Adriano Bonafede
N on c’è soltanto il ventennio di Berlusconi, ma anche quello della liberalizzazione dell’Rc auto. Fra pochi mesi saranno quattro lustri da che lo Stato ha smesso di fissare d’autorità le tariffe d’assicurazione delle automobi-li, lasciando libero il mercato di autodeterminarsi. “Più concorrenza = tariffe più basse”, era l’equazione che aveva in mente l’Unione Europea quando obbligò, con una serie di direttive, a liberalizzare vari settori tra cui quello delle assicurazioni per le quattro ruote. In Italia, però, anzi solo in Italia, questa equazione si è rivelata completamente falsa. P er questo motivo i circa venti milioni d’italiani che possiedono una macchina di sicuro non compreranno la torta con venti candeline per festeggiare l’avvenimento. Perché a distanza di così tanto tempo, non soltanto non c’è stata alcuna riduzione delle tariffe, ma a partire proprio dal 1995, anno successivo all’apertura del mercato, i prezzi hanno cominciato una ricorsa inarrestabile: dopo sette anni, nel 2001, scriveva l’Antitrust nella sua prima indagine sull’Rc auto, i prezzi erano di fatto raddoppiati. La stessa authority ha nel corso del tempo cercato di tenere a bada le compagnie con svariati interventi. Ma, nonostante la forte pressione dell’Antitrust, che a fine anni Novanta comminò una multa record di 700 miliardi di lire (circa 350 milioni di euro) per pratiche anticoncorrenziali da parte delle più
grandi imprese assicurative, anche nel priodo seguente e fino ai giorni nostri le tariffe hanno continuato a galoppare. La Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella più recente Indagine conoscitiva Ic-42 uscita nel febbraio scorso, spiega che la folle crescita si è rivelata inarrestabile. Lo si vede soprattutto dal confronto con gli altri principali europei: “La crescita dei prezzi – scrive l’Antitrust – nel periodo 2006-2010 è stata quasi il doppio di quella della zona Euro e quasi il triplo di quella registrata in Francia”. Grazie a questa effervescenza creativa degli assicuratori, l’Italia ha ora il triste primato (per gli assicurati) del paese europeo con il premio Rc auto più elevato: oltre 400 euro (stiamo parlando solo di premio puro, mancano gli accessori come il furto e incendio, gli eventi atmosferici ecc.) contro i 200 della Francia. Il che ha portato l’Antitrust a concludere: “Considerando il livello dei premi, si osserva come il premio medio in Italia sia più del doppio di quelli di Francia e a Portogallo, superi quello tedesco dell’80 per cento circa e quello olandese di quasi il 70 per cento”. Scendendo nel dettaglio, si scoprono cose che l’intelligenza rifiuta ma che i fatti confermano: ad esempio come spiegare che fra il 2007 e il 2012, come scrive l’Antitrust, “le tariffe per un neopatentato con un’auto di piccola cilindrata sono cresciute del 20 per cento all’anno (!)? E addirittura “del 30 per cento all’anno (!) per un quarantenne che abbia assicurato un motociclo”? A nulla sono serviti i rimedi che di volta in volta qualche governo ha cercato di applicare, suscitando sempre le vibranti proteste della potente lobby degli assicuratori, che però sono sempre riusciti a farla franca. Le famose “lenzuolate” di Bersani, al tempo dell’ultimo governo Prodi del 20072008, sono state bucate da ogni parte e rese quasi inservibili. Ad esempio, Bersani aveva stabilito che in uno stesso nucleo familiare i figli avrebbero avuto la stessa (bassa) classe del bonusmalus del padre. le compagnia prima si sono stracciate le vesti e poi, zitte zitte, hanno trovato la soluzione: creare delle sottoclassi che permettessero di considerare diverso chi si trovata apparentemente nello stesso livello. Così facendo, le assicurazioni hanno anche ingarbugliato quel meccanismo una volta semplice del bonus- malus, mettendo a segno un altro punto a loro favore: rendere difficile se non impossibile passare da una compagnia all’altra. La questione è ora sul tavolo comune aperto da Antitrust, ministero dell’Industria e Ivass (che solo ora, dopo il cambio del nome da Isvap che era, ma soprattutto con l’arrivo dei nuovi tecnici della Banca d’Italia, sembra intenzionato finalmente a darsi da fare). Un’altra lenzuolata di Bersani messa a dura prova è quella che riguarda gli agenti: questi non possono più essere monomandatari, cioè avere un contratto con una sola compagnia, in modo da poter consigliare al meglio i propri clienti. C’è qualche dubbio che le compagnie abbiano aderito allo spirito della legge, se l’Antitrust è stato costretto ad aprire da poco una nuova indagine conoscitiva per vedere se gli agenti troppo “liberi” non siano per caso stati penalizzati. Stessa fine ingloriosa anche per il “risarcimento diretto” da parte della propria compagnia (invece che della controparte colpevole di un incidente). Una misura chiesta dall’Antitrust per ridurre i costi dei risarcimenti e quindi le tariffe si è trasformata nel suo esatto contrario. Le compagnie, infatti, prendono per i piccoli danni 1.500 euro a sinistro qualunque sia l’importo rimborsato. Se, come accade, si riescono a selezionare clienti che fanno di solito piccoli danni (ad esempio 2-300 euro), ogni sinistro diventa occasione di un lauto guadagno. Altro che risparmio. Ma le compagnie trovano qualunque interstizio per collocare le loro poisoned pills sul contratto dei clienti. Non è un caso che all’Ivass, l’organo di controllo delle assicurazioni assurto a nuova vita con la presidenza del direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, stiano studiando sempre insieme al nuovo “cordone sanitario” creato insieme ad Antitrust e ministero dello Sviluppo – un “contratto standard” in cui trovi posto un’esatta elencazione dei rischi coperti e, soprattutto, di quelli noncoperti, così da informare correttamente l’assicurato. Tale contratto, comunque, avrà probabilmente un obbligo di copertura, insieme all’Rc auto, anche per i più frequenti accidenti che possano capitare, come (forse) la rinuncia al diritto di rivalsa per guida in stato di ebbrezza o con patente scaduta. La creazione di un contratto standard che non contenga soltanto l’Rc auto ma anche altre coperture ritenute essenziali porta anche alla questione della confrontabilità delle tariffe. Oggi il “preventivatore” sul sito Internet dell’Ivass funziona bene soltanto per mettere a confronto la sola Rc auto. Se si vogliono paragonare tutti gli elementi di un’assicurazione sull’auto (incendio e furto, atti vandalici, kasko, ecc,) bisogna giocoforza rivolgersi ai siti privati. Che però hanno un difetto: prendono in considerazione solo poche compagnie (quelle interessate e ch pagano una fee per apparire). Ebbene, l’Ivass intende migliorare il proprio preventivatore per permettere una confrontabilità totale di tutte le compagnie su tutto il fronte auto. Se le promesse verranno mantenute, il trio Ivass-Antitrust- ministero potrebbe dare finalmente del filo da torcere alle assicurazioni italiane. Abili sì, ma non invincibili. BANCA DATI INUTILE La compagnie lamentano da sempre di essere lasciate sole di fronte alle frodi, anche se non hanno l’abitudine di denunciarle. La Banca dati Sinistri non ha ben funzionato, ma l’Ivass ora la potenzierà mettendola in collegamento con altri archivi online Qui sopra, le tariffe Rc auto a confronto in Europa e il loro tasso di crescita A sinistra, il direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi è anche presidente dell’Ivass, l’autorità che ha sostituito l’Isvap