La società, che lavora con banche internazionali, deve fare i conti con la minore credibilità del Paese e anche col rialzo degli spread sul debito pubblico. L’utile cala a 117,3 milioni ma in linea con il piano industriale 

di Anna Messia

 

Non è facile di questi tempi fare affari quando il biglietto da visita che si presenta al momento della stretta di mano è quello dello Stato italiano. Ne sanno qualcosa alla Sace, il gruppo interamente controllato dal Tesoro, che lavora nell’assicurazione del credito e garantisce i pagamenti di oltre 20 mila imprese italiane che partecipano a progetti all’estero, in più di 180 Paesi del mondo.

A settembre scorso Sace spa ha registrato premi per 241,7 milioni, in calo del 37,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre il risultato del conto tecnico è stato di 247 milioni, in flessione del 31,33%. Una contrazione che si è accentuata soprattutto da metà settembre. Da quando cioè le agenzie di rating internazionali hanno ridotto il giudizio sullo Stato italiano che, a cascata, ha inciso sul rating della partecipata pubblica (che per Fitch è A- ). E da un giorno all’altro molti dei contratti che il gruppo guidato da Alessandro Castellano era sul punto di firmare si sono arenati, perché le banche internazionali, con cui Sace lavora per le operazioni all’estero, hanno iniziato a considerare la garanzia offerta dalla compagnia meno appetibile. Un problema non solo per i conti della Spa ma soprattutto per le imprese italiane che rischiano di non avere più accesso ai finanziamenti.
Sui conti Sace, invece, almeno per ora, l’effetto non è stato poi così dirompente, nonostante sul bilancio abbia pesato anche l’andamento negativo della gestione finanziaria, soprattutto a causa dei 3,9 miliardi di titoli di Stato italiani che la compagnia ha in portafoglio. Titoli che hanno perso valore in conseguenza dell’aumento degli spread dei Btp rispetto al Bund tedesco. Eppure la Spa è riuscita a chiudere i nove mesi con un utile netto di 117,3 milioni (-54% rispetto a settembre 2010), e il risultato si è tenuto comunque in linea con il piano industriale prudenziale che era stato preparato dal management. Bene sono andati anche i sinistri che, al netto dei recuperi, si sono attestati a 50,2 milioni, in calo del 67,7% rispetto ai 155 milioni di un anno fa. Nelle casse della società, che pure negli anni passati ha pagato ricche cedole al Tesoro (dal 2004 a oggi, tra dividendi e restituzioni di capitale, circa 5,4 miliardi), ci sono poi 7,2 miliardi di liquidità. Un tesoretto che dà stabilità a Sace e al quale, ormai non è un mistero, l’azionista, sta guardando con molto interesse in questo periodo difficile per le finanze pubbliche. Ieri intanto la società ha fatto sapere che dal primo dicembre, Carlo Ambrogio Favero, professore di Finanza alla Bocconi, sarà advisor di Sace per le strategie di gestione finanziaria e di risk management. (riproduzione riservata)