C’è una sorpresa per il mondo del risparmio gestito all’interno dell’ultima versione del disegno di legge Stabilità. L’hanno introdotta i due relatori di maggioranza con un emendamento che riscrive l’intera parte fiscale del provvedimento. Le gestioni individuali dei portafogli non saranno più esenti dall’applicazione dell’Iva.
Un cambiamento che, secondo i due relatori, Renato Brunetta del Pdl e Pierpaolo Baretta del Pd, dovrebbe portare alle casse dello Stato un gettito di 67 milioni all’anno, sempreché le società di gestione e le banche per evitare l’aggravio non decidano di smontare le gestioni e di vendere ai propri clienti i singoli titoli, attività che resta esente dall’applicazione dell’Iva.
L’imposta verrebbe applicata alla commissione che la banca o l’intermediario incassano dal cliente (di solito quelli più facoltosi) per la gestione dei propri patrimoni. «Stiamo ancora calcolando l’impatto che questa novità potrà avere sulle banche e sulle sgr», dice Alessia Angela Zanatto, associato PricewaterhouseCoopers Tax and Legal, responsabile Iva e Servizi finanziari. «È comunque prematuro prevedere se ci saranno modifiche nelle strategie commerciali», aggiunge Zanatto, spiegando che «il provvedimento prende spunto da una sentenza della Corte di giustizia Ue dello scorso luglio, che aveva dato ragione al ministero delle Finanze tedesco contro le gestioni individuali di Deutsche Bank».
L’emendamento dei relatori, atteso da giorni in commissione Bilancio della Camera, in realtà riscrive quasi interamente l’impianto del ddl, recuperando 4,5 miliardi per il 2013 (che salgono a 6,7 e 6,2 nei due anni successivi), sopprimendo la riduzione di un punto delle aliquote Irpef dei due primi scaglioni, ma anche sforbiciando di 250 milioni il fondo per gli affitti per le sedi della pubblica amministrazione. Altri 54 milioni, infine, saranno recuperati riducendo un po’ il contingente di gasolio tassato al 10% per gli autotrasportatori.
Fin qui i risparmi, che serviranno a compensare l’abrogazione della franchigia fiscale a 250 euro per deduzioni e detrazioni (1,56 miliardi di valore solo per il 2013), cancellata assieme al tetto massimo per le stesse che il ddl aveva fissato in 3 mila euro. Un altro miliardo e rotti (precisamente 1.162 milioni) serviranno per evitare l’aumento dell’aliquota Iva dal 10 all’11%, una cifra di poco superiore a quella che serve per finanziare un aumento di 180 euro per le detrazioni sui figli a carico. Poi dal 2014 i saranno impegnati per finanziare l’esenzione dell’Irap per le imprese individuali e senza dipendenti (la dotazione del fondo sarà di 248 milioni di euro per il 2014 e altri 292 milioni per il 2015). Più consistente la riduzione del cuneo Irap per i soggetti di modesta dimensione, che scatterà comunque anch’essa dal 2014 (709 milioni) e proseguirà l’anno successivo (810 milioni). Stesso orizzonte temporale per il fondo sull’incentivazione fiscale della produttività (600 milioni nel 2014, 200 nel 2015). Aumentano a 7.500 euro, infine, le deduzioni fiscali forfettarie per le assunzioni a tempo indeterminato, mentre per le donne e i giovani sotto i 35 anni salgono a 13.500 euro. Al Sud le agevolazioni fiscali arrivano invece a 15 mila euro, e per gli under 35 fino a 21 mila euro. La discussione in commissione proseguirà questa settimana ma il testo sarà già in aula la prossima quando il governo, da martedì 21, chiederà tre diverse votazioni di fiducia per blindare il disegno di legge. (riproduzione riservata)