In occasione di un’audizione al Senato, Fabio Cerchiai, presidente dell’ANIA, si è soffermato a spiegare la “situazione di criticità in cui versa l’assicurazione r.c. auto, che nel dibattito generale e mediatico continua ad essere affrontata come se il problema dei prezzi (sulla cui reale dinamica mi soffermerò di seguito) potesse essere scisso dal problema degli elevati costi dei risarcimenti che, solo in parte, sono imputabili alle frodi e alle speculazioni diffuse”
I problemi riguardano principalmente:
o l’assenza fino ad oggi di strumenti efficaci per combattere le frodi;
o l’abnorme numero dei danni alla persona di lievissima entità di origine speculativa;
o il ritardo nell’emanazione della disciplina per il risarcimento dei danni alla persona di più grave entità;
o le norme tecnicamente sbagliate come quella che ha alterato il sistema bonus/malus o come quella che ha aumentato i costi di distribuzione mediante l’introduzione del divieto di monomandato agenziale;
o le incertezze normative e giurisprudenziali che hanno minato il sistema di risarcimento diretto;
o le carenze macroscopiche ed i ritardi della giustizia civile.
“Come è possibile continuare a dibattere di prezzi, come se gli stessi fossero indipendenti dai costi?” Continua Cerchiai. “ Non si possono continuare a trascurare le cause della distorsione del sistema risarcitorio. della r.c. auto, imputando alle sole compagnie la responsabilità della situazione. Non è credibile. Anche i cittadini hanno oramai compreso che intorno alla r.c. auto gravitano gli interessi di alcune categorie che lucrano sul sistema grazie ai limiti o all’eccessiva generosità della normativa in vigore. Come si può invocare la riduzione dei prezzi delle polizze e disinteressarsi delle cause degli alti costi di risarcimento?”
Cerchiai si sofferma a commentare le critiche relative alla prossima emanazione delle tabelle di legge per la valutazione economica e medico legale dei danni alla persona di natura non patrimoniale per le lesioni gravi derivanti dalla circolazione dei veicoli, critiche che riguardano la prospettata riduzione economica dei risarcimenti, rispetto ai valori riconosciuti finora dalla prassi giurisprudenziale. Su questo argomento Cerchiai sostiene che “disquisire sulla congruità dei valori economici ai fini dell’equo e integrale risarcimento del danno alla persona di natura non patrimoniale è un esercizio che non può condurre a risultati di certezza assoluta, in considerazione dell’incommensurabilità del bene persona. Non si tratta del danno patrimoniale (le perdite economiche subite, il mancato reddito, le spese mediche affrontate a seguito della lesione) che continuano ad essere accertabili agevolmente, ma del danno che in assoluto è di più difficile quantificazione. Il valore dell’uomo, un bene in astratto non monetizzabile, ma che pure deve formare oggetto di una valutazione economica ai fini del risarcimento. E allorché deve essere monetizzato, non può che formare oggetto di una “convenzione”. Vale a dire di un atto che esprima una condivisione sociale ed economica dei valori da applicare, coniugando principi di equità e di sostenibilità del sistema.
I valori economici, nel rispetto di una congruità e una proporzione di fondo riguardo alla gravità della lesione, vanno valutati anche in relazione alle risorse che la collettività può esprimere in un determinato contesto storico. Andare oltre significherebbe superare la soglia di sostenibilità del sistema risarcitorio. Solo il legislatore, e non certo i tribunali, può realizzare il contemperamento tra gli interessi in gioco.
La circolazione dei veicoli di per sé comporta due tipi di interessi contrapposti: il diritto di circolare e il diritto di essere risarciti per i danni eventualmente subiti dalla circolazione. Il sistema assicurativo è chiamato a conseguire un livello di equilibrio tra le risorse disponibili per assicurarsi e le risorse necessarie per risarcire le vittime. La sostenibilità economica del sistema di protezione assicurativa dipende quindi anche dai livelli economici dei risarcimenti dei danni alla persona. A maggiori livelli di protezione corrispondono, ovviamente, maggiori risorse da acquisire dai premi assicurativi.
E’ questa l’equazione che deve essere risolta quando si affronta il problema, certo di elevato valore sociale, della tutela delle vittime. Scindere la questione prezzi da quella dei costi è un approccio illogico e errato”.
La ripresa all’aumento dei prezzi è iniziata nel 2010 e sta proseguendo nel 2011, dopo cinque anni consecutivi di riduzione. Gli aumenti, secondo l’ANIA, si sono resi necessari per il forte deterioramento della gestione tecnica: “su 100 euro di premi incassati, le imprese nel 2009 ne hanno spesi 108. Nel 2010 su 100 euro di premi incassati ne hanno spesi 106. In due anni le imprese hanno perduto oltre un miliardo di euro.
Non si può e non si deve chiedere alle imprese di assicurazione di avere sistematicamente perdite. La conseguenza sarebbe il crollo del mercato e le ricadute sarebbero devastanti per i danneggiati, per gli assicurati e per il sistema paese, considerato il ruolo che le imprese di assicurazione svolgono, come è riconosciuto unanimemente, quali investitori istituzionali e fornitori di protezione e di garanzie”.
Nel 2010, continua Cerchiai, l’aumento medio del prezzo della copertura r.c. auto è stato del 4,8%. Nei primi sei mesi del 2011, l’aumento calcolato su base annua è del 5,7%. Anche i dati dell’ISTAT, che analizza i prezzi di listino (le tariffe) praticati da tutte le imprese nei numerosi comuni che costituiscono il campione statistico oggetto di rilevazione, mostrano a settembre 2011 un aumento tendenziale su base annua del 5,43%.
“La riduzione della frequenza sinistri che si sta registrando nell’ultimo anno fa auspicare una tendenziale stabilizzazione del prezzo della r.c. auto nel corso del 2012, anche se i problemi strutturali di sempre non inducono all’ottimismo”.
Riguardo al Ddl Antifrode licenziato dalla Camera e all’esame della commissione Industria del Senato “se restasse così darebbe luogo a un apparato burocratico di limitata utilità’‘, osserva Fabio Cerchiai: “Privo di concreti poteri investigativi e di risorse di personale specializzato”. Secondo l’Ania, serve una serie di interventi correttivi al testo per fare di “un gruppo di lavoro a composizione prevalentemente amministrativa’ un ‘organismo antifrode”. Se il testo non cambierà, si rischia, inoltre, di introdurre ulteriori costi per il settore ‘senza raggiungere il risultato di un significativo contenimento dei costi.
Per l’agenzia Antifrode assicurativa l’ANIA ha in mente un modello ben preciso: è il modello della Dia. L’Agenzia deve avere poteri investigativi e “deve essere una componente della magistratura” spiega Cerchiai sottolineando che quello delle frodi nel settore “è un problema sociale da risolvere una volta per tutte”. Per l’agenzia può andare bene anche l’ISVAP, se viene strutturata di personale, aggiunge Cerchiai che sottolinea l’importanza dell’investigazione: “Se si vuole prevenire le frodi non bisogna aspettare il sinistro sospetto. Ci vuole attività sistemica sulla banca dati che, interrogata, dà tante risposte” come, ad esempio, i testimoni oculari ‘seriali’ di incidenti stradali.