di Andrea Di Biase
L’Investor Day delle Generali, mercoledì 27 novembre a Londra, è andato in archivio con un dato importante. Malgrado l’attacco sferrato da Standard & Poor’s al gruppo triestino proprio alla vigilia dell’incontro tra Mario Greco e la comunità finanziaria internazionale, il mercato ha dato prova, almeno per il momento, di credere più al lavoro del nuovo management team che agli scenari funesti sul debito pubblico italiano e alle possibili conseguenze sul rating delle Generali evocati dagli analisti di S&P.
Dalla presentazione di Londra, in cui Greco ha aggiornato gli investitori sullo stato d’avanzamento delle iniziative strategiche annunciate il 14 gennaio scorso, il titolo del gruppo triestino ha messo a segno un rialzo dell’1,74% riportandosi vicino quota 17 euro (16,88 euro la chiusura di venerdì 29 novembre), consolidando così ulteriormente il rally partito al momento dell’insediamento di Greco nel ruolo di group ceo, il 3 agosto 2012. Da allora l’azione del Leone ha guadagnato oltre il 60%, battendo largamente gli indici di Piazza Affari (+18,28% il Ftse All Share, +35,22 il Ftse Mib) e tenendo il passo dell’EuroStoxx Insurance, indice ponderato in base alla capitalizzazione comprendente le società europee operanti nel comparto assicurativo, che nello stesso periodo ha guadagnato circa il 70%.
Ma la corsa del Leone è destinata a proseguire? Stando ai giudizi arrivati dopo la presentazione dalle principali case di brokeraggio i margini per un ulteriore incremento delle quotazioni sembrerebbero esserci.
Gli analisti di KeplerCheuvreux, ad esempio, all’indomani dell’Investor Day, hanno alzato il target price sul titolo Generali, portandolo da 18 a 20 euro, confermando il giudizio buy (acquistare). Secondo il broker, il fatto che la remunerazione del nuovo management, in gran parte selezionato personalmente dallo stesso Greco, sia in larga misura legata alla performance del gruppo, rappresenterebbe la garanzia che gli obiettivi indicati nel corso del meeting con gli investitori, con l’asticella relativa ai risparmi di costo alzata da 600 a 750 milioni al 2015 e un rapporto tra debito e patrimonio inferiore al 35% entro il 2015, possano essere centrati, così come il target di un Roe operativo del 13%, annunciato a gennaio, e confermato nella presentazione della settimana passata. «Siamo impressionati dal grado, dalla portata e dalla velocità dei cambiamenti in atto nella compagnia», scrivono gli analisti di KeplerCheuvreux, «eravamo positivi sulla ristrutturazione della società, ma a quanto pare abbiamo sottovalutato la sua dimensione».
Su questo punto sembrano concordare, almeno in parte, gli esperti di Mediobanca Securities. Secondo gli analisti di Piazzetta Cuccia, che è tuttora il principale azionista del gruppo triestino con una partecipazione, destinata ad alleggerirsi nel tempo, del 13,2%, «l’impressione generale è che leGenerali abbiano compiuto un enorme passo avanti nel rafforzamento del team manageriale e questo è visibile». Tuttavia il fatto che il vertice del Leone abbia rivisto al rialzo i target sulle sinergie di costo senza aumentare quello sul Roe operativo al 2015, fermo al 13% annunciato quasi un anno fa, secondo Mediobanca Securities potrebbe sollevare alcuni dubbi sull’eventuale contributo al raggiungimento di tale obiettivo di altre voci del conto economico, come il ritorno sugli investimenti. C’è dunque qualche perplessità da parte degli analisti di Piazzetta Cuccia sulla possibilità che il Leone possa centrare l’obiettivo (non ribadito nel corso dell’ultima presentazione) di un risultato operativo di almeno 5 miliardi nel 2015. Anche per questo gli esperti della banca d’affari, secondo i quali il titolo è correttamente valutato dalla borsa, hanno confermato il giudizio neutral con target price a 15 euro.
Nel corso dell’Investor Day un altro tema si è poi imposto con forza, e riguarda la possibilità che le Generali, una volta raggiunto un Solvency ratio (calcolato secondo le regole di Solvency I) di almeno il 160% (l’indicatore era al 152% a fine ottobre) possano portare dal 40 al 50% il pay-out ratio.
Il tema del capitale, dunque, nonostante ormai gli analisti non parlino più dell’ipotesi di un aumento (peraltro sempre negata con forza da Greco), resta centrale e con esso di conseguenza il piano di cessione di asset non strategici, dal quale il Leone prevede di raccogliere complessivamente 4 miliardi. Di questi, circa 2,3 miliardi sono già stati incamerati con le cessioni realizzate nel corso dell’ultimo anno, e il management delle Generali, nonostante i dubbi sollevati di recente sulla possibilità di raggiungere questo target, ha ribadito anche nel corso dell’Investor Day la propria determinazione nel raggiungere questo obiettivo. «A gennaio, quando abbiamo detto che avremmo fatto 4 miliardi di dismissioni entro il 2015, metà della sala ha riso e l’altra metà ha pensato che non l’avremmo fatto. Non consiglio a nessuno di prenderci sottogamba su questo target: abbiamo due anni e passa e ci arriviamo», ha affermato Greco, ribadendo l’intenzione di valorizzare al meglio la svizzera Bsi, e negando l’esistenza di eventuali soluzioni alternative. La complessità del dossier, nonostante la stampa abbia nuovamente rilanciato il nome del Banco Espirito Santo come possibile acquirente della private bank con sede a Lugano e un presidio importante a Singapore, invita comunque gli analisti alla prudenza. «Riteniamo che il capitale», scrivono gli esperti di Banca Imi (giudizio hold e target price a 15,75 euro), rimarrà la questione più significativa nel breve termine, considerando anche che le attività alternative che devono essere cedute (viste le difficoltà nel processo di vendita Bsi) non sono ancora state chiaramente identificate». (riproduzione riservata)