Generali cancella il vincolo del payout sul 40% e presenterá il nuovo piano industriale il prossimo 27 maggio, forte di un piano di turnaround 2013-2015 che verrá realizzato in anticipo. 
“Per fine anno ci aspettiamo che tutto il piano presentato a gennaio 2013 possa essere dichiarato raggiunto e accantonato. Questo è un turnaround molto efficace e rapido di cui siamo orgogliosi. Il 27 maggio del 2015 presenteremo nuovo piano strategico sempre qui a Londra”, ha dichiarato Mario Greco, Ceo del Leone in occasione dell’Investor Day. 
L’a.d. ha sottolineato che quanto realizzato da Generali  rappresenta un “raro di caso di turnaround fatto rapidamente. Abbiamo agito in condizioni di mercato difficili e note a tutti e malgrado tutto questo siamo in grado di presentare oggi risultati in linea, con un anno di anticipo, rispetto a quanto avevamo indicato”. 
Il nuovo piano, come sottolineato dallo stesso Greco, non “prevederá acquisizioni; lavoriamo a un piano di crescita organica”. Eliminato, giá a partire dal 2015, e quindi sulla cedola da pagare per i risultati 2014, il vincolo del payout al 40%. 
“Non siamo piú vincolati a pagare non piú del 40%”, ha affermato Greco, sottolineando che si tratta di una “buona notizia per gli azionisti”. La compagnia triestina, infatti, “non ha piú bisogno di accumulare ulteriore capitale”. 
In dettaglio, in termini di target al 2015, la compagnia è in anticipo sul piano per quanto riguarda l’aumento del Roe operativo al 13% e in linea in termini di 750 mln euro di tagli sui costi (1 mld entro il 2016). 
A livello di capitale, giá realizzati l’obiettivo di Solvency I superiore al 160% e la generazione di circa 20 pp di Solvency/cessione di circa 4 mld di asset no-core. In linea la riduzione del leverage, interest cover a circa 7 volte. 
Infine, per quanto riguarda la generazione di cassa giá realizzato l’obiettivo 2015 di un free surplus sopra i 2 mld di euro mentre in linea al piano il target di remittance ratio superiore al 75%. 
Il successo non risparmia il nostro Paese dove l’integrazione è in anticipo sui tempi. Generali  Italia, infatti, “sta implementando con successo uno dei piú estesi programmi di integrazione al mondo nel 
settore assicurativo. Con l’obiettivo di raggiungere un piú elevato livello di semplificazione, i 10 brand che nel 2013 operavano sotto  l’ombrello di Generali  si sono fusi in tre, e la gamma ridondante e  frammentata di prodotti è stata trasformata in un’offerta di 80 prodotti rispetto ai 270 precedenti”. 
Infine, Greco non vede particolari ostacoli al nuovo piano dal contesto operativo. “Le condizioni macro – ha precisato Greco – non stanno peggiorando rispetto all’anno passato, non prevedo particolari  difficoltà”. 
“Noi in Italia quest’anno cresciamo quasi del 20% sulla parte Vita e negli ultimi trimestri abbiamo cominciato a crescere anche sui Danni. Purtroppo siamo ormai abituati a questa situazione dei mercati europei e abbiamo imparato come lavorare. Sotto questo punto di vista non vedo particolari difficoltà per fare il piano dei prossimi anni”. 
Sul fronte dei rating, invece, il direttore finanziario Minali ha espresso la speranza che questa nuova Generali si rifletta anche nei giudizi delle agenzie. “Il rating di Generali Ass. è troppo legato all’Italia. Noi siamo un gruppo diversificato. Speriamo che questa diversificazione di cui il gruppo beneficia si rispecchi anche nel rating”, ha auspicato Alberto Minali. 
Infine, non viene presa in considerazione un’ulteriore discesa in B.Generali. “Se la domanda è se abbiamo pianificato di ridurre ancora la quota la risposta è no. Possiamo farlo? Sì, ma non vediamo ragioni. È un business profittevole. Abbiamo un legame molto forte con la banca. E’ un business molto ben gestito”, ha risposto Greco ad una domanda sul tema. 

Philippe Donnet, ceo di Generali Italia, ha evidenziato che “Il processo di integrazione” in Italia “non danneggia i nostri risultati”. Donnet ha ricordato a tal proposito come nei primi nove mesi i premi totali in Italia siano cresciuti del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. 
Alla fine del processo di integrazione, in Italia rimarranno tre brand – Generali, Genertel e Alleanza Assicurazioni – rispetto ai dieci precedenti.