A fine settembre Unicredit e Santander hanno annunciato l’avvio di colloqui con l’obiettivo di creare una società comune nell’asset management tramite l’aggregazione di Pioneer e di Santander Asset Management. Il closing dell’operazione dovrebbe avvenire a breve e porterà alla creazione di un maxi-polo con 350 miliardi di euro di masse gestite, tra i primi 15 in Europa e tra i primi 25-30 nel mondo. Questa operazione che potrebbe fare da apripista a una nuova ricca stagione di M&A per il risparmio gestito, un’industria che cresce dal punto di vista delle masse ma che è ancora molto frammentata e che è alle prese con margini in riduzione anche a causa dei sempre maggiori adempimenti regolamentari. Conferma questa tendenza uno studio sul futuro del risparmio gestito europeo condotto da Jp Morgan e Oliver Wyman, che hanno condotto 26 interviste face-to-face con ceo e dirigenti di 23 wealth manager in Europa. È stata realizzata inoltre un’indagine online su altri 136 professionisti che operano nello stesso settore. Da questo sondaggio è emerso che il 91% del big money si aspetta una nuova fase di consolidamento nei prossimi cinque anni. «Con 18 mila miliardi di euro in asset finanziari, l’Europa resta uno dei mercati di wealth management più grandi del mondo, con una crescita più veloce dal 2010 rispetto al pil nominale europeo (4,3% è il tasso di crescita annuale aggregato)», si legge nello studio. «Se da un lato l’industria affronta importanti sfide come la crescente competizione, la bassa profittabilità e i nuovi comportamenti dei clienti, dall’altro i mercati dei capitali si aspettano ancora che i gestori siano in grado di generare nel prossimo futuro utili significativi e una crescita degli attivi». Lo studio rivela che la grande maggioranza dei gestori si dice convinta di imminenti cambi strutturali; l’85% di essi prevede che i più grandi player acquisiscano i più piccoli e il 73% si aspetta comunque una qualche forma di consolidamento. Non solo. Anche l’evoluzione della tecnologia potrà giocare un ruolo nel futuro dell’industria. La ricerca sottolinea infatti che l’innovazione digitale creerà opportunità per migliorare la relazione e il servizio ai clienti, ma permetterà anche ai player più innovativi di guadagnare fette di mercato. «Con un cambiamento senza precedenti nell’industria, la tradizionale offerta dei wealth manager è messa sotto pressione», ha affermato Stefan Jaecklin, partner e responsabile della practice di wealth and asset management per Oliver Wyman. Dallo studio emerge anche che gli operatori storici dovranno migliorare la propria offerta digitale prendendo spunto dai gestori che fanno uso intensivo della tecnologia e da altri competitor non-bancari. «I wealth manager tradizionali devono cogliere le opportunità di questa discontinuità tecnologica incorporando nei propri modelli i benefici della facilità di accesso, della trasparenza e dell’automazione», sottolinea Claude Kurzo di Jp Morgan Asset Management. «I vincitori saranno coloro che sposeranno con successo le novità tecnologiche con le caratteristiche della gestione tradizionale, ovvero la stabilità, l’ampiezza dell’offerta e soprattutto la consulenza personale dedicata». Ci vorrà anche più sinergia tra banker e promotori da una parte e gli asset manager dall’altra. «I wealth manager dovrebbero iniziare a lavorare più a stretto contatto con un gruppo selezionato di asset manager al fine di sviluppare servizi disegnati sulle esigenze dei clienti e per sostenere le idee di investimento, assicurandosi che i clienti ricevano il migliore servizio di consulenza possibile», conclude Kurzo.