Buona la richiesta degli investitori. Lo spread con il Bund a 10 anni si restringe a 490 punti base. La Bce non riesce a sterilizzare tutti i 203,5 miliardi di euro previsti per contrastare gli effetti degli acquisti di bond governativi
Hanno tenuto ieri sui mercati i titoli di Stato italiani, in una giornata molto volatile per i bond governativi europei, che hanno visto ancora una volta in difficoltà addirittura quelli tedeschi.
I rendimenti dei Bund tedeschi, infatti, sono saliti lungo tutta la curva, con il decennale che ha chiuso in serata al 2,33% contro il 7,24% del Btp, spingendo lo spread verso i 490 punti base, dopo che in mattinata, prima del buon esito delle aste dei Btp, il differenziale aveva superato quota 520pb, dato che il titolo italiano aveva toccato il 7,36%.
Btp, buona domanda in asta. La giornata per i titoli di Stato italiani è migliorata dopo che il Tesoro ha collocato in asta titoli per 7,5 miliardi di euro, su un range d’offerta annunciato di 5-8 miliardi, tra Btp triennali a novembre 2014, Btp decennali a marzo 2022 e off-the-run a settembre 2020.
Tassi a breve ancora alti. Sul mercato secondario, comunque, la situazione non è ancora tranquilla. La curva dei rendimenti italiani resta invertita per un lungo tratto, con i tassi da tre a nove anni che si mantengono sopra quelli a dieci anni e con i Bot a sei mesi che ieri in serata rendevano il 6,44%, poco sotto il 6,5% offerto in sede d’asta lo scorso 25 novembre (un tasso enormemente superiore al 3,535% dei Bot collocati in ottobre). Rendimento che a partire dal prossimo 1° dicembre andrà a influenzare anche quello delle cedole dei Cct, che vengono calcolate sommando uno spread di 30 punti base al tasso dei Bot relativo all’asta tenutasi alla fine del mese precedente a quello di inizio godimento delle cedole. Così, mentre la cedola attuale del 2,28% all’anno, fissata lo scorso 1° luglio, prende come base l’1,98% offerto in asta lo scorso giugno, a partire da domani il nuovo punto di riferimento sarà non meno del 6,5%.
A sottolineare il fatto che la situazione sui mercati non è ancora per nulla rassicurante, c’è stato poi il fatto che ieri la Banca Centrale europea non è riuscita a sterilizzare gli acquisti di bond governativi. I 203,5 miliardi di euro immessi nel sistema a fronte degli acquisti di titoli di Stato dei Paesi periferici condotti dallo scorso maggio, infatti, non sono stati completamente riassorbiti ieri in occasione della normale operazione di deposito a sette giorni, perché le offerte delle banche sono state inferiori all’ammontare proposto. La Bce ha così drenato solo 194,199 miliardi di euro a un tasso medio dello 0,62%. Non è la prima volta che accade. L’ultima volta risale al 3 maggio scorso, quando invece dei proposti 76 miliardi sono stati drenati solo 62 miliardi. È però la prima volta che succede da quando il programma di acquisti di bond governativi della Bce è stato allargato a Italia e Spagna. Intanto l’istituto centrale di Francoforte ha comunicato ieri di aver acquistato sul secondario la settimana scorsa governativi della zona euro per 8,581 miliardi contro i 7,986 miliardi della settimana precedente.
Alcuni tesorieri mettono in relazione la minore partecipazione delle banche all’operazione di ieri con la scadenza di fine mese di oggi, che solitamente crea temporanei problemi di liquidità. Tuttavia può essere letto anche come un segnale del fatto che di questi tempi le banche tendono a tenere disponibilità liquide superiori al necessario per poter essere meglio pronte a far fronte a situazioni impreviste. Il tutto senza contare che il tasso pagato dalla Bce per queste operazioni è molto basso e quindi le banche hanno più convenienza a detenere fondi per impiegarli eventualmente sul mercato: sul mercato interbancario dei depositi, il Mid, le quotazioni attuali per i depositi a due giorni si aggirano intorno al 2%.
Contemporaneamente, sempre ieri, la Bce ha prestato alle banche europee ben 265,5 miliardi di euro in occasione dell’operazione di rifinanziamento a sette giorni. Si tratta della cifra massima osservata negli ultimi due anni. (riproduzione riservata)