di Roberto Miliacca
Qualche lustro fa, quando si parlava di porto delle nebbie, si pensava al tribunale di Roma, dove i processi restavano impantanati per anni. Da qualche tempo un nuovo porto delle nebbie pare sia diventato il ministero della giustizia. Non per i suoi ministri, naturalmente, ma per la sua burocrazia. Da quel dicastero, per esempio, da mesi non riescono a uscire i tanti decreti di attuazione previsti dalla legge di riforma dell’avvocatura. È tutta colpa di Viale Arenula? Probabilmente no.
Di certo una corresponsabilità nel rallentamento ce l’ha anche l’avvocatura organizzata che su ogni decreto vuole mettere il suo punto e virgola, in un gioco delle parti che ha come effetto quello di far slittare alle calende greche ogni provvedimento. L’ultimo, quello sull’assicurazione obbligatoria, è un esempio di trattativa all’italiana: il ministero dovrebbe fissare le condizioni essenziali e i massimali minimi delle polizze; intanto però il Cnf fa sapere che vorrebbe arrivare a un contratto assicurativo unico valido per tutti, dalla retroattività illimitata e dall’ultrattività decennale, per poter calmierare i prezzi, «pubblicizzandone» i costi. Nel frattempo chi ha bisogno di una polizza l’ha già sottoscritta. Le assicurazioni seguono il libero mercato, non i tempi dei dm.