Nel 2022 il reddito medio annuo familiare e quello equivalente sono cresciuti in termini reali dell’1,4 e 1,8 per cento rispetto al 2020; ben inferiori a quelli osservati nel 2006 prima della crisi finanziaria globale (del 10 e 5 per cento, rispettivamente).
Lo riporta Bankitalia nella recente pubblicazione “Indagine sui bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2022”.
Tra il 2020 e il 2022, il reddito medio in termini reali è cresciuto per le famiglie il cui principale percettore di reddito è un lavoratore indipendente (+2,8 per cento), verosimilmente anche per la maggiore capacità di molti di questi lavoratori di adeguare i propri compensi all’inflazione e, ancorché meno, per le famiglie dei lavoratori dipendenti (+0,8 per cento). Il reddito medio si è invece ridotto per i nuclei che dipendono maggiormente dalle pensioni (-2,6 per cento) o dagli altri trasferimenti (-15,4 per cento). I redditi da capitale, aumentati in media del 5,7 per cento, hanno contribuito in misura significativa alla crescita dei redditi medi familiari delle famiglie di lavoratori ma hanno concorso alla contrazione di quelle dei non occupati.
Nel biennio, l’indice di Gini misurato sui redditi equivalenti è aumentato al 33,6
per cento dal 32,8; al netto degli effetti delle modifiche del disegno campionario, esso resta comunque inferiore ai valori registrati a cavallo tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del nuovo secolo e a quelli pre-pandemici.
I consumi delle famiglie
Dopo il brusco calo registrato durante la pandemia, nel 2022 la spesa media familiare è tornata ad aumentare, del 5,7 per cento in termini reali rispetto alla rilevazione precedente, sostenuta soprattutto dalla componente dei beni durevoli.
La spesa delle famiglie appartenenti al quinto più alto della distribuzione del reddito è aumentata di circa l’11 per cento, in connessione con il forte recupero degli acquisti più voluttuari, mentre quella delle famiglie appartenenti al quinto più basso ha continuato a diminuire (-2 per cento).
Per fronteggiare i rincari delle bollette di elettricità e gas, causati dall’aumento dei prezzi dell’energia che hanno sospinto la fiammata inflazionistica tra il 2021 e 2022, secondo l’indagine i nuclei meno abbienti non solo hanno continuato a ridurre le spese considerate ancora comprimibili, ma hanno anche ritardato il pagamento di alcune bollette o ricevuto aiuti da parenti e amici o mediante contributi pubblici come il c.d. “bonus sociale per le bollette gas e luce”.
Il recupero della spesa è stato solo parzialmente compensato dall’incremento del reddito; ne è conseguita una riduzione del flusso di risparmio familiare, pari in media al 7 per cento.
Il risparmio
Secondo la rilevazione, più della metà delle famiglie ha avuto un risparmio nullo: questa quota sale al 70 per cento per le famiglie appartenenti al quinto più basso della distribuzione del reddito e scende al 28 per cento per quelle appartenenti al quinto più alto.
Nel menzionare le motivazioni del risparmio, indipendentemente dall’effettivo accumulo nel 2022, le famiglie indicano con maggiore frequenza la volontà di mettere da parte risorse in vista della vecchiaia o per fronteggiare eventi inattesi o incerti; quelle più abbienti vi aggiungono il sostegno economico per gli eredi.
La ricchezza
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