di Simona D’Alessio  

 

Tempi sempre più amari per gli atipici: un milione 682 mila 867, che dal 2012 la crisi sfoltisce di 63 mila unità. E se l’emorragia di opportunità è inarrestabile per chi non ha potere contrattuale, né tutele, è iniquo anche il trattamento previdenziale, poiché i possessori di partita Iva riescono a versare cifre in decremento, facendo calare il gettito di oltre il 20% in un anno. È quanto emerge dal III rapporto dell’Osservatorio dei lavori delle associazioni 20 Maggio e Alta partecipazione, illustrato ieri, a Roma, attento monitoraggio sulla galassia di occupati non dipendenti, che evidenzia come sui 250 mila posti persi in sei anni circa 150 mila sono di giovani under29, ma colpisce anche l’aumento di oltre il 12% dei parasubordinati over 60, in prevalenza espulsi dal mercato a causa della congiuntura negativa, però «rientrati» da un’altra finestra, quella, cioè, dell’incarico flessibile, spesso mediante collaborazioni a progetto. E i guadagni sono bassi, poiché i quasi 650 mila co.co.pro. hanno entrate sui 9 mila 953 euro lordi annui a fronte della media complessiva di chi aderisce alla gestione separata dell’Inps di 18 mila 73 euro; soffrono i professionisti con partita Iva, i cui compensi scemano andando, in media, da poco più di 18 mila 800 euro a circa 15 mila 500 in dodici mesi (-17,7%).

Il primato dei parasubordinati spetta a due regioni, Lombardia e Lazio, dove se ne contano oltre 319 mila e 191 mila (tuttavia si registra un calo di circa il 5%), a seguire Emilia Romagna e Veneto (100 mila); se al Centro-Nord, si legge nel testo, gli atipici sono in discesa, salta all’occhio il progresso al Sud in cui, eccezion fatta per Basilicata e Molise, il segno è positivo (la Calabria segna +16,78%, la Puglia +10,71%).

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