Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Proprio mentre il governo italiano, con la manovra, ha deciso di tassare le plusvalenze sulle cripto-attività con un’imposta sostituiva destinata a lievitare dal 26 al 42%, anche l’Eiopa è pronta a mettere un freno agli investimenti del settore assicurativo in bitcoin & c. In un documento diffuso in pubblica consultazione nei giorni scorsi, l’autorità europea che si occupa di assicurazioni e previdenza ha previsto che le posizioni in criptovalute da parte delle compagnie assicurative comportino un assorbimento di capitale pari al 100% dell’investimento, indipendentemente dal loro trattamento di bilancio e dalla struttura dell’investimento stesso.
«L’industria assicurativa ha saputo cogliere le richieste di protezione degli animali domestici offrendo una vasta gamma di polizze con diversa portata e profondità di garanzie, sviluppando anche polizze specifiche per la protezione di rischi connessi agli animali domestici, le cosiddette polizze stand alone». La promozione è arrivata direttamente dall’Ivass, l’istituto di controllo del settore assicurativo che nei giorni scorsi ha realizzato un’indagine sulle polizze che le compagnie hanno creato in questi ultimi anni per rispondere ai bisogni di 19 milioni di cani e gatti nelle famiglie.
Il fondo di private equity Jc Flowers torna ad investire in Italia e fa la sua mossa nel settore del brokeraggio per rilevare la quota di maggioranza di Consultbrokers, la società fondata nel 1988 da Alfredo Amato, Antonio Perretti, Maurizio Fiore ed Egidio Comodo. Si tratta di uno dei più importanti broker italiani, che ha sede a Milano ma è presente in altre 15 città. Per JcFlowers, investitore specializzato nel settore finanziario, con focus su banche, assicurazioni e istituzioni finanziarie, l’operazione rappresenta appunto un rientro in Italia, dopo aver acquisito la compagnia Eurovita, poi rivenduta al fondo Cinven, e l’ingresso in Equita, con la quota poi riacquistata dal management.

Non più un sostegno dovuto, ma un premio agognato che spetta a pochi privilegiati. È il caso di Verona, dove soltanto il 6% degli attuali dipendenti, secondo l’ultima ricerca dell’osservatorio Sara assicurazioni, pensa che riceverà un assegno che gli permetterà di mantenere un tenore di vita adeguato una volta uscito dal mondo del lavoro. La maggioranza, rappresentata dall’84% degli interpellati, si dice invece pessimista sulla possibilità di contare su una pensione di base adeguata, e di questi il 39% teme che non avrà neppure una pensione o risparmi sufficienti cui attingere per integrarla. Insomma: un futuro (pensionistico) tutt’altro che roseo.
L’impatto di eventi naturali straordinari sul territorio e la necessità di assicurarsi contro gli effetti del climate change è il tema discusso nel corso del convegno ‘ Alluvioni e crisi climatica: assicurazione o prevenzione?’ promosso dalla cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Erica Mazzetti, esponente di Forza Italia in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati; Nicola Irto, senatore del Partito Democratico in Commissione Ambiente a Palazzo Madama; Ilaria Fontana, parlamentare del Movimento Cinque Stelle in Commissione Ambiente a Montecitorio e Michele Barcaiuolo (Fratelli d’Italia) che, come modenese, conosce bene i territori colpiti dalle alluvioni.
Le assicurazioni possono rappresentare un’opportunità, ma prima è essenziale che, a livello governativo, regionale e amministrativo, si risolvano i problemi e si creino le condizioni per ridurre l’impatto degli eventi meteorologici straordinari sul territorio, con una vera mitigazione fatta di manutenzione e realizzazione di opere ordinarie e straordinarie mettendo in sicurezza i privati. Pur essendo contraria a imposizioni dall’alto, la situazione critica che attraversa tutto il Paese impone provvedimenti concreti con azioni congiunte fra cittadini e pubblica amministrazione. La Corte dei Conti ha recentemente rivelato che la Regione Emilia Romagna ha investito solo il 10% dei fondi stanziati dallo Stato per contrastare il dissesto idrogeologico. Pertanto, anziché imporre obblighi assicurativi, è compito dell’amministrazione pubblica mettere in sicurezza i territori e semplificare le procedure. Questo riguarda sia lo Stato sia gli enti locali, dalle amministrazioni comunali a quelle regionali, che spesso mancano di adeguate competenze professionali e di volontà decisionali. Solo successivamente si potrebbe considerare un eventuale sistema assicurativo
Non credo nella soluzione dell’assicurazione per tutti, passando dagli Enti pubblici ai privati. Uno Stato che vuole essere vicino ai territori colpiti deve fare investimenti risarcitori che devono essere accompagnati da un importante piano di prevenzione. I cambiamenti climatici e i mancati investimenti sul territorio ci raccontano un Paese fragile da Nord a Sud, non ci sono zone franche o zone che stanno meglio di altre. Investire risorse pubbliche a salvaguardia del territorio è un provvedimento che riguarda il futuro di questo Paese. Le risorse del Pnrr, alcune delle quali utilizzabili proprio per la programmazione e la prevenzione della salvaguardia del territorio italiano, non bastano. Facciamo i conti con la mancanza di una visione complessiva del rischio idrogeologico. Oltre alla mancanza di un ampio piano di risorse da investire in questo settore, pesano la stratificazione legislativa e lo scontro di competenze tra apparati dello Stato: una vera babele istituzionale. Pertanto, sulle norme e sulle attività che riguardano la salvaguardia del territorio, il nostro Paese dovrebbe dotarsi di un fondo nuovo e imponente, perché gli eventi avvenuti ci dimostrano che è diventato un tema prioritario.
La miglior forma di risarcimento è, senza dubbio, quella di prevenire i danni investendo nella cura e tutela del territorio, aspetti che per anni in Italia sono stati trascurati. Ogni euro speso in prevenzione — dalla pulizia approfondita degli alvei fluviali alla gestione idraulica delle condotte fluviali — avrebbe comportato risparmi enormi rispetto ai costi dei risarcimenti. Il tema delle assicurazioni merita di essere affrontato: se per le imprese esiste già di fatto un’assicurazione obbligatoria, per i privati è necessario un approccio graduale. Non siamo pronti a renderla immediatamente operativa, ma potrebbe diventare parte di una rete di protezione indispensabile. I fondi per la prevenzione esistono, ma spesso sono stati inutilizzati o spesi solo in minima parte. Parlo da emiliano-romagnolo e conosco bene i numeri della mia regione, ma la situazione è simile in altre aree d’Italia: negli ultimi dieci anni, oltre 500 milioni di euro sono stati stanziati per contrastare il dissesto idrogeologico in Emilia-Romagna, ma nell’ultimo anno ne sono stati spesi appena poco più di 100 milioni.
Il tema delle assicurazioni è certamente importante, ma siamo fermamente contrari alle modalità proposte. Poche settimane fa, il ministro Musumeci ha, infatti, annunciato una nuova misura per gli italiani, prevedendo una polizza assicurativa obbligatoria sulla casa, una proposta che ha creato forte disaccordo persino all’interno della maggioranza. Già con la scorsa manovra, inoltre, il governo ha imposto un nuovo onere per le imprese, obbligandole a stipulare una polizza entro il 31 dicembre. Anche qui sorgono seri problemi: quando parliamo di assicurazioni contro le catastrofi naturali, oggi non disponiamo di dati precisi sui costi. Per questo, in Commissione stiamo lavorando per ottenere una proroga del termine fissato al 31 dicembre 2024. La nostra convinzione è che, di fronte a eventi naturali e cambiamenti climatici, la priorità debba essere la prevenzione. Questa è l’unica risposta efficace, e come legislatori abbiamo il dovere di pianificare interventi robusti per la messa in sicurezza dei territori e delle comunità.
Se a scuola capita un data breach (violazione dei dati personali), l’evento deve essere gestito senza perdere tempo, valutando anche azioni che possono tenere indenni da sanzioni o, comunque, ridurne l’importo. Come desumibile da alcune sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la scuola deve riflettere, ad esempio, se mandare una lettera di scuse o se rivedere i procedimenti interni, rinnovare le istruzioni al personale o sensibilizzare i dipendenti con eventi formativi. La cosa basilare è, innanzi tutto, comprendere che cosa è un data breach ed essere consapevoli che non si parla solo di cyber crimine o di attacchi di pirati informatici, ma di qualcosa che può capitare nell’ordinaria attività lavorativa. Anzi, molti comportamenti rischiosi, talvolta, non sono nemmeno percepiti nel loro effettivo livello di pericolosità e qui l’assenza di consapevolezza può indurre a condotte sbagliate e sottovalutazioni.