Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Entro l’11 dicembre tutte le società di capitali, gli enti dotati di personalità giuridica e i trust dovranno comunicare attraverso una apposita procedura telematica al nuovo registro istituito presso le Camere di commercio i loro titolari effettivi. L’adempimento deve essere assolto dagli amministratori con pratica sottoscritta digitalmente e non potrà essere effettuato dai professionisti ai quali, invece, sono delegati compiti quali quelli di informazione e consulenza sulle comunicazioni. È l’effetto della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale di oggi, lunedì 9 ottobre, del decreto Mimit che attesta l’operatività del sistema di comunicazione.
Eventuali difformità fra la titolarità effettiva risultante dal registro e quella emergente dall’adeguata verifica dovranno essere comunicate alla Cciaa. Lo prevede l’art.6, comma 3 del dm. 55/2022 , disposizione che diverrà operativa a seguito del primo popolamento del registro. Gli obblighi di segnalazione. I professionisti e, in generale, i soggetti obbligati ad assolvere gli obblighi antiriciclaggio che individuassero difformità tra le informazioni sulla titolarità effettiva ottenute per effetto della consultazione della sezione autonoma e della sezione speciale del registro e quelle acquisite in sede di adeguata verifica della clientela sono tenuti a comunicarle tempestivamente alla Cciaa. Le segnalazioni acquisite sono consultabili da parte delle autorità abilitate all’accesso secondo le modalità indicate nelle convenzioni che dovranno essere sottoscritte.
Nel 2023 il tasso di deterioramento dei crediti alle imprese ha toccato livelli più alti rispetto al periodo pre-Covid (3,1%) mentre nel 2024 si raggiungerà il picco del 3,8%, ossia il livello massimo dal 2016, prima che, nel 2025, il tasso farà registrare una nuova riduzione (3,1%), tornando agli attuali livelli. Si tratta del trend delineato nell’Outlook Abi-Cerved 2023-2025 secondo cui inflazione, politica monetaria restrittiva della Bce e rallentamento della crescita sono i fattori determinanti per l’andamento dei crediti deteriorati. In dettaglio, i rialzi più consistenti riguarderanno quest’anno le medie imprese dell’industria, mentre nel complesso del triennio, prevalentemente le microimprese del settore agricolo e delle costruzioni. Il periodico report elaborato da Abi e Cerved sulle stime dei flussi dei nuovi crediti deteriorati delle imprese, dati che oltre alle sofferenze includono i crediti che le banche devono classificare come inadempienze probabili o crediti scaduti, contiene anche dettagli dimensionali, per settore e per area geografica.
In pochi riducono la spesa per la tecnologia. Dalla ricerca “Decoding the digital home study”, condotta dall’azienda di consulenza EY su 2.500 famiglie in Italia (e più di 20 mila a livello globale) per analizzare l’atteggiamento nei confronti della tecnologia, dei media e delle telecomunicazioni, emerge innanzitutto che, nonostante il periodo di inflazione e il forte aumento del costo della vita, meno di un consumatore su 5 sta cercando di ridurre la spesa in tecnologia, connettività e contenuti a favore di altre categorie di spesa. Tuttavia, oltre la metà delle famiglie (60%) cerca di risparmiare facendo più confronti e comparazioni su connettività e contenuti, o tramite offerte congiunte. In tutto ciò l’interesse verso i dispositivi per la smart home e le esperienze immersive di realtà virtuale o aumentata cresce, con una particolare attenzione da parte delle nuove generazioni (35%).
L’invecchiamento non rende saggi ai fini della sicurezza sul lavoro. Anzi, è vero il contrario: più sale l’età dei lavoratori, infatti, e più aumenta l’esposizione al rischio d’infortunio e di malattia professionale. A sottolinearlo è l’Inail, nella relazione annuale 2022, individuando tra i fattori che più incidono negativamente sull’andamento di infortuni e malattie professionali, anche mortali, l’invecchiamento della popolazione attiva, cioè delle persone che sono ancora in età di lavoro e non sono pensionate. L’allungamento della vita lavorativa, insomma, costituisce un problema a 360 gradi: causa lo spostamento in avanti dell’età di pensionamento, rinvia il ricambio generazionale e, di conseguenza, aumenta l’esposizione a rischi di infortuni e malattie professionale i lavoratori in età più avanzata. L’incidenza degli infortuni degli over 50enni, per esempio, che aumenta costantemente, oggi rappresenta il 36,4% degli infortuni totali e il 50,5% dei casi mortali.
Il lavoro «uccide» più con la malattia che con gli infortuni. Guardando al 2022, l’anno di analisi della relazione Inail, infatti, i lavoratori deceduti con riconoscimento di malattia professionale sono stati 817; gli infortuni mortali accertati sul lavoro, invece, 606. In entrambe le ipotesi, le denunce da parte dei lavoratori (cioè le richieste di ristoro all’Inail, sulla base dell’ipotetica causa di infortunio o malattia causata dall’attività di lavoro) sono superiori ai casi accertati dall’Inail (cioè casi per i quali l’Inail ha riconosciuto la causa lavorativa per l’infortunio o per la malattia). Ma vediamo qualche dettaglio. I dati sulle denunce d’infortunio nell’anno 2022 registrano, rispetto all’anno precedente, un aumento dei casi in complesso e una significativa riduzione degli infortuni mortali. In particolare, l’Inail ha rilevato oltre 703 mila denunce di infortuni accaduti (+24,6% rispetto alle oltre 564 mila del 2021).
Il 62% dei lavoratori italiani prova sensazioni legate all’ansia, mentre il 53% soffre di insonnia per motivi legati al lavoro. Il 45% sperimenta sia stati di ansia che insonnia per motivi riconducibili alla sfera lavorativa. Nell’ultimo anno, circa il 76% dei lavoratori ha provato almeno uno dei principali sintomi del burnout (esaurimento), ossia sensazione di sfinimento, calo dell’efficienza lavorativa, aumento del distacco mentale, cinismo rispetto al lavoro. La percentuale è in aumento di ben 14 punti rispetto al 2022.