Il sistema assicurativo italiano è stato messo in sicurezza con le nuove regole prudenziali di Solvency II. Perché se è vero che le compagnie saranno costrette a nuovi sforzi, con un requisito di capitale che sarà circa il doppio rispetto a quello attuale, è altrettanto vero che per le compagnie italiane, che vantano già un buon cuscinetto di risorse patrimoniali in eccesso, non ci sono aumenti di capitale all’orizzonte.
Ieri l’Ania, l’associazione che rappresenta le imprese assicurative, vede con favore l’accordo raggiunto il 14 novembre scorso dal cosiddetto trilogo (Commissione, Parlamento e Consiglio europeo). L’associazione ha fornito qualche calcolo, anche se si tratta di stime approssimative, realizzate prendendo a riferimento i bilanci 2012 e l’attuale valore degli spread sui titoli di Stato. «Con Solvency I, a fine 2012, la richiesta di capitale era di 23 miliardi con una disponibilità di 50 miliardi», ha spiegato il direttore generale di Ania, Dario Focarelli, «Con Solvency II la richiesta sarebbe di circa 50 miliardi ma le disponibilità delle imprese (grazie alle diverse valutazioni di alcune voci, ndr) salirebbero a 75 miliardi». Cifra cui si possono aggiungere altri 8 miliardi ottenuti applicando il volatility balancer, che può essere previsto quando lo spread del debito sovrano supera i 100 punti base e quando supera di due volte quello medio dell’Eurozona. È il caso dell’Italia. (riproduzione riservata)