La ripresa economica inizia a farsi vedere in Europa ma l’Italia resta fanalino di coda, soprattutto per quanto riguarda il sistema bancario. È la fotografia scattata da Alberto Gallo, managing director di Rbs, in questa intervista Class Cnbc in cui sottolinea che le banche italiane si presentano «deboli» ai prossimi stress test «perché hanno pochi profitti e tanta esposizione a sofferenze, alcune delle quali non sono state ben coperte.
Domanda. Partiamo dalla fase congiunturale: l’attuale boom dei mercati si regge solo sull’azione delle banche centrali o è sostenuto dalla ripresa economica in arrivo?
Risposta. Ci sono segnali di ripresa in Europa. Abbiamo visto i risultati del mercato automobilistico, che segnalano un po’ più di domanda anche in Paesi periferici come la Spagna. La congiuntura piano piano sta migliorando, l’export sta crescendo anche nei Paesi periferici. Però gran parte dei risultati positivi sui mercati azionari e obbligazionari è dovuto allo stimolo delle banche centrali. Il problema è che tale stimolo è pericoloso perché talvolta incoraggia i governi a fare meno sulle riforme necessarie per rendere la crescita sostenibile nei prossimi anni.
D.
R. I mercati continueranno a fare bene fino a fine anno e nel primo trimestre del 2014 per quanto riguarda sia le obbligazioni della periferia sia per i mercati azionari. Il rischio è che si arrivi a livelli molto alti per le azioni e molto bassi per gli spread l’anno prossimo. Alcuni governi europei hanno fatto ancora molto poco dal punto di vista delle riforme. L’Italia è il Paese più indietro tra i periferici per quanto riguarda le riforme del lavoro, dei prodotti, del sistema elettorale e delle banche. Il problema è che l’anno prossimo, quando i mercati avranno già apprezzato l’azione delle banche centrali, rimarrà solo il rischio che i governi facciano poco per gli investitori.
D. Le riforme portate avanti dal governo Letta sono incisive?
R. Finora c’è stata una focalizzazione su azioni di breve termine, soprattutto fiscali, per mantenere il deficit nei target Ue, ma ci sono state pochissime azioni per migliorare la produttività nel medio termine. Per esempio, la riforma del lavoro, l’apertura degli ordini professionali, la liberalizzazione dei prodotti, la riforma delle pensioni. Tutte queste cose sono state toccate in modo marginale e sono i punti sui quali bisogna lavorare in modo più incisivo per avere una crescita più alta in un Paese dove l’età media della popolazione sta aumentando. Tutte queste cose sono state sottolineate più volte da Bce e Fmi, ma si è fatto poco. Gli operatori internazionali stanno comprando bond italiani ma allo stesso tempo sono molto preoccupati per le riforme nel medio periodo.
D. Che cosa si aspetta dalla Bce e quali altre cartucce ha a disposizione Draghi?
R. La Bce ha altre munizioni per l’anno prossimo. Potrebbe tagliare ancora i tassi portandoli a zero e effettuare un altra Ltro per le banche. Per Rbs lo scenario resta quello di un altro taglio dei tassi nella prima metà del 2014 e un’altra Ltro nella seconda. Ma queste misure non avranno un effetto risolutivo sul mercato del credito. La politica monetaria in Europa dipende dalle banche, che rappresentano il 90% del credito, mentre in America tutto ha funzionato molto bene perché tagliando i tassi la Fed ha permesso alle aziende di finanziarsi con obbligazioni, che negli Usa rappresentano più della metà del credito. In Europa il credito funziona con le banche e queste non hanno abbastanza capitale, soprattutto nei Paesi periferici. L’azione più importante della Bce il prossimo anno sarà l’asset quality review e lo stress test sulle banche. Per far sì che queste azioni abbiano successo serve la massima cooperazione dai governi periferici che devono anche introdurre le riforme bancarie. Per esempio, la Spagna ha implementato il bail-in, in virtù del quale gli investitori privati prendono delle perdite, e una bad bank che ha raccolto gli asset pericolosi delle banche migliorandone i portafogli. L’Italia invece non ha fatto nessuna delle due cose e le sofferenze continuano a crescere. Senza queste azioni il problema si può protrarre per due o tre anni e le pmi continueranno ad avere difficoltà, a prescindere dal taglio dei tassi, che ha solo un effetto anestetico di breve termine.
D. Le banche italiane come si presenteranno all’appuntamento della Vigilanza bancaria europea unica nel 2014? E quanto conta per le banche italiane il fatto che nella revisione della qualità degli asset non conteranno i titoli di Stato?
R. Sui titoli di Stato circolano voci diverse. La Bce farà lo stress test sia sui titoli di Stato sia sui portafogli di prestiti. L’enfasi sarà sui prestiti alle pmi piuttosto che sui titoli di Stato, ma conteranno anche questi. Le banche italiane sono deboli negli stress test e nelle analisi che Rbs ha effettuato, basate su quello che potrebbe essere l’approccio Bce. Sono deboli perché hanno pochi profitti e tanta esposizione a sofferenze. Questa debolezza è causata dal fatto che il sistema non è stato consolidato; ci sono due banche grandi, le altre sono molto piccole e deboli. Non sono stati fatti né la bad bank né il bail-in, come invece è accaduto in Spagna e Irlanda. In questi due Paesi bad bank e bail-in hanno creato molta più trasparenza e hanno ridotto il premio a rischio. I multipli dei titoli azionari delle banche spagnole e irlandesi sono vicini a quelli degli istituti americani e inglesi. Quelli delle banche italiane sono tra i più bassi d’Europa; un approccio più trasparente potrebbe aiutarle nei prossimi mesi prima degli stress test.
D. Quali sono le priorità economiche per l’Ue nel 2014?
R. Rbs ha una visione positiva sull’Europa per il 2014. Vediamo una crescita intorno all’1%, con la Germania che cresce di più tra i Paesi del Nord Europa e la Spagna tra i Paesi periferici. Per una ripresa sostenibile è importante che i Paesi del Nord Europa supportino di più la periferia. Abbiamo già visto la Germania estendere gli aiuti a Grecia, Portogallo e Spagna con prestiti bilaterali alle pmi. L’Ue ha annunciato che ci saranno fino a 20 miliardi di supporto per i Paesi che attuano riforme. Sul fronte dei Paesi periferici servono più riforme su mercato del lavoro e consolidamento del sistema bancario e, nel caso dell’Italia, anche su un sistema elettorale che ha provocato molta instabilità politica negli ultimi anni. (riproduzione riservata)