Si è riaperto ufficialmente il percorso per la definizione della nuova Mifid (o Mifid II) con la pubblicazione della proposta di modifica della direttiva che andrà a sostituire la prima versione del 2007 (markets in financial instruments directive). È il segno del fatto che gli obiettivi che il precedente provvedimento si era posto non sono stati conseguiti o non hanno colto nel segno. Trasparenza, efficienza e integrazione dei mercati finanziari, riduzione dei costi erano i baluardi della direttiva 2007, rimasti quasi sulla carta, seppur per cause non strettamente legate alla sostanza del provvedimento ma connesse ai profondi cambiamenti intervenuti nell’economia reale a seguito dell’entrata in vigore del provvedimento. Ne sono conseguiti (1) un impianto normativo trasparente ma anche complesso, (2) un’efficienza frustrata dall’incertezza applicativa delle regole, (3) un aumento dei costi, sia a livello organizzativo che di compliance. La nuova proposta vuole aumentare il livello di efficienza, integrità e trasparenza dei mercati, specie quelli meno regolamentati e, quindi, rafforzare la tutela degli investitori. Tra le novità principali c’è la proposta di introdurre nella Mifid II la disciplina sui sistemi di scambi organizzati (mercati di negoziazione interni alle banche, per i quali sono ora previsti obblighi informativi e di trasparenza meno stringenti rispetto a quelli previsti per i mercati regolamentati). In generale, comunque, saranno definite regole di funzionamento più chiare per tutte le attività di negoziazione; in primis, regole più stringenti per gli intermediari per i quali saranno stabiliti standard più rigorosi per la prestazione del servizio di gestione portafogli, del servizio di consulenza per gli investimenti in titoli e per l’offerta di prodotti finanziari complessi. Ma il processo normativo avviato porterà gli intermediari a dover rimettere mano anche alla propria struttura organizzativa, in quanto le nuove norme comporteranno un obbligo di revisione del governo societario e delle regole sulla responsabilità dei dirigenti. Probabilmente, però, l’intervento più incisivo è quello volto ad attribuire alle Authorities preposte poteri di vigilanza speciali tali da riuscire a vietare agli intermediari, in determinate condizioni, la vendita di prodotti e servizi che possano ledere in maniera grave gli interessi degli investitori nonché la stabilità del mercato.
Certo, non sorprende la volontà di migliorare un meccanismo normativo che non ha dato i frutti sperati. A sorprendere, in generale, è la volontà d’introdurre ancora nuove regole che, nell’insieme, fanno ormai troppe regole. Sorprende (ma non troppo, poi) il fatto che in tempi in cui i mercati sembrano richiedere soluzioni urgenti ed immediate, si continui a pensare a strumenti che richiedono tempi lunghi sia di gestazione che per la constatazione degli effetti favorevoli sul campo. La vecchia Mifid, a distanza di quattro anni dalla sua entrata in vigore, non c’è ancora riuscita e in vista della Mifid II e dato il momento storico, sorprende la volontà di attendere ancora gli esiti di un iter normativo che non vedrà la sua conclusione prima della fine del 2012.