Tre anni e 10 mesi per Giovanni Consorte, tre anni e sei mesi per Antonio Fazio, condanne anche per Francesco Gaetano Caltagirone, Ivano Sacchetti, Carlo Cimbri e altre 9 persone.
Si chiude così il primo grado del processo per il tentativo di scalata alla Bnl da parte di Unipol nella famosa estate del 2005 dei “furbetti del quartierino”.
La Prima Sezione Penale del Tribunale di Milano nella sentenza ha dichiarato “Antonio Fazio, Giovanni Consorte, Ivano Sacchetti, Carlo Cimbri, Vito Bonsignore, Francesco Gaetano Caltagirone, Danilo Coppola, Emilio Gnutti, Guido Leoni, Ettore Lonati, Tiberio Lonati, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto colpevoli dei reati loro ascritti, nell’ambito del processo Unipol/Bnl relativo al tentativo di scalata della compagnia assicurativa all’istituto di credito”.
Il collegio presieduto da Giovanna Ichino ha condannato quindi l’ex Governatore di Bankitalia Fazio a 3 anni e 6 mesi di reclusione e un milione di euro di multa; l’ex Presidente di Unipol, Giovanni Consorte, a 3 anni e 10 mesi di reclusione e 1,3 milioni di multa; l’ex vice presidente della compagnia assicurativa Sacchetti e Cimbri a 3 anni e 7 mesi e un milione di euro di multa ciascuno; Bonsignore, Gnutti, Leoni, i fratelli Lonati e gli immobiliaristi Ricucci, Caltagirone, Coppola e Statuto sono stati invece condannati a 3 anni e 6 mesi, oltre al pagamento di 900.000 euro ciascuno.
Il collegio ha inoltre condannato gli imputati al pagamento delle spese processuali e li ha dichiarati interdetti dai pubblici uffici per 5 anni, nonche’ dalla professione, dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese e incapaci di contrattare con la Pubblica Amministrazione per due anni.
La prima Sezione Penale del Tribunale ha poi condannato “Consorte, Sacchetti, Cimbri, Bonsignore, Caltagirone, Coppola, Ricucci, i due Lonati, Statuto e Fazio al risarcimento in solido dei danni nei confronti del Banco di Bilbao Vizcaya, nonche’ al pagamento di una provvisionale – immediatamente esecutiva – pari a 15 milioni di euro. Il collegio ha inoltre condannato gli imputati alla rifusione delle spese processuali sostenute dall’istituto di credito portoghese, che ammontano a 120.000 euro”.
Il Tribunale ha inoltre condannato “Consorte, Sacchetti e Cimbri al risarcimento in solido dei danni nei confronti della Consob, pari a 120.000 euro, nonché alla rifusione delle spese processuali, pari a 30.000 euro”. Il Collegio ha anche respinto “la richiesta di risarcimento danni formulata da Geremia Marco Bava e Pierluigi Zola”.
Assolti invece Giovanni Berneschi (B.Carige), Filippo De Nicolais (ex manager Deutsche Bank), Francesco Frasca (ex capo vigilanza Bankitalia), Rafael Gil-Alberdi (ex manager Deutsche Bank), Giulio Grazioli, Divo Gronchi (ex d.g. B.Popolare), Pierluigi Stefanini e Gianni Zonin (B.P.Vicenza).
Per quanto riguarda le persone giuridiche, il Tribunale di Milano ha dichiarato “Unipol, B.P.E.Romagna e Hopa, responsabili degli illeciti amministrativi relativi al tentativo di scalata della compagnia assicurativa a Bnl, istituto di credito poi passato sotto il controllo di Bnp Paribas”. Il collegio ha condannato Unipol al pagamento di una sanzione pecuniaria paria a 720.000 euro, B.P.E.Romagna al pagamento di 270.000 euro, mentre Hopa dovrà rifondere 480.000 euro. Il tribunale ha infine escluso “le responsabilità amministrative di B.Carige, Deutsche Bank Ag London, B.P.Vicenza e Coop “Adriatica”, indicando in 45 giorni il termine per il deposito della motivazione.
Costernazione e stupore da parte dei legali di Consorte e Fazio, Giovanni Dedola e Roberto Borgogno. Il primo ha infatti dichiarato che la sentenza appare “inspiegabile. Siamo convinti che non trovi spiegazioni”. Il secondo ha riferito che l’ex governatore di Bankitalia “è sempre più costernato. Non si dà giustificazioni per la sentenza”.
I legali difensori di Unipol, attraverso una nota, hanno fatto sapere che “l’odierna sentenza emessa dal Tribunale di Milano offre una lettura della vicenda Bnl assolutamente non condivisibile, in quanto non tiene conto delle evidenze emerse nel corso del dibattimento, ma si limita a recepire le infondate tesi accusatorie. Restiamo in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, dopodiché certamente verrà proposto appello, confidando che già nel successivo grado di giudizio venga riconosciuta la non colpevolezza di Unipol e la piena liceità dell’operato dei suoi rappresentanti”.
“Sono assolutamente sorpreso della sentenza che mi vede colpevole, nella mia qualità di
amministratore, di reati che non ho mai commesso”, ha dichiarato Giovanni Consorte in una nota. “Sorpreso e sereno, perché non solo ho la certezza di non aver fatto nulla di scorretto, ma posso tranquillamente affermare che nulla è emerso a supporto delle tesi dell’accusa durante il processo”.
Consorte, che attende di leggere le motivazioni, ha sottolineato l’anomalia di aver inserito nella sentenza
di primo grado una previsionale di 15 milioni a favore di una delle principali banche europee, la BBVA. Una clausola che normalmente è prevista nel caso in cui i danneggiati siano quantomeno indigenti. Difficile da immaginare per un Istituto di credito europeo tra i più importanti, che dall’operazione BNL ha guadagnato 550 milioni di euro, precisa Consorte.
“Quattro sentenze di Corte d’Appello affermano che non c’è stato patto occulto, la Consob non si è costituita parte civile sull’aggiotaggio; l’insider trading informativo è legato ai contatti che i politici hanno sempre cercato di avere con me in quel periodo, politici ai quali non è stato rivelato nulla che non fosse già divulgato dai Media.
Di una cosa sono certo, c’era un teorema che sosteneva il collegamento tra l’operazione Antonveneta e BNL. Questo non solo non é stato dimostrato ma la sostanza è che si sono perse due occasioni importanti per il Paese: Antonveneta è stata venduta agli olandesi e ricomprata da MPS a caro prezzo e BNL ai francesi”.
“Se avessimo fatto l’operazione, conclude Consorte, ci sarebbe oggi un grande gruppo bancario e assicurativo. Italiano”.