di Luisa Leone e Anna Messia
L’Italia non è e non sarà la Spagna o gli Stati Uniti. I prezzi degli immobili, nonostante la brusca frenata delle compravendite, stanno tenendo. E in ogni caso il rischio che un ipotetico forte calo dei prezzi delle case possa dare luogo a diffusi fenomeni di insolvenza è relativamente contenuto. Le rassicurazioni sono arrivate ieri dalla Banca D’Italia, che nel consueto rapporto sulla stabilità finanziaria ha rilevato chela consistenza dei mutui in Italia, per due terzi a tasso variabile, ammontava lo scorso agosto a 280 miliardi, pari al 18% del credito bancario complessivo. Una soglia molto più bassa del 40% raggiunto dalla Francia e dalla Germania o al 35% della Spagna. A scongiurare il pericolo che le banche possano subire i danni delle crisi del mattone, osserva ancora l’istituto guidato da Ignazio Visco, contribuisce il fatto che l’indebitamento complessivo delle famiglie italiane, in rapporto al reddito disponibile, è tra i più bassi dei Paesi industriali e fa capo per lo più a nuclei familiari con solide condizioni finanziarie. Da ultimo viene sottolineato che le politiche di erogazione dei mutui immobiliari da parte degli intermediari italiani sono tradizionalmente prudenti. Qualche grattacapo in più arriva dai prestiti alle imprese di costruzione (150 miliardi) e agli intermediari del settore (120 miliardi), che stanno soffrendo: ad agosto, per esempio, il 16% dei prestiti alle aziende edili era in sofferenza e un altro 14% presentava anomalie. Anche in questo caso, però, non c’è da allarmarsi perché, anche se come teme Confindustria «i prezzi calassero del 7%», ha dichiarato ieri il vice direttore generale di Banca d’Italia, Fabio Panetta, «la discesa sarebbe assorbibile dalle banche». Banche che però stanno soffrendo del calo del pil. E la Banca d’Italia, da canto suo, sta anche intensificando il già assiduo lavoro sulla verifica dell’adeguatezza delle rettifiche di valore apportate dai singoli intermediari. Nei primi sei mesi dell’anno un quinto dei crediti delle banche ispezionate da Bankitalia sono stati riqualificati con parametri più stringenti per tenere conto delle osservazioni dei controllori. Mentre alle banche che presentano tassi di copertura inadeguati sono stati richiesti rapidi interventi correttivi per rientrare nei rigidi paletti fissati dalla Banca d’Italia, la cui posizione «nel percorso verso l’unione bancaria europea viene considerata una delle best practice a cui ispirarsi ». Va rilevato che per la prima volta il rapporto di stabilità si occupa anche di assicurazioni, alla luce dell’imminente passaggio dell’Isvap sotto al direzione di Via Nazionale con la nascita dell’Ivass. Il settore assicurativo ha una situazione patrimoniale solida, nonostante una raccolta premi sfavorevole. Ma sulle compagnie, così come sulle banche, aleggia un pericolo: l’incertezza dell’evoluzione del quadro politico in Italia, che potrebbe provocare una ripresa dello spread a danno del Paese. Un aumento di 100 punti base sui titoli a 10 anni e di 50 punti per quelli annuali farebbero contrarre il prodotto interno lordo di un ulteriore 0,3% l’anno prossimo e nel 2014. (riproduzione riservata)