Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Andare in pensione nei Paesi Bassi non è come farlo in Italia: qui, sebbene il sistema sia migliorato dal punto di vista della sostenibilità e dell’integrità, però si resta sotto la media Ue per adeguatezza. Risultati che relegano il Belpaese al 35° posto a livello internazionale nella classifica dedicata alle performance dei sistemi pensionistici. A rilevarlo sono i dati contenuti nella sedicesima edizione dello studio “Mercer Cfa Institute Global pension index”, che conferma il regime previdenziale dei Paesi Bassi al primo posto a livello globale. Il sistema pensionistico italiano si riconferma, invece, sotto la media europea nelle tre dimensioni dell’indice, insieme ad Austria, Polonia e Turchia, sebbene con un leggero decremento totale rispetto al 2023 (da 56.3 a 55.4), in particolare dovuto all’indice dell’adeguatezza che passa dal 72.7 al 68.2. Invece, gli indici di sostenibilità e integrità segnano dei lievi rialzi.
Le aziende quotate si tingono di verde. Nell’ultimo anno sono state 144 le società scambiate a Piazza Affari (71,3% delle quotate, rappresentanti il 96,7% della capitalizzazione di mercato) che hanno pubblicato una dichiarazione non finanziaria (Dnf) relativa all’esercizio 2022. Un vero e proprio bilancio di sostenibilità dove le imprese hanno messo nero su bianco le politiche Esg intraprese sulla base degli standard Gri utilizzati per rendicontare i risultati raggiunti sul fronte ambientale, sociale e di governance. Ma le cose sono destinate a cambiare. Il 25 settembre scorso, infatti, è entrato in vigore il decreto di recepimento (dlgs 2024/125) della Corporate sustainability reporting directive (Csrd) che estende l’obbligo di rendicontazione non finanziaria, a partire dal 2025, alle imprese quotate, banche e assicurazioni con un numero medio di 500 dipendenti, oltre a 25 milioni di euro di stato patrimoniale e ricavi netti per almeno 50 milioni di euro.
Il Gdpr apre le porte al contenzioso B2B (business to business). Un’impresa può fare causa ad un’altra impresa, contestando a quest’ultima di avere commesso un atto di concorrenza sleale consistente in una violazione della privacy. Il regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679 (Gdpr) esce, dunque, dal suo tradizionale territorio di applicazione e cioè i rapporti tra persone fisiche (da un lato) e organizzazioni pubbliche o private (dall’altro lato). Il Gdpr allarga il suo spazio di azione e le violazioni commesse da un’impresa nei confronti di consumatori e utenti diventano l’elemento costitutivo di illeciti relativi ai rapporti commerciali tra le imprese stesse.
Nove pagamenti su dieci in un negozio avvengono tramite una forma “senza contatto” (i cosiddetti contactless), che sia tramite carte o un wallet Nfc (ossia i portafogli digitali che sfruttano la tecnologia Near field communication, cioè comunicazione in prossimità). I pagamenti digitali in Italia hanno toccato quota 223 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2024 (+8,6% rispetto a un anno fa, in lieve rallentamento rispetto al 2023, quando la crescita anno su anno era del +13%), dall’altro lato però è più sostenuta la crescita del numero di transazioni: 5,2 miliardi (+15,6%). Di conseguenza, scende l’importo dello scontrino medio (42,80 euro contro 45,50 euro), soprattutto per effetto dell’utilizzo di carte di debito. Seguendo questa tendenza, secondo stime, a fine anno, il transato arriverà a un valore tra i 465 e i 475 miliardi di euro (con una crescita tra il +7% e il +9%).
È il conducente del veicolo che si immette nel flusso stradale il soggetto sul quale grava l’onere della prova: è lui che deve fornire «la prova di aver verificato con la massima diligenza che non vi siano altri veicoli favoriti e di aver proceduto nella manovra solo quando ha acquistato la certezza di poter immettersi nel flusso della circolazione senza causare interferenza alcuna». È questa la motivazione che si legge nella sentenza 135 dell’8 agosto del Giudice di pace di Tricase chiamato a dirimere una controversia in materia di circolazione stradale, dove era accaduto che uscendo da un piazzale fieristico ad alta velocità e immettendosi nella strada principale senza alcuna segnalazione, il responsabile del sinistro, convenuto in giudizio, aveva finito con l’urtare sulla fiancata destra un’altra autovettura, causando ingenti danni.
Una patente a crediti anche negli ospedali, nei magazzini e nel trasporto. Sono questi, infatti, i settori che hanno registrato più infortuni nell’ultimo triennio 2019/2021, in base all’analisi de c.d. «indici di rischio infortunistico», per la prima volta forniti e commentati dall’Inail nella relazione annuale 2023. Il settore sanità ha avuto l’incidenza straordinaria del Covid, tanto da passare dal 4° posto del triennio 2016/2018 al 1° nel triennio 2019/2021; gli altri settori, invece, confermano le posizioni nell’arco dei sei anni. L’edilizia, settore in cui è da poco tempo operativa la patente a crediti, è prima per incidenza dei casi mortali (0,09 l’indice del triennio 2019/2021); seguono trasporto e magazzinaggio (indice 0,08) e gestione rifiuti (indice 0,06), settori, quindi, che potrebbero essere interessati da un’eventuale estensione della patente a crediti (in base a quanto previsto dal dl n. 19/2024).
Tolta la parentesi della pandemia del Covid (per diversità di trattamento degli eventi mortali), l’Italia è prima in Ue per bassa incidenza degli infortuni, mortali e non. Esclusi quelli stradali (c.d. in itinere), infatti, l’indice standardizzato elaborato da Eurostat (un indice, cioè, che rende paragonabili le discipline dei Paesi Ue) per gli infortuni mortali del 2021 (ultimo dato) mostra per l’Italia un valore di 1,47 decessi per 100.000 occupati, al di sotto di Francia (3,34), e al di sopra di Spagna, UE-27 (1,34) ,Germania (0,66).

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L’idea del family office ha attraversato l’Oceano ed è arrivata sino a noi, dove tali strutture sono sempre più diffuse, favorite dal moltiplicarsi degli eventi di liquidità, che si verificano quando una dinastia di imprenditori cede il controllo o una partecipazione della propria società. L’ultima mappa dell’Osservatorio promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, presentata a settembre, ha censito a fine 2023, in Italia, 113 “single” family office, dedicati a famiglie singole, e 91 “multifamily” office professionali, rivolti a più nuclei, oltre a 18 organizzazioni di origine bancaria che offrono analoghi servizi.
L o chiamano “The great wealth transfer”, il grande trasferimento di ricchezza. Ai salotti dell’economia piacciono i nomi altisonanti, ma in questo caso più di altri le parole sembrano essere state scelte con cura, a indicare l’enorme eredità che nei prossimi anni lascerà le tasche dei baby boomer, per atterrare in quelle della gen X e dei millennials. Si tratta di una sfida globale a molti zeri, che per l’Italia varrà 3.800 miliardi di euro nei prossimi trent’anni tra attività finanziare e no. La stima l’ha effettuata la società di investimenti Vanguard, che in un’analisi recente ricordava quanto difficile possa essere la gestione del passaggio intergenerazionale.
Un po’ di ‘mestiere’, a cominciare dal rendere facilmente disponibili le informazioni in una sezione ad hoc del sito web e utilizzare un linguaggio chiaro e preciso nella propria reportistica, perché è molto probabile che poi finisca in pasto a sistemi di lettura automatizzata e non è scontato che si possa dialogare con una persona in carne e ossa per sciogliere dubbi e precisare. E un po’ di organizzazione, con (almeno) una persona dedicata alla sostenibilità per comunicare con stakeholder e agenzie di rating Esg. Sono solo alcuni suggerimenti pratici che Equita mette sul tavolo in un report che parte da otto storie di successo in termini di rating Esg (Banca Ifis, Cir, Illimity, Moncler, Technogym, Unicredit, Webuild e Zignago Vetro) per produrre un breviario rivolto in prima battuta alle «small e mid cap, tendenzialmente quotate, che vogliono attrezzarsi per avere un team di sostenibilità e si domandano come si possano relazionare con investitori e agenzie di rating di sostenibilità».
La quantità di risparmio continua a crescere in giro per il mondo, ma salgono anche i costi a carico degli asset manager, tra nuove norme e la necessità di investire nella transizione digitale. A proposito di tecnologia, segnala Deloitte, un anno fa di questi tempi vi era una grande attesa per il potenziale dell’intelligenza artificiale, che a conti fatti ha impattato sul settore addirittura oltre le previsioni. Gli asset manager vi hanno investito massicciamente, pur prendendo direzioni differenti, e il 2025 sarà l’anno in cui emergeranno vincitori e sconfitti di questa competizione.

corsera

Ha piovuto tantissimo, soprattutto sulle colline, poi l’acqua scendendo ha inondato anche la città: 175 millimetri in un giorno, due volte e mezzo quella che cade in tutto il mese di ottobre, 150 millimetri in appena sei ore. La piena del torrente Zena ha travolto a Botteghino di Zocca, frazione di Pianoro, l’auto in cui viaggiava Simone Farinelli, 20 anni, insieme al fratello maggiore che è riuscito a uscire dall’abitacolo. Il corpo senza vita di Simone è stato trovato ieri mattina. In due giorni tutta l’Italia è stata devastata da nubifragi e allagamenti. In Liguria è crollata parte dell’Aurelia all’altezza di Borghetto di Vara a La Spezia. Ma ancora una volta è l’Emilia-Romagna a pagare un tributo pesantissimo: un morto, danni alle abitazioni, alle attività commerciali, alle campagne. Ma soprattutto l’ennesimo colpo al morale. E questa volta ad essere colpito è stato il cuore di Bologna.

La discesa del costo del denaro porta con sé anche la diminuzione del rendimento degli investimenti obbligazionari e, quindi, anche per dei titoli di Stato. Per chi possiede Btp, e in questi due anni di tassi alti ha realizzato forti plusvalenze, si può porre il tema di dismettere alcune posizioni e puntare su investimenti alternativi. In questo quadro, ha senso allocare risorse nel mattone? Per i piccoli e medi risparmiatori l’unica strada praticabile è quella classica dell’appartamento da mettere a reddito con l’affitto.

Il concetto di “Ia nascosta” fa riferimento all’uso di servizi e soluzioni di intelligenza artificiale da parte dei lavoratori senza che l’azienda ne sia al corrente. Azioni il più delle volte fatte inconsapevolmente, ma che espongono i sistemi interni a non pochi rischi. Si va dai problemi normativi e di conformità – le applicazioni Ia usate potrebbero violare le normative sulla privacy della Gdpr per esempio –, alla diffusione di informazioni riservate come la condivisione inconsapevole di Ip o dati sensibili a modelli di Ia non sicuri (si ricordi per esempio, a inizio di quest’anno, la fuga di dati di ChatGpt). Fino ad arrivare a rischi strutturali: l’incapacità dei team It di valutare correttamente i pericoli e prendere le contromisure necessarie per mitigare i rischi e le probabilità di un attacco informatico.
Chi subisce lesioni in occasione di una manovra compiuta da un veicolo (anche se normalmente non adibito alla circolazione e al trasporto di persone) utilizzato secondo la sua funzione di mezzo di trasporto, anche se in area privata, può sempre chiedere il risarcimento dei danni all’assicuratore della circolazione auto, avvalendosi dell’azione diretta e degli ampi massimali obbligatori per legge. È questo il principio che emerge dall’ordinanza 25445 del 23 settembre 2024 della Cassazione.
L’Italia è tra i primi tre Paesi europei che hanno adottato l’intelligenza artificiale nelle aziende (77%), preceduta solo da Spagna (84%) e dalla Svizzera (82%). Il motivo è che l’Ia nel nostro Paese, similmente a quanto si evidenzia negli altri due Stati sul podio dalla prima edizione dell’Italy AI Barometer realizzata da EY, nasce fondamentalmente come recupero di produttività e come tentativo di distinguersi tramite una differenziazione del rapporto fra prodotto e servizio.