Solvency II partirà tra poco più di due anni, il 1° gennaio 2016. L’accordo è stato raggiunto in extremis; a un certo punto il rischio di non trovare una soluzione si era fatto più che concreto e c’era il pericolo di buttare all’aria anni di lavoro.
Lo scontro si era acceso però quando si è tentato di stabilire gli strumenti da adottare per ridurre gli effetti della volatilità dei mercati sulle compagnie. Tutti sono stati subito d’accordo sulla necessità di evitare effetti prociclici, che avrebbero potuto indebolire le imprese, richiedendo più capitale proprio nei momenti di crisi più profonda. Ma i dettagli hanno fatto la differenza. Nel caso italiano l’esempio da manuale era la tensione sui titoli di Stato in concomitanza con l’impennata dello spread nell’estate 2011. Mentre la Germania, alle prese con rendimenti garantiti elevati sulle sue polizze Vita e tassi d’interesse bassi, aveva problemi diversi. Alla fine si è trovato però un compromesso. Il testo definitivo della direttiva non è ancora disponibile ma, secondo quanto si è saputo ieri, il tasso di aggiustamento della volatilità è stato fissato al 65%, non molto lontano da quello richiesto dalle imprese assicurative. Gli Stati al loro interno potranno poi ridurre la soglia per le singole compagnie, ma dovranno dimostrare che si tratta di circostanze eccezionali. Anche la Germania però ha in qualche modo vinto: ha incassato la sterilizzazione delle nuove regole per i vecchi contratti Vita addirittura per i prossimi 16 anni. L’implementazione, come detto, varrà per tutti dal 1° gennaio 2016, ma la data di recepimento nella legislazione nazionale è stata posticipata da gennaio a marzo 2015. (riproduzione riservata)