Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Cresce il numero delle posizioni di Dpo (sono 71.652) e quello di segnalazioni e reclami proposti dagli interessati (lo stock è di 263.050 casi); continuano a crescere (toccando la cifra di 10.555 eventi) anche le segnalazioni di data breach (violazioni di dati personali). I dati sono forniti dal Garante della privacy, che ha pubblicato le statistiche, aggiornate al 30 settembre 2024, relative all’applicazione in Italia del regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679 (Gdpr). I parametri presi in considerazione sono tre: le posizioni di responsabile della protezione dei dati (noto anche come Dpo, dalla sigla della denominazione in inglese); le autodenunce dei casi di attacco ai dati (data breach); le segnalazioni e i reclami inviati dagli interessati.
Niente omissis nelle segnalazioni di attacchi informatici al Garante della privacy. Imprese e pubbliche amministrazioni, che sono obbligate alla notificazione dei data breach, devono inserire la descrizione completa dell’evento, compresi sistemi e dispositivi compromessi e operazioni preventive di difesa messe in atto (da cui dedurre quelle colpevolmente omesse). Una notifica vaga e generica è una violazione del Gdpr (regolamento Ue della privacy n. 2016/679), punita con sanzione pecuniaria (fino a 10 milioni di euro). Come è successo a una società italiana, cui è stata contestata la genericità nella compilazione del modulo online di notifica del data breach al Garante e che è stata punita dal Garante stesso con l’ingiunzione n. 572 del 4/7/2024.
In Italia, da gennaio 2022, si sono verificati, mediamente, almeno due eventi cyber malevoli al mese ai danni di strutture sanitarie. E la metà circa ha dato luogo a “incidenti di sicurezza”, ossia ha avuto un impatto effettivo sui servizi sanitari erogati, sia in termini di disponibilità (per esempio con la cancellazione di dati) sia di riservatezza (ossia con l’accesso o la fuoriusicta di informazioni sensibili), causandone il blocco con gravi ripercussioni a danno dell’utenza, anche per quanto concerne la privacy. È quanto emerge dal report “La minaccia cibernetica al settore sanitario–Analisi e raccomandazioni”, curato dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), secondo cui il settore sanitario, a livello globale, risulta essere tra quelli maggiormente colpiti da attacchi cyber alle infrastrutture digitali
Il 44% degli italiani si sente vulnerabile al cyber crimine, contro il 51% che teme di ritrovarsi con i ladri in casa. In Europa, mediamente, la sicurezza informatica e i furti in casa preoccupano allo stesso modo, con quasi il 40% dei cittadini che teme entrambe le minacce. A rilevarlo sono i dati dell’ultimo Customer Lab di Allianz Partners, secondo cui sono i giovani adulti con figli quelli più in allarme. Quasi la metà, infatti, è particolarmente preoccupata per entrambe le minacce, con un livello di apprensione che supera in entrambi i casi la media di tutti i rispondenti di 12 punti percentuali.
Il professionista, in quanto prestatore d’opera intellettuale, è responsabile per la negligenza nell’attività svolta nei confronti dell’assistito se quest’ultimo fornisce la prova del danno e del nesso causale fra la condotta del professionista e il pregiudizio patito dal cliente. La responsabilità si declina con accenti diversi a seconda del tipo di attività, soprattutto quando il professionista “incriminato” è un avvocato o un medico. Attenzione, però: se il committente non chiede la risoluzione del contratto d’opera intellettuale ma soltanto il risarcimento, il professionista deve essere comunque pagato per la prestazione svolta perché la domanda di danni non presuppone lo scioglimento del contratto. Così la Corte di cassazione civile, sez. seconda, nell’ordinanza n. 27042 del 18/10/2024.
 L’Unione Europea ha da tempo iniziato una battaglia contro il fenomeno del greenwashing, ovvero l’uso ingannevole di affermazioni relative alla sostenibilità ambientale da parte delle aziende. Negli ultimi anni, il potere competitivo di vantare un’impronta verde ha assunto un’importanza cruciale, ma la gestione di questo tipo di comunicazioni è risultata spesso poco accurata, originando conflitti legali e reputazionali.

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La povertà in Italia non solo è al suo massimo storico: 5,7 milioni di persone, di cui 1,3 milioni di minori. Ma persiste tra le generazioni. Si eredita, meglio e più dei patrimoni. Il riscatto sociale non si innesca dalle nostre parti. Tante le cause. L’abbandono precoce degli studi. Il lavoro intermittente, mal retribuito, in settori a basso valore aggiunto come servizi e commercio. La nascita di uno o più figli. L’affitto di casa. La nazionalità straniera. Lo racconta, da anni, Istat. Lo testimonia ogni giorno la Caritas. Lo ripete anche Eurostat che colloca l’Italia terza dopo Bulgaria e Romania tra i Paesi Ue che registrano adulti tra 25 e 59 anni nel bisogno come quando avevano 14 anni: il 20% nella media Ue, il 48% a Sofia, il 42% a Bucarest, il 34% a Roma dal 31% del pre-Covid. Poveri da bambini e ragazzi. Poveri da grandi, come genitori o coppie.
In una Mappa recente abbiamo proposto i dati di un sondaggio di Demos sui problemi che inquietano gli italiani. Il dato più evidente è la centralità assunta dalla salute e, in generale, dal sistema sanitario. Una questione importante che, tuttavia, contrasta con il passato, non solo recente. Quando le preoccupazioni maggiori erano altre.

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Cercano prestazioni specialistiche, cioè visite, esami e accertamenti diagnostici, ma nel sistema pubblico spesso non le trovano più. O almeno, non riescono ad ottenerle in tempi accettabili. La sanità italiana soffre e tra i problemi provocati dall’insufficiente stanziamento di risorse c’è lo slittamento verso il privato di una parte delle attività. I cittadini pagano di tasca propria per ottenere la risonanza in tempi brevi o farsi vedere, ad esempio, dal dermatologo, uno dei professionisti più difficili da incontrare nelle Asl. Non si spende per comprare alta specialità, come la chirurgia di eccellenza, o per farsi ricoverare, ma per quella fascia di prestazioni diffusissime di cui ogni famiglia ha bisogno spesso. I volumi di attività sono altissimi, e alla fine l’esborso è importante, arriva a 18 miliardi.
In Liguria, mettendosi in coda per un intervento all’ernia, è capitato di ritrovarsi dopo il posto 17.000, con tempi di attesa stimati in anni. Il malcapitato si è così orientato verso una struttura accreditata piemontese. Se la sanità pubblica annaspa, il giro d’affari degli ospedali privati è visto in crescita del 5,5% nel 2023. Le stime sono firmate dall’area studi di Mediobanca, secondo cui «le lunghe liste d’attesa inducono non solo chi è in grado di sostenere di tasca propria il relativo costo, ma anche i sottoscrittori di assicurazioni private e i destinatari di welfare aziendali a prenotare le prestazioni al di fuori del Sistema sanitario nazionale (Ssn)». Ecco perché «è lecito attendersi, nel prossimo futuro, l’incremento del peso degli operatori sanitari privati, il cui giro d’affari nel nostro Paese è già stimabile in oltre 70 miliardi». Mediobanca ricava il numero, pari a circa il 40% del valore del comparto sanitario complessivo, considerando sia i servizi in accreditamento, forniti cioè per conto del Ssn, sia le prestazioni erogate in solvenza, vale a dire a carico dei pazienti anche attraverso il ricorso ad assicurazioni.
È vero che in Italia in valori assoluti dal 2000 ad oggi la spesa è sempre cresciuta anno dopo anno, con una sola eccezione tra il 2012 e il 2013. Emergono tre fasi. Una prima di crescita che partendo dal 2000 si interrompe con la crisi finanziaria del 2008 innescata dal fallimento della Lehman Brothers. Una seconda che da allora si protrae fino al 2019 con un calo costante dei finanziamenti che in termini reali si sono ridotti dell’1%. La fine di questo trend coincide con la pandemia Covid, quando, nonostante la diminuzione del Pil, la spesa cresce, ma solo nel 2020, per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Da qui parte una terza e nuova fase sempre di decrescita che arriva ai giorni nostri. La carenza e i ritardi delle prestazioni sanitarie sono sotto gli occhi di tutti e stanno spingendo la crescita delle polizze sanitarie private, un mercato che in passato era residuale. Secondo l’Ania il totale dei premi pagati sia per gli accordi individuali che per quelli collettivi ha raggiunto i 3,71 miliardi, il doppio di dieci anni fa quando il dato era di 1,9 miliardi. A nessun sfugge però che si tratta di piani che si possono permettere solo in pochi, tanto che sono diffusi nelle regioni più ricche e tra i ceti più abbienti.
A distanza di trent’anni dalla privatizzazione, le Casse previdenziali professionali si sentono in una botte di ferro. La ricerca annuale che la Covip, l’ente di vigilanza sui Fondi pensione, rilascia sugli investimenti dei 20 enti dimostra che, dopo l’annus horribilis 2022, gli attivi hanno ripreso a crescere, balzando da 104 a 114 miliardi nel 2023. E anche i dati decennali sul rendimento degli investimenti, 2,8% medio annuo, sembrano tranquillizzare tutti. Tanto che la presidente facente funzione della Covip, Francesca Balzani, ha riconosciuto che i risultati di lungo termine sono più che soddisfacenti.
La Sandbox di Banca d’Italia, in collaborazione con Mef, Consob e Ivass, è nata nel luglio del 2021 per far crescere il settore Fintech in Italia. Dopo la prima edizione con 11 proposte, la seconda finestra per la presentazione delle richieste di ammissione è stata aperta dal 3 novembre al 5 dicembre 2023. E quante realtà si sono presentate? Una sola!
I prezzi delle materie prime agricole continuano a salire. Anche se non si registrano i picchi che nel recente passato hanno innescato spirali inflattive, la media dei rincari è stabilmente sopra il 20%, senza accenno di diminuzione. La tendenza è evidenziata in un’analisi del centro studi di Confagricoltura. La corsa verso l’alto è dovuta principalmente ai cambiamenti climatici e all’intensificarsi dei conflitti bellici. Soprattutto questi ultimi incidono pesantemente sull’ aumento dei costi di produzione, a cominciare dall’energia, creando anche scossoni sul mercato dei futures con un effetto moltiplicatore sui prezzi.
Se i Btp sono sempre ai primi posti nelle scelte di investimento degli italiani, ora che i tassi della Bce sono in discesa, ecco che le assicurazioni stanno recuperando terreno e acquistando attrattività. La raccolta tra gli investitori è ripartita e i migliori prodotti offerti dalle compagnie possono fruttare fino al 4,5% lordo. Rendimenti allettanti, anche se per gli esperti, va detto, l’investimento in titoli di Stato (come, per esempio, i Btp Valore) resta ancora l’investimento più prudente in assoluto, soprattutto dopo che Fitch ha alzato il rating sull’Italia e che S&P ha mantenuto BBB con outlook stabile.
Rispondere alle preoccupazioni dei risparmiatori, alle prese con uno scenario mai come ora ricco di difficile lettura. Cavalcare la transizione digitale e il potenziale crescente delle macchine senza subirlo. Fronteggiare la concorrenza crescente salvaguardando i margini. È uno scenario complesso quello che caratterizza il mondo dell’asset management, che continua a evolvere puntando su soluzioni a valore aggiunto. Tra le tendenze più forti in questa fase, c’è la collaborazione tra fabbriche di prodotti e canali di distribuzione, per mettere a punto soluzioni in grado di offrire qualità elevata sia sul fronte delle soluzioni d’investimento, sia della consulenza. In particolare, a fronte di stili di vita sempre più dinamici, i risparmiatori puntano su professionisti con i quali confrontarsi non solo a scadenze prestabilite, ma con modalità e tempistiche flessibili. Mentre, sul fronte degli investimenti, cercano soluzioni in grado di garantire un’esposizione anche su aree e nicchie di mercato fino a qualche tempo fa considerate marginali.

La partita della governance sarà destinata a influenzare gli equilibri di Piazza Affari. Le regole introdotte con la Legge Capitali e la revisione del Testo Unico della Finanza (attesa per metà dicembre) sono due passaggi che avvocati, esperti di diritto, presidenti di consigli di amministrazione, manager e azionisti stanno leggendo da ogni lato per capirne la portata effettiva. Modifiche molto controverse, dal voto maggiorato a una sorta di referendum che scatterà su ogni candidato al consiglio di amministrazione. Questione che dovrà essere sciolta con un chiarimento: chi avrà diritto di votare sui singoli nomi? Primo test, l’assemblea delle Generali che in questi anni ha visto consumare sfide a colpi di voti con protagonisti Delfin e il gruppo Caltagirone. Il chiarimento arriverà dalla Consob? Arriverà dal Comitato che sta riscrivendo il Tuf? Arriverà dal legislatore? Una partita molto più che giuridica, destinata a stabilire quale modello finanziario il Paese intende avere per attrarre gli investitori in una Borsa che ha assistito alla grande fuga delle società quotate. Chiarimenti necessari anche in tempi non lunghissimi per consentire alle società emittenti di avere un quadro normativo certo. E agli investitori-azionisti di avere il tempo di fare le loro valutazioni.
Rappresenta la piattaforma industriale e produttiva del nostro Paese, non solo per la preponderanza settoriale in termini di fatturato, valore aggiunto e occupazione nel perimetro della manifattura italiana, ma perché produce la totalità dei beni di investimento destinati al resto degli altri settori e quindi trasferisce a tutto il comparto industriale evoluzione tecnologica, efficientamento della produzione, competitività e supporto alla crescita. Quello metalmeccanico è un settore complesso, capital e labour intensive, integrato per la maggior parte dei segmenti, ma con produzioni e performance, proiezioni di mercato ed evoluzione, differenziati. Con un fatturato di 430 miliardi di euro nel 2023 pesa per circa il 40% sul valore della manifattura. I 284 miliardi di export consentono un apporto di 51 miliardi al saldo positivo della bilancia commerciale, pur essendo il settore fortemente dipendente dall’import di materie prime. Ciclico ed esposto alle ondate rialziste e ribassiste dei mercati e del contesto socio-politico ed economico, rappresenta un asset strategico a livello nazionale ed europeo, e un grande hub ramificato di innovazione tecnologica e know how, oltre ad essere un organo di trasmissione vitale che alimenta una larga porzione dell’economia industriale dell’Europa. L’indagine de L’Economia e ItalyPost anche quest’anno ha individuato 50 imprese fra le più performanti, a capitale totalmente privato e nazionale, nella fascia dimensionale delle Pmi.
Il benessere oltre il Pil. Per una nuova metrica dopo la pandemia, l’Ocse ha creato il Centre for well-being, inclusion, sustainability, and equal opportunity (Wise) in modo che le strategie di ripresa e la ricostruzione post-covid diventino strumento per promuovere benessere, equità e sostenibilità. Per la settima edizione del forum Generali e Ocse danno appuntamento al 4 novembre all’Auditorium del Parco della Musica a Roma. Il presidente del Leone, Andrea Sironi e il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann avvieranno i lavori. A seguire un giro di tavolo con Lucia Silva, chief sustainability officer del gruppo Generali, Monica Possa, responsabile HR di Trieste, Romina Boarini, direttore di Wise, Pedro Conceição, direttore dello Human Development Report Office (UNDP) dell’Onu e Lynn Forester de Rothschild, fondatrice e ceo del Council for Inclusive Capitalism.
Sfuma, almeno per ora, l’introduzione di un nuovo meccanismo di silenzio-assenso, rivolto a tutti i dipendenti, per destinare il trattamento di fine rapporto ai fondi pensioni. Una misura che era stata proposta dal ministro del lavoro, Marina Calderone, per cercare di dare una scossa al mondo della previdenza integrativa, ma che non è stata inclusa nel testo della legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei ministri martedì 22 ottobre. Non è escluso, però, che il tema possa tornare in auge in sede di dibattito parlamentare.