ASSICURAZIONE DANNI
Autore: Leandro Giacobbi
ASSINEWS 368 – Novembre 2024
Tradizione ed innovazione a confronto
Le polizze parametriche rappresentano un prodotto emergente a livello globale con una raccolta premi di 1 miliardo di dollari ed una tendenza di forte crescita nel medio e lungo periodo
Le polizze parametriche sono state ancora oggetto di approfondimento durante il Festival delle Assicurazioni e della Previdenza 2024. Il tema era intrigante perché coniugava la scelta delle polizze parametriche nello scenario oltremodo difficile dell’indennizzo dei danni da calamità naturali. Infatti, si era sottolineato nel titolo dell’incontro il concetto di “nuova frontiera”, proprio perché si voleva comprendere come questa tipologia di prodotto “emergente” poteva porsi in alternativa alle coperture tradizionali e addentrarsi, contestualmente, nella loro complessità tecnologica.
La polizza parametrica
Prima di tutto, si è voluto ridefinire cosa s’intenda per polizza parametrica e come da una struttura semplice si possa arrivare a prodotti molto sofisticati. La semplicità deriva da un meccanismo di liquidazione estremamente elementare: si deve verificare un evento a cui è collegato in polizza un indennizzo forfettario e, pertanto, il calcolo della liquidazione è automatizzato senza che si debba realizzare alcuna attività peritale di accertamento del danno.
Il connubio con la complessità tecnologica si realizza perché quell’evento deve essere misurato scientificamente e questo richiede tutto un retroterra di data base, di sensoristica e di algoritmi che ha l’obiettivo di attribuire proprio a quell’evento la qualifica di elemento “scatenante” della copertura assicurativa. In termini tecnico-assicurativi, l’e- vento viene denominato “trigger”, mentre la società che gestisce la componente tecnologica di misurazione, attività che ovviamente deve essere contraddistinta dall’assoluta imparzialità, viene definita “oracolo”.
La polizza para metrica: prodotto vincente
Questo percorso è iniziato con la testimonianza di Bruno Burlon, Account Manager Technology del riassicuratore Swiss Re; a Burlon è stato chiesto se nell’esperienza internazionale di Swiss Re, effettivamente, le polizze parametriche hanno già dimostrato un’efficacia “vincente” per la gestione dei rischi catastrofali. La risposta è stata ampliamente positiva, non solo spiegando che ci sono molti esempi di coperture parametriche a livello internazionale, applicate ai settori più disparati, ma sottolineando che un suo grande utilizzatore è il settore pubblico, per il quale la rapidità di esborso è particolarmente utile nel management emergenziale. Nell’intervento è stato anche segnalato il protection gap delle polizze parametriche, che possono garantire la copertura di taluni rischi che sarebbero difficilmente assicurabile con coperture tradizionali.
Questa lettura, molto interessante perché permette di dare alla polizza parametrica un ruolo “nuovo” rispetto alle sue tradizionali interpretazioni, è stato esplicitato da un esempio europeo per la copertura assicurativa connessa alla “carenza di acqua”. Il prodotto è dedicato a delle società che organizzano tour turistici su percorsi fluviali e va ad indennizzare l’impossibilità totale o parziale del loro svolgimento per delle situazioni di scarsità idrica. Ebbene, è difficile stimare la perdita economica dovuta ad una riduzione della portata di un fiume con una polizza tradizionale, molto più efficace e semplice l’utilizzo di una polizza parametrica dedicata.
La polizza parametrica: oracolo tra rivoluzione digitale e trasparenza
Il secondo intervento è stato di Gianluca Ferrari, Chief Data Analysis Officer della società Hypermeteo, con il quale si è iniziata l’analisi del “cosa ci sta dietro” a una polizza parametrica. Innanzitutto, è stato spiegato che Hypermeteo è una start up innovativa nata nel 2021, che però non è nata dal nulla, nel senso che è uno spin-off di Radarmeteo, una società che opera dal 2007 nel mondo della meteorologia professionale. Il suo mercato è prettamente “b2b”, quindi i suoi clienti sono altre aziende e, in particolare, il mondo assicurativo che da dieci anni ormai si affida a Hypermeteo per raccogliere i dati che servono per verificare nel settore agricolo se l’evento si sia verificato o meno.
Hypermeteo affronta un problema sostanziale, ovverosia la mancanza di un servizio meteorologico nazionale in Italia, che ha reso difficile per i periti, impegnati nella liquidazione dei danni agricoli, di reperire dati accurati. Hypermeteo si è quindi dedicata a raccogliere ed integrare informazioni meteorologiche attraverso diverse fonti, inclusi radar e satelliti, per fornire misurazioni altamente precise e dettagliate. Con l’evoluzione della tecnologia Hypermeteo sta assumendo il ruolo, altamente qualificato, di fornitore di dati a sistemi decisionali complessi, inclusi quelli delle polizze parametriche, operando in modo completamente autonomo.
La rivoluzione digitale consiste di passare da un semplice report, che il perito verificava per poi andare dalla ditta agricola e valutare il danno, ad un sistema complesso dove tutti i dati raccolti per i periti sono organizzati ed integrati per definire un’elaborazione combinata che fa la cosiddetta analisi meteorologica, cioè va a ricostruire il passato, sia recente che remoto, con un chilometro di risoluzione di tutte le variabili che sono utilizzate nei processi liquidativi delle polizze tradizionali e di quelle parametriche, dalla pioggia alla temperatura e altri fattori. Il valore aggiunto di Hypermeteo consiste nel costruire, tramite algoritmi a cui è stato aggiunta la componente dell’AI, il singolo dato/analisi di quel chilometro quadrato a livello italiano, quindi restituire al binomio assicurato/assicuratore un dato assolutamente personalizzato.
Ferrari ha sottolineato che la sensibilità per la trasparenza e per l’imparzialità del cosiddetto “oracolo” costituisce l’obiettivo aziendale di Hypermeteo, che per questa ragione ha voluto investire, non accontentandosi della certificazione “classica” ISO 9001, con la molto recente 25.000, che certifica proprio il “dataset”, oggetto dell’elaborazione tecnologica.
La polizza parametrica: tra algoritmi e ai
Sempre sul binario tecnologico è intervenuto Armando Caltabiano, CEO della società Trusense, con il quale si è voluto affrontare un tema delicato: la trasparenza dell’algoritmo. Se le polizze parametriche rappresentano una potenziale “nuova frontiera” quali sono le difese da mettere in atto per essere certi che quell’algoritmo, in generale o in quel contesto, sia corretto?
In sintesi, chi controlla l’algoritmo? Avremo algoritmi auto-correggenti con l’ausilio dell’AI?
A questa suggestione Caltabiano ha spiegato che il primo passo è costituito da una base statistica molto solida, come nei settori agricoli e dell’automotive, ma questo fattore ovviamente non esclude il possibile errore e qui viene in aiuto l’Intelligenza Artificiale, soprattutto quando l’algoritmo – a supporto della polizza parametrica – è decisamente complesso.
Infatti, l’Intelligenza Artificiale non è un demonio, ha sottolineato Caltabiano, ma uno strumento che innanzitutto va utilizzato. È come un bambino che riceve un dataset solitamente gigantesco e che lo deve far suo con un’enorme capacità di calcolo. E questo bambino che elabora e riesce a capire – interloquendo con dei sensori che devono essere molto accurati e installati perfettamente – in tempo pressoché reale come il clima stia cambiando, cosa stia succedendo e poter predire nel futuro quello che succederà. Per cui la grande sfida dell’Intelligenza Artificiale, che è già realtà in tantissimi altri campi, è passare da una situazione disponibile di dati alla previsione di quello che succederà.
Alla corretta provocazione se mai arriveremo ad avere degli algoritmi che riescono ad auto-correggersi, Caltabiano ne è assolutamente sicuro, citando l’esempio di un sensore nel terreno per misurare il tasso di umidità; questo sensore man mano che riceve i dati dell’umidità del terreno nei vari mesi, nei vari giorni, nelle varie ore, può nel tempo “auto-imparare” che cosa accadrà. E questa è la capacità che viene dall’elaborazione del data base tramite l’AI ed è un processo continuo, che si auto-alimenta in maniera molto più veloce di quello che è umanamente possibile, per cui il dato anomalo per un “difetto” del sensore viene immediatamente rilevato.
Oggi tanti, tanti personaggi sostengo- no che l’Intelligenza Artificiale sia negativa, ma se l’Intelligenza Artificiale, la sai usare, ti aiuta e ti aiuta molto di più perché è più veloce di te, ha evidenziato Caltabiano, segnalando che la sua società Trusense, su questa materia, lavora oggi con il Politecnico di Milano e tantissimi giovani che escono da lì sono l’esempio impressionante ed emblematico della potenzialità di questo “strumento”.
La polizza parametrica: il contesto normativo
Se le polizze parametriche devono confrontarsi con lo sviluppo tecnologico, restano sempre dei contratti disciplinati dal codice civile e dal codice delle assicurazioni private, quindi era anche indispensabile una riflessione su questo aspetto. Siamo stati assistiti in questa analisi da Daniela Mariani, Direttore del Servizio Studi e Gestione Dati di IVASS.
Il punto di partenza del suo intervento è stato che la giurisprudenza, al momento, ancora non si è espressa su questi temi, per cui non ci assiste e siamo costretti a muoverci in uno scenario ancora poco evoluto.
Nel frattempo, a livello interpretativo, guardando alla normativa esistente, già nel convegno di maggio 2024 organizzato proprio dell’Istituto di Vigilanza sul prodotto parametrico, due autorevoli rappresentanti avevano dato due visioni opposte dell’interpretazione della normativa in merito al “principio indennitario”, principio cardine del diritto assicurativo. L’interpretazione più intransigente, a partire dagli articoli 1882 e 1904 del codice civile, fa riferimento al danno realmente patito e, quindi, ritiene che l’onere della prova di aver effettivamente subito un danno non possa essere mai tralasciato. Per inciso questa interpretazione sarebbe un grosso limite allo sviluppo di questo tipo di prodotti, ha sottolineato Mariani.
Allo stesso tempo, ci sono interpretazioni più ampie che, richiamando il principio di derogabilità previso nell’articolo 1908 del codice civile, sostengono che la polizza parametrica, vista più come un’assicurazione di servizio e non tanto come una polizza che copre un danno patrimoniale, possa derogare effettivamente al “principio indennitario”. In fondo, il mercato sostiene che, in ogni caso, questi contratti rispettano il principio cardine su cui l’assicurazione si fonda e cioè il trasferimento dei rischi a un’impresa di assicurazione che viene calcolato sulla base di una probabilità di accadimento.
Tra l’altro, per i danni di tipo catastrofale, che sono un po’ l’approdo naturale per questa forma di prodotto, l’interesse dell’assicurato, secondo il mercato, risiederebbe nella stessa possibilità di ricevere una copertura che altrimenti, visti soprattutto gli andamenti meteo-climatici degli ultimi anni, non sarebbe assicurabile o lo sarebbe a prezzi troppo elevati. Quindi si può concludere che se il mercato sostiene lo sviluppo delle polizze parametriche è perché ritiene che ci siano dei vantaggi sia dal lato dell’assicurato sia dal lato dell’assicuratore.
L’IVASS sta osservando lo sviluppo di questo mercato ed è pronta a intervenire, se si renderà necessario. Al momento, ha precisato Mariani, IVASS ritiene di non dover “ingessare il mercato”, nella consapevolezza che le polizze parametriche possano produrre dei benefici anche sul piano sociale, precisando che l’attuale normativa, pur non nominando algoritmi, trigger e quant’altro, già consente di monitorare e di vigilare questo business attraverso i consueti controlli. In particolare, IVASS si sta concentrando sulla capacità delle imprese di assicurazione di adottare dei presidi organizzativi volti a garantire la corretta gestione degli algoritmi e a poter offrire ai clienti la trasparenza sui parametri e sui dati elaborati dall’Oracolo per rendere in sostanza incontrovertibile il rispetto del “principio indennitario”.
In ultimo, Mariani ha concluso con un auspicio rivolto alle imprese che intendano sviluppare l’offerta assicurativa con delle polizze parametriche e cioè che esse siano in grado di dimostrare in qualsiasi momento che vi sia una correlazione del parametro prescelto con le perdite effettivamente patite dagli assicurati.
La polizza parametrica: il ruolo dell’intermediario
A questo punto, tutte le informazioni raccolte dai precedenti contributi, richiedevano una rilettura attraverso l’intermediario assicurativo ed è per questa ragione che è stato invitato Jacopo Tacconi, Business Development Director del- la società Howden Agricoltura, cioè un broker specializzato nel settore agricolo dove abbiamo visto le polizze parametriche hanno assunto – anche in Italia – un loro “spazio”.
A Tacconi è stato chiesto di spiegare quali sono i “pilastri ed i paletti” che sono utilizzati nell’individuare per quel singolo e specifico agricoltore la polizza più adeguata. Per rispondere alla domanda, ha precisato Tacconi, è innanzitutto necessario fare un’analisi all’interno del mercato tradizionale italiano in agricoltura su come si diffondono le polizze parametriche.
Il primo scenario deriva da un’assenza di capacità del mercato tradizionale; infatti, a seguito degli andamenti negativi negli ultimi dieci anni sul mercato tradizionale, si è avuta una contrazione di capacità assicurativa per eventi come il gelo o la siccità, per cui le polizze parametriche si sono proposte in forma sostitutiva rispetto al mercato tradizionale.
Un secondo scenario di diffusione si ha nei casi in cui vengono proposte – tramite degli algoritmi complessi – delle soluzioni assicurative per coprire dei rischi non proposti dal mercato tradizionale.
Vi è poi una terza casistica in cui la polizza parametrica va ad integrare la polizza tradizionale. In questa situazione la polizza parametrica tende a integrare il prodotto tradizionale, quindi, riducendo le franchigie troppo elevate oppure elevando dei limiti di indennizzo troppo bassi: l’obiettivo è di rendere il prodotto tradizionale più appetibile, coniugandolo alla polizza parametrica.
In questo scenario vi sono poi dei fattori che ostacolano la diffusione delle polizze parametriche rispetto a quelle tradizionali. Tacconi ha spiegato che spesso il prodotto parametrico non ha accesso ai finanziamenti governativi e questo ne determina un elevato costo. Altra problematica è il raggiungimento del cosiddetto “trigger”, proprio per la diversità pedoclimatica del contesto italiano e la molteplicità varietale all’interno anche delle singole colture che spesso non consentono all’imprenditore agricolo di poter stabilire una correlazione assoluta con l’indice/ trigger definito in polizza.
Contestualmente, le polizze parametriche stanno svolgendo un’importante funzione di educazione assicurativa. In passato, il cliente non conosceva la storicità dei dati, oggi Howden Agricoltura è in grado di creare una serie storica passata di trent’anni precedenti e, quindi, conferire all’agricoltore una parte attiva in modo che sia consapevole di ciò che sia stato il passato e di ciò che va ad acquistare con una polizza parametrica. In questo modo, ha concluso Tacconi, si ritiene che si possa anche migliorare la diffusione delle polizze tradizionali, perché con questo processo si realizza una maggiore trasparenza del dato. Questa maggiore trasparenza fa diventare il cliente parte “attiva” nella costruzione della polizza e, pertanto, lo si mette in condizione di scegliere in totale consapevolezza quale tipologia di copertura si voglia sottoscrivere, tradizionale, parametrica o mista.
La polizza parametrica: il cliente finale
In conclusione, non poteva mancare la voce del cliente finale e per conoscerla è stato invitato Daniele Giacomel, Direttore del Consorzio Condifesa del Friuli Venezia Giulia. La domanda era per certi versi scontata, ovverosia come sono valutate dai suoi associati le polizze parametriche. La risposta ha richiesto, innanzitutto, una premessa doverosa. All’interno di Condifesa la domanda assicurativa è fortemente coperta dall’emissione di polizze tradizionali che, attualmente, per lo sviluppo della sinistrosità legata ai cambiamenti climatici non rappresentano la migliore soluzione. Pertanto, vi è un grande interesse per il prodotto parametrico, soprattutto se correlato, ha sottolineato Giacomel, alla cosiddetta difesa attiva dell’imprenditoria agricola.
Infatti, l’agricoltura ha assunto dei livelli tecnologici, sia a livello di lavorazioni che di impiantistica, per contenere l’abbassamento di temperature, la siccità ed altri eventi analoghi che si coniugano perfettamente con le caratteristiche delle polizze parametriche. Purtroppo, ha segnalato Giacomel, questo scenario è fattibile solo in una prospettiva futura perché per l’estate 2024 la copertura assicurativa prevista dai fondi governativi con una soluzione parametrica non è mai scattata. Infatti, il nostro paese è stato contraddistinto da due mesi con temperature assurde mai avute, piovosità simbolica, ma il “trigger” scatenate la copertu- ra non è stato superato e questo ha creato delle legittime perplessità.
Una soluzione per Condifesa è, forse, mettere intorno al tavolo del prodotto parametrico non solo meteorologi ed ingegneri, ma anche agronomi in grado di spiegare come vada gestito questo complesso cambiamento climatico. In ogni caso, vi è sicuramente un dibattito sul prodotto parametrico e, come Condifesa, è vista con grande interesse una polizza parametrica collegata all’indice della crescita foraggera, soprattutto nella realtà alpina, dove è difficile fare una perizia su ettari ed ettari di prato pascolo, per cui non si sa quello che è stato prodotto e quello che è stato asportato e quello che è andato perso. Con l’indice di crescita foraggera si potrebbero sviluppare delle cose interessanti e lo strumento della polizza parametrica potrebbe essere una soluzione efficace e vincente.
La polizza parametrica: conclusione
I contributi dei relatori nella loro diversità hanno veramente permesso di fare un ulteriore passo per capire le opportunità e le criticità di un prodotto che si deve sviluppare in un contesto tradizionale consolidato, forse, più correttamente descrivibile con l’aggettivo “stratificato” da più decenni. Tre elementi sono emersi: la solidità dei data base, l’investimento nella tecnologia, compresa l’Intelligenza Artificiale, e l’adozione da parte delle compagnie dei presidi organizzativi volti a garantire la corretta gestione degli algoritmi.
Ma in tutti gli interventi spiccava l’esigenza che gli “attori” della filiera, siano assicurati o assicuratori o intermediari, si rendano promotori di uno “scatto culturale”, perché la diffusione delle polizze parametriche richiede un rinnovato patto fiduciario tra i soggetti interessati che si realizza con la conoscenza approfondita dei meccanismi permeata dalla massima trasparenza. Con queste modalità le polizze parametriche potranno assurgere al loro ruolo sociale per la gestione dei danni da catastrofi naturali, offrendo una protezione adeguata e contribuendo così alla stabilità economica.
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