Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
L’ultimo caso a fare decisamente rumore è stato quello di Eurovita. La compagnia assicurativa finita in amministrazione straordinaria distribuiva la maggior parte delle sue polizze vita tramite decine di accordi bancari. E c’è chi, dietro la debolezza del suo modello di business, ci ha visto un legame troppo lasco con le banche partner. Eppure, stando all’ultima analisi realizzata dall’ufficio studi di Banca d’Italia, il tipo di legame che si crea tra banche e assicurazioni non sembra avere effetti sulla qualità del servizio fornito al cliente finale. Il lavoro dal titolo «Scene da un matrimonio: bancassurance e contenzioso con i clienti nel mercato italiano», più in particolare ha verificato empiricamente l’esistenza di un’eventuale relazione tra l’intensità dei legami partecipativi e commerciali della bancassurance e il livello di contenzioso sui prodotti assicurativi a protezione del credito offerti dalle banche in abbinamento a finanziamenti concessi alla clientela.
- Raccolta debole per Fineco e Anima
Nonostante la raccolta di settembre abbia fatto registrare afflussi per 447 milioni di euro, il mercato non ha apprezzato l’asset mix di Fineco (-2% in borsa), fortemente orientato al risparmio amministrato. Sul totale l’amministrato ha portato 836 milioni, 7,4 miliardi da inizio anno, a fronte di 112 milioni (2,3 da gennaio) provenienti dal gestito. Buone invece le indicazioni provenienti dalla clientela al dettaglio. Per Anima invece il terzo trimestre è finito con un dato di raccolta negativo: 271 milioni di euro di deflussi dal risparmio gestito a settembre, compensati però dai 273 miliardi di afflussi sulle Ramo I. Da inizio anno la raccolta di gestito è positiva per 310 milioni, quella totale è in rosso di circa 730.
Disciplina dell’equo compenso (legge 49/2023) «no limits», applicata, cioè, anche ai rapporti professionali intercorsi con clienti «ordinari». E in grado di abbracciare così la generalità delle prestazioni dei lavoratori autonomi, non soltanto quelle oggetto di convenzioni stipulate esclusivamente con imprese bancarie, o assicurative. Oppure, con la pubblica amministrazione. È la prospettiva tracciata dal disegno di legge della senatrice leghista Erika Stefani, già relatrice a Palazzo Madama del provvedimento del centrodestra sulla giusta remunerazione per gli occupati indipendenti, entrato in vigore il 20 maggio; l’iniziativa, recita il testo correttivo visionato da ItaliaOggi, punta ad ampliare il perimetro di applicazione del nuovo strumento del parere di congruità contenuto nella normativa «con efficacia di titolo esecutivo, oggi incongruo perché limitato nel lato passivo del rapporto professionale a pochi soggetti» (una recente stima rivela che i «paletti» della legge 49, riguardanti le aziende con almeno 50 dipendenti, o con 10 milioni di fatturato, dovrebbero essere osservati da circa 75.000 organismi privati e pubblici, lasciando, perciò, fuori una discreta fetta del tessuto produttivo, ndr).
Le banche non potranno più rifiutarsi, senza darne adeguata giustificazione, di aprire un conto corrente ad un soggetto per il semplice fatto che appartiene a categorie considerate a maggiore rischio riciclaggio. Lo prevede l’articolo 12-bis del decreto legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici (noto come decreto asset) approvata in via definitiva il 4 ottobre scorso dalla Camera con 155 voti favorevoli, 108 contrari e 2 astenuti.
Correva l’anno 2017, quando «le indagini conoscitive sulla struttura» indicavano «la necessità» di sostituire i guardrail su entrambi i sensi di marcia del Nuovo cavalcavia superiore di Marghera, citando non solo l’esigenza dell’adeguamento normativo delle barriere di sicurezza, in ossequio alla raccomandazione dell’Unione europea varata nel 2012 che prevede criteri unici per tutti Paesi membri, tra i quali è viene citato l’innalzamento e l’ispessimento dei parapetti sulle strade ad alta circolazione. Nel parere depositato da un gruppo di tecnici scelti per l’occasione dal Comune di Venezia erano stati segnalati anche casi di «ammaloramento delle fasce metalliche dovuto agli effetti degli agenti aggressivi esterni». Alla ruggine, insomma. Erano vecchi, e andavano cambiati. Per farlo, procedendo all’adeguamento auspicato dagli esperti, serviva un intervento di manutenzione straordinaria, che avrebbe previsto il rifacimento delle solette sulle quali si reggono le putrelle di sostegno dei parapetti, e il parziale rifacimento della pavimentazione, che avrebbe dovuto sopportare il peso di barriere più moderne, ma più pesanti.
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