di Anna Messia
Per Generali si tratta di un altro mattoncino nell’ambito del maxi-piano di dismissioni di asset non strategici annunciato dal ceo Mario Greco poco dopo il suo arrivo: «Abbiamo raggiunto 2,4 miliardi di proventi da cessioni da agosto 2012, il 60% del target di 4 miliardi previsto entro il 2015», ha detto ieri il numero uno del gruppo.
Per Cattolica si tratta invece di un’acquisizione che le consente di scalare la classifica di una posizione, dal quinto al quarto posto dei gruppi assicurativi italiani. L’operazione in questione è la compravendita di Fata Assicurazioni (anticipata da MF-Milano Finanza il 28 maggio), chiusa ieri a un prezzo di 179 milioni. Il valore rappresenta un multiplo di 1,4 volte il patrimonio netto 2012 della compagnia e di 12 volte l’utile atteso 2013. L’anno scorso il risultato netto di Fata era stato di 12 milioni. «L’acquisizione si inserisce in una strategia di una graduale ed equilibrata crescita del gruppo nel mercato italiano», ha commentato ieri il presidente di Cattolica, Paolo Bedoni, sottolineando le analogie con la compagnia veronese. Fata è un’assicurazione specializzata nel comparto agroalimentare, legata al territorio e alle piccole e media imprese, la stessa vocazione di Cattolica quindi.
Anche per dimensioni si tratta di una società alla sua portata, tanto che la compagnia di Verona ha deciso di non utilizzare l’opzione dell’aumento di capitale (già deliberato dall’assemblea fino a massimo di 500 milioni) tenendosi in mano la carta per altre occasioni che si dovessero presentare. I premi acquisiti saranno di circa 400 milioni (mentre le attività di Fata in Bulgaria e Romania, poco meno di 40 milioni, resteranno a Generali) consentendo a Cattolica di raggiungere premi Danni complessivi per oltre 2 miliardi. L’acquisizione sarà quindi realizzata in parte attingendo a disponibilità liquide e in parte tramite l’emissione di un prestito subordinato, già autorizzato per un importo massimo di 100 milioni. «Abbiamo preferito non chiedere niente ai soci», ha dichiarato l’amministratore delegato di Cattolica Giovan Battista Mazzucchelli, il quale a proposito dell’operazione ha chiarito che «l’intenzione è valorizzare il marchio e l’attività di Fata. Si tratta di una società che funziona e che ha una buona redditività, con una rete di distributori fidelizzata (circa 170 agenzie dislocate soprattutto nel Nord Italia, ndr) con cui potremo creare sinergie, per esempio ampliando l’offerta Fata anche al Vita».
Firmata questa operazione, Cattolica (che come consulenti ha avuto Société Générale e Mediobanca) tornerà a focalizzarsi sulla crescita interna (da gennaio a settembre i premi sono saliti del 22% a 3,2 miliardi e l’utile del 25% a 65 milioni), ma «se ci sarà qualche dossier interessante lo valuteremo», conclude Mazzucchelli, che si è già messo al lavoro per preparare il nuovo piano industriale triennale di Cattolica, che sarà presentato al mercato nel primo trimestre del 2014.
Per Generali (assistita da Kpmg) la cessione porterà un beneficio dello 0,6% dell’indice Solvency I, pari a fine ottobre scorso al 152% La compagnia ha poi fatto sapere che, nonostante la vendita di Fata, Generali rimarrà nel business dei rischi agricoli in Italia attraverso la rete di Generali Italia. (riproduzione riservata)