Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Questa casa non è un albergo. Ma la speranza è che presto diventi un luogo di cura. Il miglioramento del servizio sanitario italiano «deve imperniarsi su l’assistenza domiciliare – in primis per le malattie croniche – integrata con la telemedicina e garantita da professionisti con competenze specifiche per garantire ai cittadini le migliori cure possibili e allo stesso tempo efficientando la spesa pubblica». Lo ha spiegato a MF-Milano Finanza, Giuseppe Milanese, presidente Confcooperative Sanità e presidente Gruppo Osa. Non solo infatti l’assistenza domiciliare «impedisce alla gente di rivolgersi esclusivamente all’ospedale, ingolfando i pronto soccorso e scontando una degenza media che è ormai superiore alla media europea». Ma soprattutto consentirebbe un risparmio allo Stato italiano di 8 miliardi l’anno. Un numero che tiene conto del fatto che, stando alle rilevazioni dell’Istat, «su 14 milioni di visite annuali all’ospedale, ben 10 milioni sono evitabili». E che un giorno in ospedale costa alle casse pubbliche 960 euro, mentre le stesse cure a domicilio quattro quinti in meno
Prosegue anche a settembre il recupero della raccolta del risparmio gestito già certificata dai dati di Assogestioni e Assoreti di agosto. Dopo Banca Generali, la prima delle quotate a comunicare la scorsa settimana i dati, anche per Fineco e Banca Mediolanum la raccolta del mese è stata trainata dal risparmio gestito, mentre Anima ha registrato deflussi a causa di uscite dai fondi sottostanti ai suoi comparti, ma il patrimonio ha toccato i massimi storici.

Riforma Fornero: ok la contribuzione figurativa ai fini del raggiungimento del requisito per l’accesso al pensionamento (anticipato). Le pensioni anticipate del Governo Monti tornano al centro del dibattito grazie alla sentenza della Corte di cassazione n. 24916 del 17 settembre 2024 la quale si è espressa in senso favorevole sulla validità. Tutto muove dal rigetto della domanda di pensione anticipata ex L. n. 214/2011 effettuata da una lavoratrice. In proposito, la Corte d’Appello di Lecce ha ritenuto che, ai fini dell’accesso alla pensione anticipata fossero necessari “requisiti contributivi minimi effettivi” e fossero ritenuti idonei “accrediti figurativi per malattia o disoccupazione, perché i requisiti contributivi di 35 anni richiesti dalla precedente normativa sono rimasti invariati”.
Una lettera di scuse può bastare a risarcire il danno da violazione della privacy. È quanto deciso dalla Corte di Giustizia Ue, VIII sez., sentenza del 4/10/2024, nella causa C-507/23, su una vicenda capitata in Lettonia. Nel corso di uno spot televisivo di carattere sociale (teso a sensibilizzare i consumatori sui rischi connessi all’acquisto di veicoli usati), diffuso da un’associazione di consumatori, un attore ha imitato un noto giornalista del settore automobilistico. Quest’ultimo, venutolo a sapere, si è opposto alla diffusione del filmato, ma l’associazione è andata avanti lo stesso. Il giornalista ha promosso una causa chiedendo l’interruzione della diffusione dello spot e un risarcimento del danno per la divulgazione indebita dei suoi dati. L’interessato, in particolare, ha chiesto 2 mila euro di risarcimento e la presentazione di pubbliche scuse. Nel corso della causa al giornalista è stato riconosciuto il diritto a ottenere le scuse da pubblicare sui siti internet che avevano diffuso lo spot, ma è stato negato un risarcimento monetario. L’interessato ha fatto ricorso alla corte suprema della Lettonia, che ha mandato le carte alla Cgue per avere lumi sulla disciplina del risarcimento per violazione della privacy e in particolare sull’articolo 82 del Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679).
Al via la nuova edizione dell’Allianz Talent Program in Finance, Insurance and New Technologies, il graduate program di Allianz spa. Ieri, a pochi giorni dalla cerimonia di chiusura della precedente edizione con la consegna dei diplomi di Master a 19 partecipanti, nell’Auditorium della Torre Allianz a Milano si è svolta la giornata di apertura del programma, che abbina la partecipazione al Master in Finance, Insurance and New Technologies, realizzato in collaborazione con Politecnico di Milano e Cefriel, all’inserimento in azienda con contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca. Venticinque i giovani selezionati, provenienti da tutta Italia.

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Fonte primaria indispensabile per la produzione alimentare e settore chiave dell’economia: inquinamento compreso. Perché naturalmente, anche a fronte del protagonismo negativo di industria e trasporti, neppure l’agricoltura è esente dall’emissione nociva di gas serra e dalla produzione delle micidiali polveri sottili. Anzi in qualche zona d’Italia come la Lombardia supera anche l’impatto degli altri soggetti inquinanti. Riguardo al cambiamento climatico, secondo Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in Italia nel 2021 (dato più recente disponibile, pubblicato nel 2023) l’agricoltura è stata responsabile del 7,8% delle emissioni complessive di gas serra, collocandosi al terzo posto dopo i settori energetico e industriale. Il comparto agricolo più inquinante è risultato essere quello zootecnico: 65% delle emissioni del settore, pari al 5,1% dei gas serra totali. È la conseguenza del metano e del protossido di azoto prodotti dalla fermentazione e dalla gestione delle deiezioni animali. Conforta il fatto che il settore agricolo, dal 1990 al 2021, ha registrato una decrescita del 13,1% delle emissioni di gas serra.
Sono l’ad di UnipolSai Matteo Laterza, e i professori Stefano Caselli, Giusella Dolores Finocchiaro e Rossella Locatelli, tutti nel cda di UnipolSai, i candidati del patto dei soci di Unipol per il consiglio della compagnia allargato a 19 membri.

Il Rapporto Draghi delinea un piano per il futuro dell’Europa basato su tre pilastri: colmare il divario nelle tecnologie avanzate, ridurre le dipendenze dai rischi geopolitici e perseguire una strategia combinata di decarbonizzazione e competitività. Al centro del programma è la transizione energetica. Il Rapporto sottolinea che la transizione energetica, se gestita con intelligenza e tempestività, è soprattutto un’opportunità per la crescita – tutto il contrario che perseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione, come recita un recente ma fuorviante slogan. La transizione, tuttavia, comporta una trasformazione radicale dell’intera economia. E né le politiche adottate finora né gli stimoli del mercato sarebbero sufficienti a completarla. È necessario attuare un rilevante e complesso piano di investimenti privati e pubblici, indirizzati da politiche industriali ben mirate. Finora, gli sforzi in questa direzione sono stati troppo frammentari. Sarà la nuova Commissione, con il contributo del Rapporto Draghi e la collaborazione attiva dei Paesi, a dover attuare un piano industriale concreto per accelerare la rivoluzione industriale verde.
Siamo secondi tra i sette grandi della Terra che fanno parte del club del G7 per aspettativa di vita e mortalità evitabile solo dopo il Giappone, ma siamo ultimi sia per quanto investiamo complessivamente per curarci sia per quanto riguarda la spesa pubblica sanitaria. L’Italia come noto è uno dei paesi più vecchi al mondo , con la percentuale di over 65 del 23,8%, seconda solo al 28,9% del Giappone e con gli Stati Uniti ultimi in classifica con il 16,8 per cento.  Tra i big del mondo siamo difatti il Paese con la minore incidenza della spesa sanitaria sul Pil: nel 2022 spendevamo solo il 9% con gli altri Paesi che viaggiano invece a due cifre come gli Usa addirittura al 16,6%, la Germania al 12,6% e la Francia al 12,1 per cento. Soprattutto sulla spesa pubblica sanitaria (o attraverso schemi assicurativi) siamo lontani dagli altri: nel 2022 in Italia il Ssn ha speso il 6,8% sul Pil (nel 2023 il dato è sceso al 6,2%) contro a esempio il 10,3% e il 10,9% di Francia e Germania. Un ritardo che spiega il fatto che siamo terzi (dietro Usa e Canada) per le spese sanitarie che si pagano i cittadini di tasca propria (2,2% del Pil).
Il mercato delle flotte e del noleggio a lungo termine (Nlt) procede bene pur con alcuni segnali di attenzione, se non di preoccupazione, che arrivano dalle immatricolazioni e dalla composizione della crescita. A fine agosto, che comunque in Italia chiude un anno e conta quanto se non più del primo semestre, mancavano 41mila targhe rispetto al 2023. Si tratta di una flessione del 15% più o meno distribuita nelle diverse fasce di operatori: top, medi e captive. Però attenzione, lo scorso anno erano arrivate in consegna tantissime auto ordinate negli anni del Covid e della crisi produttiva delle fabbriche, tra microchip e altro, formando una piena che ovviamente falsa il confronto.
L’auto elettrica continua a registrare numeri omeopatici in Italia ma è pronta a conquistare le car list nei prossimi anni. Nessun refuso ma una combinazione tra innovazione tecnologica, rete di ricarica in crescita, tempi di rifornimento ridotti e maggiore facilità di collegarsi alle colonnine grazie a vetture che gestiscono in autonomia semplicemente inserendo la presa. Il tutto sommato all’indicazione, per non dire obbligo in molti casi, di scegliere veicoli completamente elettriche per rispondere a policy aziendali a livello globale redatte nell’ottica di raggiungere obiettivi “net zero” dalla difficoltosa e costosa attuazione.

Handelsblatt

 

L’autorità di vigilanza finanziaria Bafin è sempre più critica nei confronti dei costi elevati delle polizze vita. L’autorità di vigilanza ha esaminato diversi prodotti e non è rimasta molto soddisfatta dei risultati: “Consigliereste questi prodotti a dei buoni amici?”, ha chiesto di recente il direttore esecutivo del Bafin Julia Wiens agli operatori del settore in occasione dell’“Handelsblatt Strategy Meeting Life Insurance”. Una nuova analisi dell’Istituto di Finanza dell’Università di Scienze Applicate di Ludwigshafen rivela ora che esiste un’altra strada. Il professor Hermann Weinmann, che prepara annualmente lo studio per la “Zeitschrift für Versicherungswesen”, confronta principalmente il cosiddetto indice dei costi operativi estesi. Esso riflette la percentuale dei premi dei clienti che viene detratta per la stipula del contratto, per l’amministrazione dei contratti e per altre attività di gestione aziendale. La conclusione di Weinmann: la forbice tra i rapporti dei costi operativi dei 16 maggiori assicuratori vita attivi nei nuovi affari in Germania era immensa nell’esercizio 2023. “Fa un’enorme differenza se dai 100 euro pagati dal cliente vengono detratti 4,90 o 18,70 euro per i costi operativi estesi e non sono disponibili per la copertura dei rischi e gli investimenti di capitale”, sottolinea l’esperto assicurativo.