La legge di stabilità prevede una riduzione, a partire dal periodo di imposta 2013, “della deducibilità fiscale in cinque anni dell’importo della variazione riserva sinistri relativa ai contratti di assicurazione dei rami Danni”, che al momento è deducibile in 18 anni.

Come già avvenuto nel settore bancario, dove gli istituti hanno ottenuto il taglio sulla deducibilità fiscale delle perdite sui crediti, portata da 18 a cinque anni, anche per le compagnie di assicurazione si terrà conto dei sinistri liquidati.

Si tratta comunque di benefici limitati dal punto di vista patrimoniale. Secondo i calcoli contenuti nella relazione tecnica al provvedimento nel 2013 ci dovrebbe essere un aggravio per le imprese di assicurazione di 33,2 milioni, che dovrebbe poi trasformarsi in un vantaggio crescente negli anni seguenti: 20,2 milioni nel 2014, 73,8 nel 2014 e 127,3 nel 2015, per salire a 180,9 milioni nel 2016.

Numeri che però sarebbero sovrastimati e comunque non certo in grado di compensare l’effetto negativo e immediato che potrebbe arrivare dall’annunciato aumento dell’Ires dal 27,5 al 36%.

Il Governo ha infatti elevato con decreto legge (per coprire il mancato gettito della seconda rata Imu sulle abitazioni principali), solo per il 2013, l’aliquota Ires facendola passare dal 27,5 al 36%, oltre ad aver innalzato anche l’acconto dell’Ires 2013 al 130%.

Il sistema bancario e assicurativo sono sul piede di guerra e minacciano il ricorso alla Corte di Giustizia europea. C

“Se fosse confermato l’aumento dell’aliquota Ires solo per le banche e le assicurazioni – precisa Aldo Minucci, presidente Ania – si tratterebbe di una norma discriminatoria con evidenti profili di incostituzionalità, e in ogni caso da comunicare preventivamente a Bruxelles in quanto si potrebbe configurare una violazione delle norme comunitarie in materia di aiuti di stato. Faremo valere le nostre ragioni in tutte le sedi istituzionali e giudiziarie”.

La norma, peraltro, secondo l’Ania, finisce per colpire in maniera selettiva e discriminatoria le imprese assicuratrici e bancarie profilandosi così problemi di uguaglianza di trattamento tributario del settore rispetto ad imprese di altri comparti, come ad esempio il manifatturiero.