di Valerio Stroppa  

 

Scalda i motori il nuovo cervellone contro le truffe alle assicurazioni. Che però necessita ancora di qualche ritocco. Per esempio, gli indicatori di rischio vanno calibrati meglio, distinguendo i contenuti che differenziano gli indicatori «di sintesi» da quelli «analitici di anomalia». Quando questi parametri supereranno i livelli di guardia fissati dall’Ivass, infatti, scatterà la comunicazione a tutte le imprese di assicurazioni interessate, le quali a loro volta potranno attivare autonome indagini. Per questo motivo «occorre chiarire quali sono gli elementi informativi contenuti nell’indicatore analitico, anche al fine di evitare la circolazione di dati sensibili eccedenti rispetto alle finalità del contrasto alle frodi». È quanto afferma il Consiglio di stato con il parere n. 3376/2014, depositato lo scorso 30 ottobre, che invita il ministero dello sviluppo economico a dare un’aggiustatina allo schema di decreto recante il regolamento per l’istituzione dell’archivio informatico integrato dell’Ivass. Il super-archivio è stato introdotto dal dl n. 179/2012 con l’intento di contrastare le frodi assicurative sulle Rc auto, ma a distanza di due anni il decreto attuativo non è ancora stato adottato.

I giudici di palazzo Spada condividono «le ragioni che renderebbero opportuna la sollecita conclusione dell’iter approvativo del regolamento in esame», ma non possono esimersi dall’evidenziare «i profili che necessitano di maggiore specificazioni o che comportano la scelta tra più soluzioni possibili».

Il rilievo principale riguarda gli indicatori di anomalia. A declinarli nel dettaglio non può essere un successivo regolamento dell’Ivass, come proposto nello schema di decreto. I contenuti essenziali vanno fissati già con il regolamento. Dai magistrati amministrativi arriva poi anche un invito a ridurre il termine accordato all’Ivass per rendere operativo il nuovo database integrato, fissato nella bozza a 180 giorni dall’entrata in vigore del regolamento. L’attività di connessione del «cervellone» con le diverse banche dati dovrebbe essere attivata immediatamente, trattandosi di interventi di natura tecnica. Da qui la scelta dei giudici sospendere l’emissione del parere, invitando il Mise a fare chiarezza sui punti controversi.

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