di Anna Messia
Se si guarda il numero dei professionisti, il mestiere di broker sembra godere di ottima salute: mentre gli agenti di assicurazione calano le imprese di brokeraggio aumentano. A fine 2012 gli iscritti nella sezione broker del Rui (il registro tenuto dall’Ivass) erano 1.377, l’11,4% in più del 2011 e in questi mesi hanno continuato a crescere. «Un segnale incoraggiante.
Dopo le maxi-fusioni delle compagnie italiane, più di qualche ex agente sceglie di diventare broker», commenta Carlo Marietti, salito alla presidenza Aiba lo scorso luglio, che sottolinea anche le nuove opportunità offerte ai broker dalla possibilità di collaborare con gli agenti. «Si sono aperte nuove frontiere», dice Marietti che però allo stesso tempo non nasconde le sfide che mettono a rischio la professione per gli anni a venire. Prima di tutto la crisi, che ha ridotto i guadagni. Poi c’è l’Europa, dove è entrata nel vivo la discussione per la nuova direttiva sull’intermediazione assicurativa. «Stiamo dando il nostro contributo al Bipar, la federazione europea degli intermediari, guardando in particolare a due aspetti», dice Marietti. Il primo riguarda la possibilità che, nonostante la definizione di una disciplina comunitaria, venga lasciata autonomia ai singoli Stati per declinare le norme. La seconda interessa l’annosa questione della trasparenza delle provvigioni riconosciute ai broker dalle assicurazioni. «Un’eccessiva autonomia ai singoli Stati potrebbe creare disparità tra i Paesi, costringendo le imprese italiane a fuggire oltre confine», avverte Marietti, che per quanto riguarda le provvigioni dice di non avere nessun timore sulla trasparenza, «un aspetto che a livello associativo stiamo valutando ma che non rappresenta un ostacolo insuperabile». Secondo il nuovo presidente Aiba, bisognerebbe prima di tutto distinguere tra polizze finanziarie, come le index, «dove il cliente è interessato a sapere quanto del suo patrimonio viene effettivamente investito», e polizze di puro rischio «dove questa esigenza è meno sentita». Si tratta, per ora, «di una posizione personale che condividerò presto in Aiba», puntualizza Marietti, che aggiunge di non voler apparire come chi si lamenta degli oneri. «Sono pronto allo sforzo», dice, «purché sia nell’interesse del cliente». Tanto che l’associazione domani a Milano organizzerà un incontro con il contributo di Kpmg proprio sulla compliance. Marietti sottolinea poi come le recenti concentrazioni societarie che hanno interessato il mercato assicurativo «hanno ridotto la competitività» e, in riferimento al nuovo organismo degli intermediari assicurativi che dovrà nascere nel 2014, guarda con attenzione a possibili orientamenti dell’Ivass che vadano a replicare quanto avvenuto nel settore dell’intermediazione creditizia. «Se ai broker venisse chiesto di operare come società di capitali, con un capitale minimo di 120 mila euro, come per i mediatori crediti sarebbe un non senso visto che i clienti dei broker sono già totalmente tutelati e metà degli iscritti all’albo verrebbero penalizzati. A danno della concorrenza». (riproduzione riservata)