Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Proprio nel mese di ottobre, tradizionalmente dedicato all’educazione finanziaria, arriva un dato destinato a far discutere: soltanto un italiano su duemila, pari allo 0,5 per mille, sa cos’è una polizza assicurativa. È il risultato impietoso della ricerca Ivass sulle conoscenze assicurative degli italiani, condotta dal team di ricerca comportamentale dell’Università di Milano-Bicocca e Doxa su un campione rappresentativo di oltre 2.000 persone. E la notizia che preoccupa probabilmente ancora di più è che non sanno di non sapere o, quantomeno, sovrastimando enormemente le proprie conoscenze, gli uomini molto più delle donne.
- Fwu, pronto il piano di rilancio per evitare il default
Il piano è stato presentato da Fwu Life Insurance Lux alle autorità lussemburghesi (CAA) lo scorso 19 ottobre. Un piano che punta a risollevare l’indice di solvibilità della compagnia finita in difficoltà dallo scorso 28 giugno, quando aveva comunicato a CAA di non essere in grado di chiudere il bilancio, con la capogruppo tedesca, Fwu Ag, in fase di provvisoria insolvenza. Una partita che, come raccontato più volte da MF-Milano Finanza, riguarda da vicino l’Italia, dove risiede il 50% degli assicurati di Fwu Life Insurance Lux.
La popolazione italiana, lo dicono i trend demografici, continua a invecchiare e Assoprevidenza propone con forza che le coperture di Long Term Care (Ltc), contro la perdita dell’autosufficienza, diventino obbligatorie per legge. La richiesta è arrivata dal presidente dell’associazione, Sergio Corbello, in occasione di un evento sul tema realizzato dall’associazione presso il museo Ninfeo con il supporto di Axa, componente del Club dei Partners di Assoprevidenza.
Unicredit può permettersi di pagare un premio fino al 45-50% per aggiudicarsi il 100% Commerzbank (con una valutazione tra 18,5 e 19,5 euro per azione) senza compromettere la propria solidità patrimoniale o la politica di remunerazione. Questo perché, anche con premesse conservative, l’aggregazione dovrebbe generare robuste sinergie di costo lorde, pari al 10% degli oneri dell’istituto tedesco (600-650 milioni). Il deal consentirebbe un efficiente impiego del capitale in eccesso da parte di Unicredit che vedrebbe aumentare il proprio utile per azione di circa il 15% anche con un approccio conservativo sulle sinergie. Secondariamente la fusione permetterebbe a piazza Gae Aulenti di preservare l’attuale politica di remunerazione (total yield del 13%). In terzo luogo l’integrazione darebbe vita a un gruppo competitivo nel mercato tedesco, con efficienze che le due banche difficilmente potrebbero ottenere operando in modo indipendente. La nuova rete inoltre potrebbe trarre vantaggio dalle fabbriche prodotto e dalle partnership commerciali di Unicredit (in particolare la gestione patrimoniale e le assicurazioni), consentendo così di servire meglio i clienti, aumentare il cross-selling e sostenere la redditività in un contesto di tassi di interesse in calo. La maggiore diversificazione geografica ridurrebbe inoltre il rischio di concentrazione (già limitato) di piazza Gae Aulenti, «migliorando la resilienza alle diverse condizioni di mercato e garantendo una maggiore stabilità nella generazione di utili netti»
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