Il Bipar, Bureau international des producteurs d’assurances et de réassurances, ha elaborato, di concerto con le 50 associazioni rappresentate, le proprie osservazioni alla proposta di direttiva Mifid 2. L’analisi del Bipar è incentrata sulla categoria delle imprese di investimento che potrebbero risultare esenti dall’applicazione della Mifid, ovvero quelle che non gestiscono direttamente l’investimento del capitale ricevuto dal cliente nei prodotti finanziari tra le quali potrebbero essere annoverati le imprese di intermediazione anche nel settore assicurativo. Punto centrale delle osservazioni del Bipar è la qualificazione «indipendente» della consulenza che rischia di prestarsi a controverse interpretazioni nelle varie legislazioni nazionali. Pertanto la Federazione proporrà che le informazioni che l’intermediario presenterà al cliente saranno valutate caso per caso e sulla base del contratto proposto, senza qualificare a priori «indipendente» soltanto il consulente che opera su mandato del cliente e per converso ammettere anche che i consulenti che operano su mandato dell’impresa possano fondare l’analisi su un numero sufficientemente largo di strumenti finanziari disponibili sul mercato. Riguardo, poi, al divieto di provvigioni per i consulenti «indipendenti», anche in questo caso il Bipar proporrà che il modello remunerativo sia lasciato all’autonomia delle parti per evitare da un lato gli effetti già verificatisi con il netquoting e dall’altro per lasciare spazi aperti agli intermediari siano essi operanti come agenti che come broker in vista di un mercato aperto e moderno. Il Bipar chiede che alle imprese esentabili dalla Mifid non vengano applicate le norme sugli schemi di compensazione, sui requisiti di dotazione di capitale iniziale, sul reporting (le comunicazioni periodiche al cliente ad esempio sulla complessità e gestione del prodotto finanziario potrebbero invece essere un servizio aggiuntivo proposto al cliente). Il Bureau contrasta l’interpretazione della norma «Execution only», secondo cui le imprese esentabili dalla Mifid possano solo fornire servizi di consulenza limitatamente a determinati prodotti di investimento, sostenendo invece che il cliente debba essere libero di scegliere il servizio di «execution only» e quindi di trasmettere l’ordine senza richiedere anche la consulenza dell’impresa di investimento.
Il Bipar chiede di chiarire se lo scopo del consiglio/consulenza di investimento per le imprese esentabili dalla Mifid sia limitato a determinati prodotti (ad esempio fondi di investimento collettivo) o esteso a più prodotti finanziari (swap, derivati, ecc.) e che gli obblighi di informativa sul prodotto nel caso di imprese esentabili dalla Mifid ricadono sulle imprese di investimento sottostanti che operano sulla base della Mifid (banche, compagnie di assicurazione, Sim, fondi di investimento ecc.). La Federazione contesta che i requisiti di management per le grandi imprese si applichino anche alle pmi, in particolare a quelle esentabili dalla Mifid per le quali il cliente, essendo l’operatività di tali imprese limitata, corre un rischio minore. Infine, il Bipar chiede di emendare dall’art. 24.1 il concetto di «miglior interesse» del cliente, in quanto potrebbe condurre a problemi di interpretazione legale.