Rivisitazione completa dell’intera disciplina degli appalti pubblici e sulle concessioni. Compilazione di un unico testo normativo coordinato con le disposizioni europee. Revisione del sistema di qualificazione delle imprese di costruzioni, da rendere più omogeneo e trasparente. Riduzione delle stazioni appaltanti, razionalizzazione e estensione del partenariato pubblico-privato.
Una precedente bozza era già stata esaminata dal consiglio dei ministri del 29 agosto, senza però che il testo definitivo arrivasse in parlamento (dove sarebbe già stato deciso di avviare l’esame del disegno di legge partendo dal Senato). Le nuove disposizioni dovranno essere trasmesse al parlamento per essere discusse e approvate. Poi scatterà la consultazione delle categorie interessate, si perverrà alla redazione di uno schema di decreto sul quale andranno raccolti i pareri di diversi dicasteri, della Conferenza unificata, delle commissioni parlamentari e del Consiglio di stato. Un iter indubbiamente lungo per un recepimento delle tre direttive europee che vede impegnati, attualmente, oltre alla Commissione Nencini presso il Ministero delle infrastrutture, la Presidenza del consiglio, sia pure con un target diverso, e una Commissione Anac insediatasi il 18 settembre 2014 con il compito di seguire, «attraverso proposte al governo e al parlamento, l’iter di formazione del disegno di legge di recepimento».
Nel merito dei criteri si conferma che il nuovo decreto delegato dovrà portare ad una razionalizzazione del quadro normativo attuando i principi della semplificazione e armonizzazione delle disposizioni in materia di affidamento, della trasparenza e pubblicità delle procedure di gara, della riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti e della semplificazione delle procedure di verifica da parte delle stazioni appaltanti. Fra gli obiettivi da conseguire anche la riduzione delle stazioni appaltanti e razionalizzazione delle loro attività e alla razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato. Viene inserito anche un criterio, non del tutto pertinente, relativo alla «trasparenza nella partecipazione dei portatori qualificati di interessi nell’ambito dei processi decisionali», come se si volesse arrivare a quella legge sulle lobby finora mai portata avanti dagli ultimi governi.