Un pessimo segnale sulla capacità di intervenire come compratore di ultima istanza. Ma l’Olanda frena ancora sull’ampliamento del ruolo della Bce. C’è attesa per le prime decisioni di Draghi
Il fondo salva-Stati europeo fallisce la prova dei mercati, gettando un’ombra sull’efficacia dello strumento ed evidenziando l’urgenza che la Bce aumenti la potenza di fuoco sugli acquisti di titoli di Stato. L’Efsf ha reso noto ieri che non procederà «almeno fino alla prossima settimana» con la prevista emissione del bond da 3 miliardi di euro nell’ambito degli aiuti all’Irlanda. Il rinvio è legato alle «condizioni di mercato volatili». Già in prima battuta il Fondo aveva deciso di ridurre da 5 a 3 miliardi l’importo e da 15 a 10 anni la durata dell’emissione. Ieri lo stop definitivo, che nell’immediato non mette in pericolo l’Irlanda (Dublino ha riserve per 11,6 miliardi), ma lancia un pessimo segnale circa la capacità dell’Efsf di agire come compratore di ultima istanza (si veda commento a pagina 8). L’emissione per l’Irlanda potrebbe ripartire la prossima settimana, se arriveranno buone notizie dal G20 e si smorzeranno le tensioni innescate dall’ipotesi di referendum in Grecia sul piano di aiuti. «Se bisogna usare i canali tradizionali per agire sul mercato, l’Efsf non ha affatto la capacità di farlo in questo momento», ha osservato Chiara Manenti, strategist diIntesa Sanpaolo. Anche il Rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia rileva che «c’è scetticismo circa le reali capacità dell’Efsf di far fronte a un aggravamento della crisi». Il Fondo è stato potenziato, ma molti dettagli sul funzionamento restano da definire e la capacità di 1.000 miliardi agli analisti non appare comunque in grado di reggere l’urto di un’ulteriore impennata dei tassi in Italia e Spagna. L’Efsf paga anche i legami con gli Stati, per la rapidità degli interventi e le possibili conseguenze su rating e debiti pubblici. Ma in Nord Europa è ancora forte l’opposizione all’ampliamento del ruolo della Bce: per il governatore della Banca centrale olandese, Klaas Knot, «la Bce dovrebbe proseguire con gli acquisti di bond, ma questi non possono essere illimitati».
Oggi Mario Draghi, nella prima conferenza stampa come presidente dell’Eurotower, dovrebbe confermare (anche sui tassi) la linea seguita finora da Jean-Claude Trichet, anche se potrebbe aprire spiragli per un futuro cambio di rotta. Finora l’Efsf ha raccolto circa 13 miliardi nelle tre emissioni a favore dei Paesi sotto programma di aiuti: negli ultimi giorni gli spread dei titoli a dieci anni rispetto al Bund si sono allargati fino a 160 punti base. Intanto ieri Standard&Poor’s ha precisato di non aspettarsi «cambiamenti nei rating degli Stati che partecipano all’Efsf in conseguenza dell’aumento del contributo». S&P, al contrario di Eurostat, non registrerà la partecipazione al Fondo come debito pubblico. (riproduzione riservata)