di Carlo Giuro
I liberi professionisti rappresentano da sempre una delle categorie più evolute finanziariamente e più attente alla tematica previdenziale. Al momento però le adesioni ai fondi pensione sono inferiori anche alle limitate adesioni delle altre categorie professionali. Secondo l’ultima relazione della Covip i lavoratori autonomi (includendo in tale definizione anche i liberi professionisti) iscritti alla previdenza complementare ammontano a poco meno di 1,4 milioni, concentrati nei fondi pensione aperti e nei Pip. Il tasso di adesione a fine 2011, calcolato come rapporto tra iscritti e occupati, è risultato il 28,9% per i lavoratori dipendenti del settore privato e il 24,3% per i lavoratori autonomi. D’altronde l’esigenza di integrazione pensionistica è ben presente anche per il mondo delle libere professioni, colpiti anch’essi dalla stretta sulle pensioni di primo pilastro con l’introduzione del sistema contributivo. Inoltre, a differenza dei dipendenti, questi lavoratori non possono contare sul trattamento di fine rapporto. Ma quali sono le soluzioni cui possono accedere? La prima possibilità è quella dell’adesione in forma collettiva. Va rammentato come in base alla normativa vigente «le forme pensionistiche complementari possono essere istituite infatti da accordi fra lavoratori autonomi o liberi professionisti, promossi dai loro sindacati e da associazioni di rilievo almeno regionale». In quanto collettiva, questa adesione legittima il fondo pensione non solo all’applicazione di costi più favorevoli ma anche al riconoscimento delle prerogative civilistiche previste per le adesioni collettive (riscattabilità immediata della posizione per cessazione del rapporto di lavoro). Tradotto in stretta pratica il riferimento è alla costituzione di fondi pensione negoziali o alle adesioni collettive ai fondi pensione aperti. In questo scenario si inserisce la recente iniziativa della Cassa di previdenza e assistenza dei geometri che ha costituito il fondo pensione Futura dedicato ai suoi circa 96 mila iscritti che entra ora nella fase autorizzativa presso la Covip. Potranno aderire tutti gli iscritti alla Cassa italiana di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti e i soggetti fiscalmente a carico degli iscritti aderenti al fondo. Va evidenziato come l’iniziativa si collochi nell’alveo di altre iniziative precedenti nel mondo della previdenza collettiva da parte del mondo libero professionale. Vi è però al momento un’unica iniziativa in forma collettiva operativa, quella del Fondo Sanità, fondo pensione rivolto alle professioni sanitarie. Possono aderire al fondo i medici e gli odontoiatri iscritti all’Enpam, gli infermieri iscritti all’Enpapi, i farmacisti iscritti all’Enpaf, gli infermieri professionali, gli assistenti sanitari e le vigilatrici di infanzia iscritti alla Federazione nazionale dei collegi Ipasvi, nonché i veterinari iscritti Sivemp che esercitano legalmente la professione in Italia. Possono, inoltre, aderire al fondo i soggetti fiscalmente a carico degli iscritti. Continuano a rimanere associati al fondo i pensionati diretti, acquisendo la qualifica di aderenti pensionati. Secondo dati Covip a fine 2011 gli aderenti erano 3974 su 800 mila potenziali iscritti con un tasso di adesione del 4,6% . I liberi professionisti possono poi aderire a forme di previdenza individuale vale a dire fondi pensione aperti e pip (piani individuali di previdenza realizzati attraverso contratti assicurativi). Nella scelta vanno considerati la struttura finanziaria del prodotto, i rendimenti, i costi, le rendite e le eventuali garanzie assicurative offerte. Va valutata in primo luogo l’efficienza finanziaria, ovvero la presenza di più linee di investimento dei contributi in maniera tale da poter attivare un percorso life cycle (linee azionarie a inizio carriera per poi progressivamente evolvere a linee più tranquille). Tale circostanza costituirebbe indubbiamente un plus nei confronti di risparmiatori pigri o non sufficientemente addentro alle nozioni di carattere finanziario per potere decidere in autonomia il timing di eventuali switch. Interessante rilievo può avere poi la presenza anche negli strumenti a carattere individuale di linee con garanzia di conservazione del capitale e/o a rendimento minimo garantito. Altro elemento da valutare nella scelta di una soluzione individuale sono i rendimenti, sia in senso assoluto che in relazione al benchmark, conseguiti in un arco temporale di tre-cinque anni, intervallo di tempo significativo per valutare la bontà della gestione finanziaria. Altro capitolo delicato è quello dei costi. Alla luce della nuova normativa, le forme di previdenza debbano esporre nella propria documentazione contrattuale l’Indicatore sintetico di costo (Isc) disponibile anche sul sito dell’Autorità di vigilanza (www.covip.it). L’Isc riassume in un unico dato, declinato secondo quattro possibili periodi di adesione allo strumento (2,5,10 e 35 anni) l’ammontare dei costi sostenuti. Si conferisce così maggiore trasparenza dando possibilità di confronto tra le diverse forme, riassumendo in un unico parametro rappresentativo l’architettura dei costi di fondi pensione aperti (commissioni di sottoscrizione, di switch, di gestione e di performance) e pip (caricamenti, commissioni di gestione). In precedenza, ed ancora permane nella documentazione dei fondi pensione aperti, un tentativo di sintesi era offerta dal Ter (Total expenses ratio), indicatore che esprime i costi sostenuti nell’anno in percentuale sul patrimonio alla fine del periodo considerato, ad eccezione di oneri di negoziazione, oneri fiscali, oneri direttamente a carico dell’aderente evidenziati separatamente. Ulteriore profilo di possibile differenziazione è legato alla conversione in prestazione pensionistica del montate accumulato. Vanno presi in considerazione non solo i coefficienti demografici adottati, ma anche le diverse tipologie di rendita offerte dallo strumento (vitalizia tout court, rendita reversibile, rendita certa per o 10 anni, rendita con controassicurazione), in maniera tale da potere realmente calare anche il momento della erogazione sulle proprie esigenze. (riproduzione riservata)