Nei primi nove mesi del 2012 sono state 233 le navi che, in tutto il mondo, hanno subito un attacco da parte dei pirati: 125 sono state abbordate, 24 sequestrate, 26 colpite da armi da fuoco e 58 hanno subito un tentativo di aggressione. La cifra è la meno consistente dal 2008, quando gli attacchi furono 199. Malgrado il fenomeno rifletta un netto miglioramento, restano, comunque, preoccupanti i dati che interessano la salute e l’integrità dei marittimi, con sei uomini uccisi e 448 presi in ostaggio. Sono queste alcune delle principali cifre diffuse dal rapporto periodico dell’International maritime bureau (Imb).
In Somalia 20 prigionieri sequestrati da oltre 30 mesi. Particolarmente confortante l’analisi che interessa l’area della Somalia, del golfo di Aden e del Mar Rosso, da sempre la più infestata da questa tipologia di criminali: pur restando acque ad alto rischio, nella zona si segnala una sensibile repressione del fenomeno, con 70 unità navali assaltate rispetto alle 199 dello stesso periodo del 2011. Al 30 settembre scorso sono undici le imbarcazioni ancora nelle mani dei predoni, con 167 marittimi in ostaggio a bordo e almeno 21 a terra. Oltre 20 prigionieri sono in stato di cattività da oltre 30 mesi.
Funziona l’impiego delle guardie armate. A giustificare questo generale miglioramento, secondo l’Imb, gli interventi delle flotte navali internazionali, l’impiego di guardie armate sulle navi e il ricorso a misure di sicurezza a bordo più rigide. È troppo presto, però, per cantare vittoria. “È una buona notizia che i sequestri siano calati – ha rilevato il direttore dell’IMB, Pottengal Mukundan – ma non ci può essere spazio per l’autocompiacimento: queste acque sono ancora assolutamente ad alto rischio e la presenza navale deve essere mantenuta”.
Le nuove aree a rischio: golfo di Guinea, Benin e Togo. Se in Somalia la situazione è in miglioramento, spiccano, invece, per l’alto tasso di pericolosità il golfo di Guinea, dove stanno aumentando gli assalti violenti e i sequestri (34 incidenti da gennaio a settembre, rispetto ai 30 del 2011), Benin e Togo. Questi attacchi – spesso violenti – sono finalizzati a rubare prodotti petroliferi raffinati e in genere, i pirati, dopo avere sequestrato la nave, danneggiano le attrezzature di bordo per coprire le loro tracce. Altra zona, infine, a rischio è l’Indonesia, dove nei primi nove mesi sono stati registrati 51 assalti (contro i 46 del 2011).
Fonte: INAIL