidità in circolo sui mercati contribuisce a tenere bassi i rendimenti delle emissioni obbligazionarie reputate meno rischiose. Così non resta che andare a caccia di nuove frontiere, pur nella consapevolezza che questo può significare dover fare i conti con una maggiore incertezza. Secondo uno studio curato
dalla Economist Intelligence Unit per conto di Blackrock (su un campione di 243 manager di compagnie assicurative e di riassicurazione), molte società del settore in questa fase si stanno orientando verso gli asset dei mercati privati. Nell’arco degli ultimi tre anni, la quota di quanti detengono più del 15% del loro portafoglio in questi asset è più che quadruplicato, passando dal 6 al 26%. Un trend di crescita, spiegano gli autori della ricerca, che è destinato a durare ancora, con la prospettiva di arrivare al 46% entro il 2017. «Per molto tempo andava di moda dire: `Compra i tuoi bond alla mattina e rilassati al pomeriggio’, ma oggi le compagnie assicurative si trovano a operare in un contesto di mercato più complesso», commenta David Lomas, global head insurance business di BlackRock. «Lo studio evidenzia che le assicurazioni stanno spostando i loro investimenti verso i mercati privati, allo scopo di diversificare i flussi di ricavi e mantenere i guadagni in area equity». Tra le aziende coinvolte nello studio, una su tre è orientata ad aumentare la propria esposizione al rischio entro i prossimi tre anni. Di queste, il 68% spera di potere mantenere o aumentare i propri ritorni, mentre il 66% punta ai benefici derivanti dalla diversificazione. All’opposto, solo il 15% del campione complessivo prevede di proteggersi maggiormente rispetto a oggi. La maggiore disponibilità ad assumere rischi nel campo degli investimenti riguarda in primo luogo due settori: il real estate debt e gli infrastructure asset. Nel primo caso la spinta arriva anche dalla nascita negli ultimi anni di fondi specializzati, che consentono di investire nelle sofferenze emerse in seguito alla crisi immobiliare che ha colpito tutto il mondo, pur con accenti diversi, tanto che alcuni mercati hanno già intercettato la strada della ripresa. Il focus sulle infrastrutture si spiega, invece, alla luce delle politiche di austerity adottate da diversi governi nazionali, che lasciano maggiori spazi agli investimenti dei privati nel settore. Investire nelle infrastrutture è tendenzialmente meno rischioso di altri ambiti, data la maggiore possibilità di prevedere i ritorni grazie alla presenza di tariffe per l’utilizzo delle reti oggetto d’intervento. Anche se si tratta di un settore che impone una visione di lungo termine, grandi disponibilità all’inizio dell’investimento e anche l’eventualità di fare i conti con una scarsa liquidità nel caso emergesse la necessità di uscire dall’investimento in breve tempo. Gli autori dello studio sottolineano anche un altro aspetto, relativo alle valutazioni preventive da svolgere a fronte di aree che per molte compagnie sono inesplorate. Quindi possono produrre criticità in corso d’opera, anche al di là dell’andamento generale del mercato. Il 40% degli assicuratori lamenta, infatti, la difficoltà di accesso alle opportunità presenti sul mercato, ma che evidentemente non vengono comunicate in maniera trasparente e diffusa. E un’analoga percentuale mette al primo posto il prezzo e la trasparenza degli asset privati. Un terzo delle compagnie assicurative (circa il 33%) evidenzia, infine, di essere preoccupata per le modalità con le quali i legislatori affronteranno tali spostamenti di capitali allocati. «Il livello di rischio di questi investimenti è significativamente diverso rispetto agli asset di tipo mainstream che gli assicuratori hanno acquistato in passato », sottolinea Lomas. «Se da un lato la complessità dell’operazione di riallocazione degli asset su mercati privati può rappresentare una sfida per gli investitori, dall’altro lato il potenziale ritorno dell’investimento, la protezione dall’inflazione, senza dimenticare i benefici della diversificazione e del profilo di rischio potrebbero rendere tale sfida interessante», conclude. Il primo motivo di cambiamento di strategia è la volontà di sostituire o migliorare i redditi da capitale, indicato nel 68% dei casi, seguito dalla volontà di aumentare i benefici ottenuti col diversificare (66%)