Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
«Sulle plusvalenze da bitcoin prevediamo un aumento della ritenuta dal 26% al 42%». Sembrava una conferenza stampa senza sorprese, così come la manovra. E invece, nello stupore dei cronisti in sala, il viceministro al Mef, Maurizio Leo, ha improvvisamente tirato fuori il coniglio dal cilindro: «Visto che il fenomeno si sta diffondendo», questa la spiegazione, «lo tassiamo di più anziché sostenerlo». Dalla misura sulle assicurazioni, Giorgetti ha dichiarato di attendersi un «importo stimato di 1 miliardo sul 2025», ma come si fa a raggiungere questa cifra in soli dodici mesi escludendo dal meccanismo tutte le altre polizze, a cominciare da quelle Vita, ritenute da Leo intoccabili? Dal mondo assicurativo spiegano che si potrebbe, se si considerasse il pregresso che gli assicurati pagheranno, come oggi accade, a scadenza della polizza. Il perno su cui la misura dovrebbe basarsi, anche se ancora non si conoscono i dettagli, è quello dell’imposta di bollo del 2 per mille già prevista per le polizze unit-linked e di capitalizzazione, che finora veniva pagato dal cliente solo alla fine. L’idea del governo sarebbe, quindi, quella di ricevere, in larga parte nel 2025, tutto quanto finora calcolato nei contratti in essere: e, con ogni probabilità, saranno le compagnie ad anticipare per conto del cliente, con un aggravio sui costi di gestione.
Effetto limitato della manovra di bilancio 2025 su banche e assicurazioni, quasi nullo per le società di risparmio gestito. Il prelievo sul settore finanziario stabilito dalle legge di bilancio per il prossimo anno con misure per 30 miliardi di euro viene da un cambiamento nella tassazione delle stock option per i manager e nelle regole che disciplinano i crediti d’imposta delle banche derivanti da perdite passate, note come imposte differite attive (Dta). In pratica, dal contributo su banche e assicurazioni il gettito atteso è di «più di 3,5 miliardi con un riflesso anche sul 2026» e, quindi, togliendo 1 miliardo di gettito dall’imposta di bollo sulle assicurazioni il ministro, Giancarlo Giorgetti, ha confermato che dalle banche il gettito previsto è di 2,5 miliardi: una parte deriva dal rinvio della deducibilità delle Dta, l’altra dal rinvio della deduzione dei costi relativi alle stock option.
Fra un po’, date le sottigliezze nell’impiego dei termini, il governo avrà bisogno del contributo dell’Accademia della Crusca. Quella sulle banche non è una tassa – si ripete – ma un contributo volontario e al tempo stesso contrattato tra istituti e governo, sfiorando «la contradizion che nol consente». In effetti, una cosa era il prelievo coattivo originario, come quello dell’agosto 2023, altra cosa è la soluzione alla quale si sarebbe arrivati con il contributo che è anche diverso da quello, definito tale e di solidarietà, su stipendi e pensioni a suo tempo applicato e considerato ammissibile dalla Corte Costituzionale, con l’osservanza però di determinate condizioni, fra le quali la straordinarietà delle ragioni che lo legittimavano e la temporaneità della sua vigenza.
La domanda di mutui prosegue il percorso di ripresa iniziato dalla metà dello scorso anno e si dirige pian piano verso livelli pre-pandemici. A spingere la già forte propensione degli investitori italiani a puntare sul mattone sono i progressivi cali dei tassi d’interesse, e quindi dei costi dei prestiti ipotecari, in scia ai tagli al costo del denaro della Banca Centrale Europea e alla discesa dell’inflazione. Mutui destinati a diventare ancora più convenienti nei prossimi mesi, man mano che si concretizzerà l’allentamento monetario della Bce.
Bonus doppio a chi rinvia la pensione. L’attuale incentivo alla permanenza al lavoro, c.d. bonus Maroni, infatti, verrà potenziato sul versante fiscale. È quanto annuncia il governo al termine del consiglio dei ministri di martedì, che ha approvato un decreto-legge per introdurre misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali e il ddl sulla Manovra di bilancio per il 2025. Saranno confermate, inoltre, tutte le misure di prepensionamento vigenti (opzione donna, ape sociale, quota 103), mentre sul versante pensionati ci potrebbe essere il ritorno ai criteri ordinari della rivalutazione degli assegni pensionistici. Tra le altre misure, a favore della famiglia sarà previsto un ulteriore mese (il terzo) di congedo parentale retribuito all’80%, un bonus di mille euro ai nuovi nati nel 2025 e il rafforzamento del bonus asili nido. Infine, sarà reso strutturale e ampliato (fino a 40 mila euro) l’incentivo del cuneo.
Le esigenze di una popolazione che invecchia e i vincoli di bilancio rendono necessario trovare 176 miliardi supplementari entro il 2030 per garantirne la sostenibilità del sistema di welfare italiano. Secondo il rapporto del think tank Welfare, Italia promosso dal Gruppo Unipol presieduto da Carlo Cimbri, in collaborazione con The European House Ambrosetti. Welfare Italia indica la prevenzione come «leva fondamentale» per rispondere a queste sfide. Secondo il rapporto ogni euro investito in prevenzione genera un ritorno di 14 euro sulla filiera socio-assistenziale. Tuttavia, solo l’8% della spesa sanitaria pubblica è destinata alla prevenzione. Un ruolo crescente, secondo l’analisi, potrebbe essere giocato da fondi sanitari e compagnie di assicurazione. Per l’amministratore delegato di UnipolSai, Matteo Laterza, «se la quota di spesa sanitaria a carico delle famiglie si riducesse di 10 punti percentuali e aumentasse della stessa entità quella intermediaria dai fondi sanitari e assicuratori il risultato sarebbe una riduzione complessiva della spesa sanitaria pari a circa 7 miliardi l’anno».
Alla fine in manovra approda anche il sacrificio per il settore assicurativo. Evocato a più riprese nei giorni scorsi – anche perché le banche avevano posto la condizione di non essere l’unico comparto chiamato a contribuire – è apparso nel documento di bilancio sotto una forma inattesa. Perlomeno non erano filtrate indiscrezioni sulla voce dove il ministero dell’Economia avrebbe potuto intervenire. Si era parlato di Dta anche per questo comparto, ma l’introito sarebbe stato molto basso. La misura tocca l’imposta di bollo e cioè la gabella pari al 2 per mille sui prodotti assicurativi che interessa le polizze Ramo terzo e ramo quinto, utilizzate come strumento di investimento. «Per quanto riguarda le imposte sulle assicurazioni per il ramo terzo e il ramo quinto – quindi non sono toccate le polizze vita – è previsto il meccanismo di pagamento dell’imposta di bollo a carico dell’impresa di assicurazione con un meccanismo temporale, non alla scadenza della polizza come avviene ora», ha detto ieri il viceministro Maurizio Leo. Le polizze vita (ramo III) prevedono prestazioni collegate a quote di organismi di investimento collettivo del risparmio o ad un indice azionario o ad altro valore di riferimento. Le polizze di capitalizzazione di ramo V sono contratti assicurativi che prevedono il pagamento di un capitale alla scadenza del contratto, senza dipendere dalla vita dell’assicurato.
L’uragano Milton che spiana la Florida, il meteorologo che piange in diretta, i disastri a ripetizione in Emilia Romagna, il lago di Como che esonda in città e il Lambro a Milano sono tutti episodi che fanno parte della nuova normalità. Con la crisi del clima questi eventi eccezionali sono diventati la regola e le piogge torrenziali – causa di frane ed alluvioni – sono sempre più comuni. Negli ultimi 50 anni il numero di eventi eccezionali è quintuplicato a livello globale, secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale. In Italia, stando ai dati dell’ultimo report realizzato da Irpi e Cnr, negli ultimi cinquant’anni frane e alluvioni hanno provocato 1.610 morti, 1.875 feriti e oltre 300mila evacuati e senza casa. Solo dal 2010 a oggi in Italia si sono verificati ben 120 eventi alluvionali gravi, secondo l’ultimo rapporto del Cresme, facendo triplicare la spesa annuale per il dissesto idrogeologico, da una media di un miliardo all’anno a 3,3 miliardi.