Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Tra tech, salute e calamità le assicurazioni non devono dimenticare i temi esg, sempre più nel cuore degli investitori. «Ormai la ricerca di una crescita sostenibile per i clienti e il pianeta è entrata nel dna delle compagnie», afferma Alessandra Diotallevi, responsabile sostenibilità di Ania. «Tutte le assicurazioni hanno un comitato che si occupa del tema, di solito a livello di cda». La sensibilità ambientale è sempre più diffusa, anche all’estero. «Un’azienda deve seguire delle sfide comuni a tutto il mondo», osserva Jacopo Schettini Gherardini, direttore dell’ufficio ricerca di Standard Ethics. «Il settore assicurativo è abituato a tener conto delle indicazioni internazionali, così è più avanti di altri».
«Internalizzeremo il settore Vita con un processo articolato che durerà 18 mesi». Alessandro Santoliquido, responsabile del business assicurativo paneuropeo di Unicredit Assicurazioni, guarda già al prossimo passo dopo l’integrazione del ramo Danni, prima in jv con Allianz e Cnp. L’altra mossa di Unicredit riguarda ancora la Germania. « Commerzbank ci permetterebbe di aumentare le masse critiche e di internazionalizzare di più il business», precisa Santoliquido. «In questo modo potremmo anche rafforzare la distribuzione delle polizze nel Paese».Pure in Italia Unicredit ha numerose sfide da affrontare. «Dobbiamo rendere più efficienti e meno costosi i prodotti assicurativi per essere in linea con le richieste del mercato e del regolatore», aggiunge Santoliquido. «La variabilità dei tassi influisce sulla convenienza dei prodotti assicurativi, ma bisogna stare attenti: è solo una componente nella gestione del risparmio del cliente».
Un eventuale interesse di Unipol per Mps sarebbe legato allo sviluppo di una partnership di bancassurance. Lo ha detto Matteo Laterza dg di Unipol e ad di UnipolSai, nel corso dell’Insurance Day di MF-Milano Finanza rispondendo a una domanda sull’eventuale interesse della compagnia per la banca di Siena, ribadendo quanto già spiegato qualche settimana fa dal presidente della compagnia Carlo Cimbri.«Noi come compagnia assicurativa abbiamo una strategia di bancassicurazione diversa dall’approccio tradizionale che passa attraverso una partnership strategica e industriale. Avere una partecipazione importante in una banca ci permette di costruire un rapporto industriale con lo stesso istituto. Il nostro obiettivo di medio termine è costruire una rete distributiva bancassicurativa forte quanto quella che noi abbiamo con gli agenti. Si tratta di un percorso molto lungo ma siamo sulla buona strada. Tutte le possibili operazioni che ci possono portare a questo risultato dal punto di vista industriale noi le guardiamo con interesse», ha spiegato Laterza.
La bancassurance, ovvero la creazione e vendita di prodotti che coniugano caratteristiche di assicurazione e di investimento, «è sia un’opportunità che una responsabilità», ha sottolineato Alessandro Deodato, amministratore delegato di Bnp Paribas Cardif Vita nel suo intervento all’Insurance Day. Ma «ci dovrebbe essere un intervento del legislatore italiano sui prodotti del ramo vita, laddove in altri Paesi europei le possibilità sono maggiori e più complete» perché ad oggi «non possiamo offrire prodotti adeguati al riguardo ed è un peccato visto quanti clienti possiamo raggiungere». Da precisare, inoltre, secondo Rossella Manfredi, direttore generale di Credem Vita, che «la bancassurance esprime valore quando lo fa il consulente che interagisce con il cliente».
I premi raccolti a livello globale dalle polizze parametriche, nelle quali cioè il premio è calcolato sulla base della probabilità di un evento, hanno raggiunto quota 1 miliardi di dollari. E se oggi «ci sono molti settori che fanno ricorso a coperture parametriche, per esempio gran parte dei servizi pubblici, queste polizze funzionano molto bene anche con i rischi di eventi catastrofali» ha sottolineato Bruno Burlon, Key Account Manager Southern Europe per Swiss Re al Festival delle Assicurazioni di Milano Finanza. Affinché questo prodotto cresca davvero «servirà una migliore gestione dei dati» e soprattutto «le compagnie dovranno essere sicure che l’algoritmo sia corretto e non ci siano bug a compromettere la sua capacità di analisi» ha spiegato Armando Caltabiano, ceo Truesense. Dal canto suo l’Ivass sta tenendo sotto controllo l’evoluzione di questo mercato «per capire se ci sarà, prima o poi, bisogno di regolamentare questo tipo di polizze in maniera più stringente». Nel frattempo Daniela Mariani, del servizio studi e gestione dati dell’Istituto, ha rassicurato che «l’Ivass sostiene lo sviluppo delle polizze parametriche, perché ci sono vantaggi sia dal lato dell’assicurato sia dell’assicuratore».
Addio al welfare state (pensioni & c.). Nel 2031 il rapporto tra persone in età lavorativa (15-64 anni, che finanziano con i loro contributi le prestazioni assistenziali e previdenziali) e quelle in età non lavorativa (0-14 o sopra i 65 anni, destinatari delle prestazioni, specie pensionistiche) scenderà a 61,5%, 2 punti in meno rispetto a oggi, e a 54,4% nel 2050, 9 punti in meno a oggi. È «l’aspetto più critico dello scenario demografico» evidenziato dal presidente Istat, Francesco Maria Chelli, nell’audizione alle commissioni bilancio di camera e senato sul piano strutturale di bilancio (Psb). Lo squilibrio tra nuove e vecchie generazioni deriva dal fatto che si vive di più (sale la speranza di vita) e si fanno pochi figli. E proprio la speranza di vita allontanerà ancora la pensione: dagli attuali 67 anni si passerà a 67 anni e 3 mesi dal 2027, a 67 anni e 6 mesi dal 2029 e a 67 anni e 9 mesi dal 2031, per arrivare a 69 e 6 mesi dal 2051.
Tutti coloro che sono nati dal 1960 in poi sono destinati, secondo le attuali norme di legge, a subire un aumento dei requisiti per accedere alla pensione, ora fissati (per chi ha versato contributi prima del 1996) a 67 anni d’età (con 20 di contributi) per la pensione di vecchiaia e, per la pensione anticipata, a 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) indipendentemente dall’età. Chi è nato nel 1960 avrà infatti 67 anni nel 2027, quando è previsto il nuovo adeguamento dei requisiti alla speranza di vita, che dal 2019 ad oggi, per via della mortalità da Covid, non ha provocato l’aumento delle soglie. Ma dal primo gennaio 2027, ha stimato l’Istat, sentita in audizione in Parlamento, dovrebbero scattare 3 mesi in più: «Rispetto agli attuali 67 anni, si passerebbe a 67 anni e 3 mesi dal 2027, a 67 anni e 6 mesi dal 2029 e a 67 anni e 9 mesi a decorrere dal 2031, per arrivare a 69 anni e 6 mesi dal 2051». Queste stime sono elaborate dall’Istat sulla base dell’aggiornamento delle previsioni demografiche dell’Italia, diffuse lo scorso 24 luglio.